Gli Above the Tree sono Marco
Bernacchia & Matteo Sideri. Marchigiani, con una forte propensione per la
musica fascinosa ed assai intrepida.
Nel gennaio 2012 esce il disco Wild, otto perle sussurrate, officiate, mai esplicite, fuori dagli schemi. È di dischi come questo che si ha bisogno. Motivo per non acquietarsi mai passivamente dinanzi al brocardo disfattista di chi non crede alla nuova favella. Paladini di un weird folk abbarbicato su deliziose amenità elettro-minimal, i due ci accompagnano dentro un sentiero zeppo di freschi gingilli, curiose forme, incestuose ma mai sconvenienti, logorroiche ma non maldestre.
Ossessioni tribali incastrate a fregio su di un cappello da cowboy (On the road, Some what like blues). Spirali minimal negoziate da nenie folk andate a male (Bunga Bu) o frammenti mantrici celebrati come incantesimo per boschi innevati (Svezia, Winter Queen), steppe desertiche (W China), immensi territori di mezzo (Safari F.C.).
Un diffusore lambertiano di raggi che sfiorano dolcemente l'eclettismo di Panda Bear, il dissenso apocalittico di Swans e Harvest Man ed il minimalismo berlinese, senza tuttavia infrangervisi contro. A tratti ci si può pure crogiolare immaginando di udire le dilatazioni spazio sensoriali della geniale chitarra di Martin Gore persa nelle elucubrazioni elettropop che potrebbe farne Four Tet.
Nel gennaio 2012 esce il disco Wild, otto perle sussurrate, officiate, mai esplicite, fuori dagli schemi. È di dischi come questo che si ha bisogno. Motivo per non acquietarsi mai passivamente dinanzi al brocardo disfattista di chi non crede alla nuova favella. Paladini di un weird folk abbarbicato su deliziose amenità elettro-minimal, i due ci accompagnano dentro un sentiero zeppo di freschi gingilli, curiose forme, incestuose ma mai sconvenienti, logorroiche ma non maldestre.
Ossessioni tribali incastrate a fregio su di un cappello da cowboy (On the road, Some what like blues). Spirali minimal negoziate da nenie folk andate a male (Bunga Bu) o frammenti mantrici celebrati come incantesimo per boschi innevati (Svezia, Winter Queen), steppe desertiche (W China), immensi territori di mezzo (Safari F.C.).
Un diffusore lambertiano di raggi che sfiorano dolcemente l'eclettismo di Panda Bear, il dissenso apocalittico di Swans e Harvest Man ed il minimalismo berlinese, senza tuttavia infrangervisi contro. A tratti ci si può pure crogiolare immaginando di udire le dilatazioni spazio sensoriali della geniale chitarra di Martin Gore persa nelle elucubrazioni elettropop che potrebbe farne Four Tet.
Dal 2007 ad oggi innumerevoli sono stati i palchi che hanno
ospitato Above the Tree, dall’Italia alla Francia, dalla Germania alla Spagna,
e ancora Portogallo, Repubblica Ceca, Slovenia, Slovacchia, Svizzera, Svezia ed
Ucraina. Un tour senza sosta alcuna durato 4 anni.
Ore 22,00 - Ingresso € 5
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