Il rock "grosso" dei Last Fight



di Sisco Montalto&Giulio Di Salvo - Avevo scoperto qualche mese fa i Last Fight (James F.Dini, Gigi Colombo e Dave Montorio) e sono ritornato a parlarne perchè credo che meritino. Abbiamo ascoltato le loro idee sulla musica, sulla situazione artistica in Italia e sul loro album di debutto Right Of Wave, interamente autoprodotto.

- Ragazzi allora come sono nati i Last Fight? 
"I THE LAST FIGHT sono nati nel pub vicino a quello che oggi è il nostro studio di registrazione. Ho fatto ascoltare un pezzo a Gigi e da lì è nato tutto (J)."

-In che modo, precedenti trascorsi in altre band hanno influito nel progetto Last Fight? 
"Veniamo da scene musicali completamente diverse: chi aveva suonato su palchi grossi, chi aveva suonato in centri sociali, chi suonava un genere parecchio distante da quello dei Last Fight, insomma ognuno vedeva la musica sotto prospettive differenti e questo ha permesso ad ognuno di noi di ampliare il proprio bagaglio, sia per scrivere e suonare i pezzi, sia per come vivere la musica (G)."

-Ci parlate delle vostre esperienze all'estero: che differenze avete notato rispetto alla nostra nazione e cosa ne pensate del panorama musicale odierno in italia?
"I giovanissimi sono lobotomizzati dalle TV e diversi ascoltano solamente la musica che passa da TRL. Tanti locali chiudono o vengono chiusi da leggi o provvedimenti vergognosi. Credo che in Italia si stia perdendo il senso del termine cultura. Oltretutto, pur essendoci ancora gruppi veramente validi, molti di questi restano chiusi nel proprio nido e mai come ora sarebbe importante uscire e scoprire quello che altre band hanno; saper ascoltare equivale a crescere.
Io vedo tanti musicisti non andare più ai concerti di altre band, diversi gruppi sciogliersi e perdere gli obiettivi.. Noi ci stiamo impegnando a cambiare questa brutta piega. Keepon è un valido esempio (J)."

-Siete rimasti in 3... perchè? Il trio è la formula verso cui avete intenzione di dirigervi o state pensando a un sostituto?
"Un gruppo è governato da equilibri interni e qualcosa si è rotto; è stata una scelta difficile. Il trio per ora ha il tiro giusto: le canzoni risultano più semplici e più dirette. Il futuro ci dirà se saremo in tre o in quattro (D)."

-Parliamo del vostro album di debutto: è autoprodotto, quali sono i vantaggi e gli svantaggi di poter lavorare con un produttore esterno? e in futuro avete intenzione di farvi produrre?
"RIGHT OF WAVE è un disco diretto e piace a tanta gente: siamo sorpresi, ma anche molto soddisfatti. Quando sei tu stesso a produrre il tuo disco, se da un lato hai la piena libertà, dall’altro vai in contro a scelte rischiose, perché sei troppo legato ai tuoi brani. Sì, stiamo già lavorando al nuovo disco e ci stiamo pensando (J)."

-Nell'album sono presenti pezzi tosti insieme a pezzi più orientati al pop-rock: questa eterogeneità è stata pensata a monte o è uscita durante le registrazioni? per esempio penso al brano in cui è presente un pianoforte...mi ha incuriosito molto...
"Ci piace sperimentare, cercare suoni nuovi e groove particolari. Suonare sempre con lo stesso mood non ci fa stare bene, vogliamo sempre trovare qualcosa che non abbiamo messo in altre canzoni.
Niente è stato studiato a tavolino, se alcuni pezzi sono pop-rock ed altri sono più “hard” è solo una conseguenza del momento in cui sono stati scritti (G)."

-Il vostro sound è influenzato da band soprattutto americane a mio avviso, vedi Foo Fighters o Velvet Revolver: sono fra i vostri ascolti preferiti o è una casualità? 
"Stiamo parlando di due band stratosferiche anche se i VR purtroppo non ci sono più, separatamente continuano a fare musica di altissimo livello. I Foo Fighters sono, assieme ai Beatles e ai Metallica, il mio gruppo preferito (J)."

-E' chiaro che uno dei motivi per cui i vostri testi sono in inglese è la maggiore musicalità di questa lingua rispetto all'italiano: questo però non credete sia una scelta che vi limiti a livello nazionale? E quanto questa scelta è stata fatta per avere più appeal a livello internazionale?
"Ce la vedi Panic in italiano? Non si tratta di una scelta pianificata, siamo nati proprio così. Vero, forse è un limite a livello nazionale, un bel nome ci ha persino proposto “l‘italiano per vendere” ma per noi sarebbe come snaturarci. Per chi ti ascolta da fuori i testi hanno più importanza, vengono interpretati. La nostra è una bella sfida comunque, ne siamo consapevoli (J)."

-Come gestite l'organizzazione dei live? è facile trovare date senza un grosso management dietro? a proposito....quando vi potremo vedere in Sicilia? 
"Speriamo molto presto, l’organizzazione dei live è difficilissima, la maggior parte dei locali non crede più nelle band nuove, fanno vita facile con cover e tributi, se non ti conoscono o non hai qualche referente è davvero improponibile. Anche le radio nazionali non aiutano di certo.
Per quanto riguarda la Sicilia, speriamo di arrivarci quest’estate (G)."

- Quanto aiutano oggi i vari social network come facebook o myspace? io credo che usati nel modo giusto siano un valido strumento di diffusione della propria arte:
"Dici bene, soprattutto per band ancora poco conosciute sono un valido strumento. Gran parte della comunicazione viaggia ora sui social network e sui canali internet. Siamo in una fase di transizione totale anche per la musica (D)."

- Quanto vi hanno giovato le vostre apparizioni come ospiti di Pino Scotto o all'Heineken Jammin' festival? Sono state più una soddisfazione personale o ne avete guadagnato parecchio in visibilità?
"Beh, senza queste apparizioni sarebbe stato molto difficile avere visibilità a 1300 km. Di questi tempi la promozione migliore passa dalla tv o dei canali video. Youtube registra più accessi di iTunes per ascoltare le canzoni, qualsiasi brano ormai è legato all’immagine o al video(G)."

-Per fat rock cosa intendete e soprattutto vi piace che la vostra musica venga etichettata?
"Fat rock è un’etichetta che ci è stata incollata per categorizzarci. Suona bene, è strano pensare che le parole associate al cibo suonino sempre bene (D)."

-Avete collaborato con la RAI per una colonna sonora del documentario “I fiori all'occhiello”: come è stata queste esperienza?
"Sicuramente e’stata un’esperienza utile per prendere le misure con le nostre capacità compositive anche nei confronti di un linguaggio che non è propriamente il nostro; infatti guardando il film si nota che olte a due brani presenti nel disco ve ne sono altri nati su misura per accompagnare le belle immagini girate fra gli anni 70 ed oggi in Val D’Aosta (Max Giavazzi "HellHouse studio")."

-Un album che in questo periodo ascoltate e che considerate un grande album? Se c'è..
"Ci sono parecchi album che ascoltiamo, anche di generi diversi, ma se ne devo dire uno a bruciapelo... Only Revolution dei Biffy Clyro, hanno dei live mostruosi e i pezzi non sono mai scontati e fuori dalle solite metriche commerciali (G)."

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