Hyaena Reading: musica e poesia itinerante





di Sisco Montalto - Hyaena Reading, ovvero psichedelia anni '60, poesia, teatralità, sound che mischia folk, new wave, blues, sperimentalismo, ricordando sempre le proprie radici mediterranee. Testi brevi ma profondi, chitarre essenziali e taglienti.

Hyaena Reading è un progetto nato nell’autunno 2007 dalla volontà di Francesco Petetta e Claudio Mancini (chitarrista dei Rein). In poco più di tre anni di vita, Hyaena Reading ha portato le proprie sperimentazioni sonore nei luoghi più disparati: dal grande club al bookshop indipendente, dai teatri italiani e francesi al casolare di campagna, spesso dividendo il palco con stimati artisti quali The Niro, Giorgio Canali, Heike Has The Giggles, Rein, honeybird & the birdies.

Il 12 novembre 2010 esce “In movimento”, EP di esordio di Hyaena Reading. L’ep è un flusso continuo di suoni, rumori e voci che creano nella testa di chi ascolta immagini, come in un film in bianco e nero. La musica sospesa e incisiva, cupa, crea scenari sognanti e riflessivi, in uno spazio senza tempo. Non ci sono stilismi e inutili fronzoli, tutto esce fuori senza filtri, sedici minuti violenti, sporchi e vitali, come dicono loro. 

Saranno in Sicilia per la rassegna “Oscena – Musica Altrove” (www.oscenatour.blogspot.com), un progetto che mira alla realizzazione di un circuito di piccoli luoghi inusuali, osceni e altrove rispetto al consueto, nei quali sia possibile suonare dal vivo, giorno 4 febbraio a Messina “Rapa Nui” e il 5 febbraio ad Acireale (CT) “Mistero Buffo”, serata organizzata dall’Associazione Barock.

Se volete vederli e sentirli, non perdetevi questi appuntamenti, respirerete arte allo stato puro! E proprio in vista di queste serate al sud ho parlato un po' del progetto con Francesco.

– Leggendo qualcosa su di voi, ho visto che venite da diverse esperienze musicali..
“Si posso dirti che veniamo da background musicali molto diversi: la new wave, il blues, il folk, la sperimentazione. Noi siamo quel che succede nel frullatore. Con aggiunta di sale al posto dello zucchero. Alcuni di noi, inoltre, portano avanti altri progetti oltre Hyaena Reading: eventi e produzioni in ambito copyleft con il collettivo Fpml e il progetto di live in posti inusuali “Oscena. Musica altrove” per quel che riguarda me; il gruppo Dog Byron per quel che riguarda Max Trani; gli Haiku di cui Camillo Ventola è il cantante e autore dei testi”.

- So che avete suonato anche fuori Italia, in Francia se non sbaglio: quali differenze avete trovato nel pubblico e nell’approccio alla vostra musica?
“Dunque, va detto che lì abbiamo suonato in un’occasione particolare, era all’interno di un festival di performance poetiche al quale io ero stato invitato.. un festival piccolino ma che aveva ospitato già grossi nomi in passato, da Fernando Arrabal, a Sanguineti, a Lawrence Ferlinghetti, e insieme a Claudio Mancini che è il chitarrista dei Rein, avevamo deciso di preparare un piccolo set per l’occasione, solo voce e chitarra, sicuramente non era il pubblico adatto alla proposta (età media 60 anni credo), ma nonostante questo mi è sembrato di percepire una grande attenzione e un rispetto notevole per chi è sul palco, questo sì”.

- E in Italia che accoglienza avete solitamente, cioè credo, almeno per quello che ho visto, che fuori italia siano più aperti a certe sperimentazioni nella musica ma più in generale nell’arte, voi che sensazione avete quando suonate in giro?
“Dipende molto dal contesto e dal tipo di pubblico; per esempio ti posso dire che, per esperienza personale, un po’ di snobismo viene principalmente dal cosiddetto mondo “indie”, che al di là della parola che non significa più un bel niente ora nel 2011 per come viene usata, spesso si è trasformato semplicemente in una grande vetrina piena di strilloni disposti a tutto pur di mettersi in mostra.. il MEI credo sia un buon esempio, senza togliere ciò che c’è di positivo anche lì; è ovvio, tutto è così difficile adesso.. ma bisogna anche ascoltare oltre che mostrarsi. Per quel che riguarda noi, preferiamo fare piccoli passi, ma nella direzione che vogliamo noi, senza condizionamenti.. imposti o che a volte possono venire anche da noi stessi”.

- Si sull’Indie mi trovi perfettamente d’accordo..
”E’ un peccato ma qui è così, anche altrove non è tutto rose e fiori, ma almeno non ti guardano tutti dall’alto come a dire “e questo chi cazzo è?”..Magari anche altrove guardano se sul tuo profilo myspace hai più di cinquantamila visite ma non guardano solo quello per “capire” se puoi essere qualcuno, se sei “interessante”, questo almeno è quel che penso io."

- Si è vero ma comunque devo dire che avverto questa sorta di indifferenza in generale, quando si parla di poesia per esempio, è dura farsi “accettare” in certi ambienti dove c’è già un giro consolidato, ma la cosa importante alla fine è credere in quello che si fa, mi avete colpito anche per questo, insomma portare in giro il vostro genere non è facile, ci vuole coraggio e pazienza..
“Confermo, non è facile, anche se poi, un pubblico seppur piccolo riusciamo a raggiungerlo e a colpirlo….certo vallo a spiegare a chi i concerti li organizza però..”

- Infatti….L’idea di mettere su questo progetto da dove nasce?
“Da cosa nasce non lo so, perché come ti accennavo, è nato tutto per caso per via di quel festival in Francia; poi però, un po’ per scherzo all’inizio, abbiamo continuato e, più o meno presi a calci in culo da un amico comune (gianluca bernardo, il cantante dei Rein), abbiamo cominciato a pensare che forse avremmo potuto e forse dovuto registrare qualcosa, che qualcosa d’interessante poteva uscir fuori. Praticamente in corso d’opera ci siamo accorti che quel che ci usciva fuori aveva a che fare con una sorta di blues primordiale, sicuramente molto più che con alcuni gruppi ai quali qualcuno distrattamente ci accostava (offlaga disco pax su tutti)."

- A chi vi ispirate?
” Potrei dire gruppi come i Bachi Da Pietra, ma anche l’Enfance Rouge col loro blues mediterraneo degli ultimi dischi o, perché no, alcuni gruppi del periodo a cavallo tra gli anni 70 e 80, soprattutto da quando nel progetto è entrato Camillo Ventola, ovvero colui che durante i nostri concerti suona synth, drum machine ma anche e soprattutto percussioni, improvvisate di ogni tipo, da bottiglie di plastica a forchette a pupazzi di gomma..Poi non posso negare il mio personale amore per i Massimo Volume, anche se nei testi credo siano altri i paragoni riscontrabili."

- Credo, dimmi se sbaglio, che la dimensione live sia più vicina al vostro progetto..
“Sicuramente è fondamentale, ma a registrare ci siamo comunque divertiti molto. E’ stato fatto tutto in enorme fretta nello studio di Matteo Gabbianelli, il kutso noise home qui vicino Roma, abbiamo avuto solo tre giorni ma, personalmente, adoro avere dei limiti di tempo così stretti, ti obbliga a spremerti le meningi e a tirare dritto come un carro armato mentre lavori, e Matteo è stato bravissimo ad assecondare le nostre stranezze (tipo registrazioni in presa diretta o, quando non lo erano, fatte al contrari). Siamo partiti da voci e chitarre per concludere con batteria e percussioni. Poi in effetti, ogni live per noi fa storia a sé, sia per i cambi di formazione che capitano a volte in un gruppo, sia perché abbiamo suonato in posti davvero diversi l’uno dall’altro.. dal set elettrico all’acustico totale”.

– La storia del progetto senza musicisti, cosa significa esattamente?
“Che ci siamo re-inventati in ruoli non nostri, o in generi musicali che non masticavamo del tutto: io mi occupo della voce ma non ho mai cantato, piuttosto ho un passato come bassista di scarso livello; Camillo Ventola invece, effettivamente non è un musicista ma è un cantante (lui sì!) e attore, mentre gli altri due attuali componenti del gruppo, Emanuele Celegato e Max Trani vengono rispettivamente da background rispettivamente folk-rock e blues-grunge, piuttosto lontani dal risultato finale di quel che facciamo."

- Però interessante questa cosa, avevo pensato più ad una sorta di gruppo aperto, chi voleva, si inseriva di volta in volta..
”Anche, perché no, siamo sempre apertissimi a collaborazioni, ma il nucleo duro, il gruppo vero e proprio è sempre composto da 3-4 persone."

– I testi chi li scrive e perchè in italiano? Nel senso è venuto naturale? Sai ormai c’è una sorta di moda a scrivere in inglese, anche per essere più “internazionali”...
” I testi che hai ascoltato sul cd sono tutti miei, mentre dal vivo ci divertiamo anche a fare a pezzi una bellissima canzone dei Bachi Da Pietra (“primavera del sangue”), e a volte presentiamo un altro pezzo scritto da Camillo Ventola. Per quanto riguarda l’uso dell’inglese, invece per noi è semplicemente stato naturale usare l’italiano, è la lingua che padroneggio meglio è mi sembra quindi più onesto usarla per fare un lavoro di qualità almeno dignitosa riguardo chi invece usa l’inglese, è una cosa che non condivido ma che in alcuni casi trovo fondamentale: se hai intenzione di proporti anche sul mercato estero, è comprensibilissimo; lo è di meno se non si ha l’intenzione di andare oltre confine. Per quel che ci riguarda, è possibile che in futuro proporremo testi in altre lingue, principalmente inglese o francese, che sono quelle che conosco meglio), ma in ogni caso non sostituiranno mai e poi mai del tutto quelli in italiano, è anche un fatto importante di mantenere la propria identità."

- In questo periodo cosa state facendo e quali sono le vostre prossime tappe?
“Per ora la nostra priorità è portare in giro questo recente lavoro, vista la nostra capacità di adattamento a qualsiasi tipo di location e di set possibile.Per il futuro chissà: registrare collaborazioni a distanza con chi già da anni fa di necessità virtù, esaltando al massimo le potenzialità della rete (ad esempio alcuni amici come i siciliani Chewing Magnetic Tape e Humpty Dumpty, o il viterbese La Guerra Delle Formiche, nel caso accettassero di averci tra i piedi).Oppure aprire una osteria itinerante lungo le coste del Mediterraneo e di qualsiasi altro mare, una volta che tutti gli pseudo-presidenti che occupano abusivamente le loro poltrone saranno sul punto di cadere. Offriremo i prodotti migliori ai sudditi, cibo avvelenato ai governanti oppure niente di tutto ciò. Continuare a fare semplicemente quel che ci riesce meglio. Terrorismo blues per persone incazzate. Molto incazzate."




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