The Jacqueries, “post-brit” da Roma

di Sisco Montalto


The Jacqueries (Andrea Catenaro, Marcello Newman, Alex Germano, Giorgio Ruzziconi), band romana, nata ormai un pò di anni fa. Sono in quattro, giovanissimi, basti pensare che ai tempi del brit-pop andavano ancora all’asilo o quasi, eppure hanno ben assimilato quel periodo, per un certo senso rivoluzionario, della musica ma non solo, i Jacqueries sono soprattutto figli del sound post-brit, quel pop proposto da band come Libertines, solo per fare un nome. E allora direte, cosa c’è di nuovo? C’è di nuovo che non siamo in Inghilterra ne tantomeno in America, è creare un sound come quello dei ragazzi romani, in Italia, non è da tutti, è questa, da sola, è già una gran cosa.
Si fanno conoscere grazie alla cover di Macy Gray (I Try). Il singolo di Kitsch, e il relativo video, fanno il resto: la band finisce nell’airplay di Radio2 Rai, e in quello di MTV Brand New. Anche all’estero si accorgono dei Jacqueries e i loro brani cominciano a essere programmati anche da diverse stazioni radio in Germania e Svizzera e nella versione latino-americana di MTV (Argentina, Uruguay, Messico…).
Il loro primo album,“Excitement” uscito all’inizio del 2011, è un disco dai suoni semplici, romantico e pop, nel senso più letterario del termine, che risente della giovane età della band ma allo stesso tempo fa capire che il potenziale c’è, eccome, magari non ancora espresso al meglio e al massimo, ancora la ricerca, sempre molto difficile di una strada propria, non è definitiva ma è anche normale…Brit-pop, new wave, ballads pop, college rock, tutto questo è Jacqueries…Andrea, voce e chitarra della band, mi ha parlato di loro…

- Beh comincerei raccontando come nascono i Jacqueries:
” Io e Giorgio (mio cugino, il batterista) abbiamo fondato il gruppo presto, fine 2005, eravamo ragazzini e non sapevamo neanche suonare, dopo vari cambi di formazione sono arrivati prima Marcello e poi Alex e le cose hanno cominciato ad essere più serie…Da un paio d’anni possiamo dire che i Jacqueries ci provano davvero!”

- Siete partiti con un’idea precisa del genere che volevate proporre o è uscito così, suonando insieme?
“Siamo partiti a 16 anni con Oasis e Blur in testa, anche Nirvana, poi sono arrivati i Joy Division e abbiamo cominciato a usare i delay e ad avere un suono più introspettivo,questo fino all’arrivo di Alex e Marcello, poi abbiamo scoperto l’America tutti insieme ed è stato fantastico, Pavement, Pixies, Guided by Voices, Dinosaur jr, ora ascoltiamo di tutto, dal Rap a Scott Walker.”

- Dai pezzi che ho ascoltato c’è un sound che va più sul brit, non a caso nell’articolo su Rolling Stone si parla di Libertines e in effetti mi avete ricordato molto loro:
“Li abbiamo ascoltati molto in passato, non siamo tra quelli che odiano Pete Doherty, è comunque un ottimo songwriter.”

- Si lo penso anch’io…La parola Indie che significato ha per voi e per la vostra musica, è un concetto quello di Indie che mi sembra molto molto generico e vuoto  spesso, almeno credo lo sia diventato ultimamente, tu che ne pensi?
“Mah..Indie per me è solo stare con un’etichetta indipendente invece di una major, noi siamo orgogliosi di dire che facciamo pop, anche se poi possono esserci nel nostro suono cose più spigolose, più noise, o diverse da ciò che di solito si definisce pop, ma è sempre di canzoni che si parla.”

- Già..credo che molti quasi si vergognino di dire che fanno pop e si nascondano dietro false “etichette”..Certo hai ragione, poi ci sono varie sfaccettature…
“Esatto.”

- Avete trovato difficoltà a suonare live, come siete messi, in italia soprattutto?
“All’inizio è difficile, lo è stato anche a Roma, non per il genere ma perchè quando sei completamente sconosciuto e la gente non ti viene a vedere è difficile per un locale darti una serata, dopo tanta gavetta però le cose sono andate sempre meglio, a Roma adesso come adesso abbiamo molto pubblico, e ora che è uscito il disco l’agenzia di booking che si occupa dei nostri concerti (Grinding Halt) ci sta fissando date in Italia…Speriamo di farne il più possibile!”

- …Lo spero per voi, qui al sud siamo messi male, il “pienone” si ha solo per serate tributo..
“Immagino!”

- La scelta di cantare in inglese e di avere comunque un sound molto “internazionale” è dettato dal fatto che avete intenzione di provare a farvi conoscere anche all’estero o è una cosa casuale solamente?
“Due di noi sono madrelingua quindi la scelta per noi è stata più facile rispetto magari ad altri nostri connazionali, poi di musica italiana ne abbiamo ascoltata relativamente poca, ed è normale che la nostra scrittura sia influenzata più da band straniere…Un giorno probabilmente ci proveremo all’estero, abbiamo questa idea.”

- Nell’ultimo numero di Rolling Stone, dove tra l’altro ci siete anche voi, c’è un articolo sui Beady Eye, il nuovo progetto di Liam Gallagher, e tra le tante cose, lui sostiene che oggi la scena musicale londinese e non solo, è fatta da migliaia di band tutte uguali, che fanno un certo tipo di musica quasi per moda. Tu che ne pensi, secondo te è ancora possibile fare qualcosa di originale?
“Detto tra noi, Liam Gallagher nonostante mi stia molto simpatico e adori la sua voce, di musica non ci capisce veramente un cazzo, il suo ultimo singolo tra l’altro è praticamente una cover di instant karma!!”

- ahhahahahahah..
” Comunque è difficile fare qualcosa di originale, io credo che si debba puntare sulla qualità del songwriting, e fare in modo che tutta la varietà dei tuoi ascolti confluisca nella tua musica, in modo da creare qualcosa, se non originale, comunque personale, in un certo senso intima.”

- Certo, può essere una delle strade da seguire…Parlami del disco:
“E’ uscito il 21 gennaio, come ogni primo disco è praticamente il best of dei Jacqueries fino ad oggi…..Ci crediamo parecchio, è comunque un disco che punta sulle canzoni più che sui suoni, ci sono cose che cambierei oggi come oggi, ma questo è normale, è anche bello sentire gli errori e cose del genere.”

- Eh si i primi dischi servono anche per questo….Auto prodotto??
“Si insieme a Emiliano Colasanti, uno dei due Boss della nostra etichetta, la “42 Records.”

- I testi come nascono?? questa cosa mi interessa sempre molto..
“I testi li scriviamo un pò tutti, per la cosa che ti dicevo prima dei due madrelingua, così è piu facile renderli credibili, e noi siamo molto sensibili rispetto a questa cosa.
Io leggo abbastanza poco, quindi i miei testi si riferiscono principalmente (almeno quelli di questo primo disco) ad esperienze personali….E’ comunque nel complesso, questo, un disco che parla d’amore”.

- Tema sempre attuale. Il nome del gruppo?? Ricollegandomi “all’internazionalità” citata sopra, da dove è uscito fuori?
“E’ una parola francese che indica una rivolta contadina del 14 sec. l’ho letta studiando storia in terza liceo, mi piaceva l’idea dei poveri rivoluzionari incazzati che tagliavano le teste ai nobili.”

- Non è affatto una cattiva idea!! E suona anche bene come nome per una band.

http://www.myspace.com/thejacqueries
http://www.thejacqueries.wordpress.com

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