Be Forest – Earthbeat (We Were Never Being Boring, 4 Febbraio 2014)



di Gaetano Giudice - Dopo il debutto con Cold (2011), i pesaresi Be Forest sfornano un nuovo album nel quale al trio formato da Costanza Delle Rose (basso e voce), Erica Terenzi (batteria e voce) e Nicola Lampredi (chitarra) si aggiunge ai synth Lorenzo Badioli, già nei Brothers in Law, altro gruppo della stessa città. 
Si può dire che la scena di Pesaro al momento è tra le più interessanti e vive del nostro Paese; consigliato l’ascolto, oltre che dei già citati Brothers in Law, anche dei Soviet Soviet e degli Altro, solo per far qualche nome.
I Be Forest già con il precedente lavoro erano stati notati non solo in Italia, ma anche all’estero, aprendo tutte le date del tour europeo dei Japandroids.
Un pulsare come un richiamo della Madre Terra, echi di forze ancestrali. La strumentale Totem è questo. Udito il richiamo, la nostra tribù si dispone in cerchio attorno al fuoco, in una notte stellata. Tutti e tre in piedi. Batteria minimale quasi interamente suonata sulle pelli. Ritmi primitivi, voci eteree dream pop.

Il disco è un dialogo con gli Dei per tentar di liberare il cuore, far pace con i propri demoni. La batteria ora incalza come in Lost Boy per attizzare il fuoco, ora rallenta in Ghost Dance per ingrossare le fiamme. La chitarra, cristallina e riverberata, fa pensare agli Slowdive o anche ai più recenti XX; i synth distendono e placano le ferite dell’ anima.

Dalla seconda strumentale Totem II una leggera brezza accarezza la pelle. La linea di basso post- punk nel penultimo pezzo “Sparkle” fa ergere il fuoco fin sopra la volta celeste. Si genera così dal suo ventre la fenice.
Nella traccia conclusiva Hideway inizia ad estinguersi il fuoco. I nostri sciamani fanno ritorno alle tende.
Earthbeat non ha nulla di provinciale, anzi ha un respiro internazionale. 

Con quest’opera, credo più che con il precedente lavoro, i Be Forest riescono a non cadere nel calderone della retromania, pur attingendo a stilemi ben noti. 








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