Zuma, musica senza stress


                                                       di Sisco Montalto

La storia degli Zuma è di quelle davvero affascinanti. Band nata quasi per caso, dalla passione di vari musicisti, che già attivi in progetti diversi, sentono il bisogno di mettersi a suonare insieme, senza stress da live e pensieri inutili, solo suonare, suonare, suonare. Così nasce il progetto Zuma, progetto davvero interessante, che coniuga sonorità moderne e vintage, a tratti malinconiche. Giuseppe Lombardo, voce e chitarra del gruppo, già membro di altre band come Nerves’ korut, Plank, Ute Puta, Baffos, mi ha raccontato la loro storia.
- Raccontami degli Zuma, chi sono e come nascono?
“Gli altri “Zuma” oltre me sono Dino Gigliuto – chitarra e voce (suona anche con Hoovers), Gabriele Timpanaro – basso e contrabbasso (suona anche con i Loveless Wizzkid), Ezio Mongiovì- batteria, armonica e fischi ( ha suonato con Harmon Booster, i Munch, Twin Peeks e gli Spiral Blues), Marcello Caudullo – tastiere, basso, armonica, percussioni e controcanto ( chitarrista storico di Cesare Basile).
Erano quasi quattro anni che dedicavo il mio tempo prevalentemente al lavoro, anche se avevo comprato un’altra chitarra e montato il Bigsby alla mia vecchia Gibson SG, di fatto non sapevo cosa e con chi suonare. Mi ricordo che iniziai a spargere la voce (poco in realtà) che mi sarebbe piaciuto tornare suonare.
Questa voce giunse alle orecchie di Dino che un pomeriggio di due anni fa mi incontrò accidentalmente mentre ero affaccendato in qualche affare domestico.
Mi manifestò la mia medesima intenzione. Così ci scambiammo i numeri di telefono e dissi che avevo in mente qualcuno come batterista.
Chiamai a Mauro Felice con cui avevamo già chiacchierato in merito a qualche collaborazione e lui, coerentemente con il suo cognome fu felice di accettare.
Facemmo un patto: avremmo suonato solo se e quando ci andava di farlo, compatibilmente a gli impegni di tutti.
La cosa che per me era straordinaria e che scoprii di avere molte cose in comune con entrambi, una cosa difficile da spiegare, probabilmente un modo simile di sentire la vita, al di là degli aspetti materiali”.
- Dimmi del disco, da dove arriva l’idea?
“Con i ragazzi avevamo in comune anche il desiderio di fare più che una live band, un disco che non fosse un documento di una live band, ma un lavoro fatto ad hoc per essere registrato ed ascoltato.
Infatti è stata in questa direzione verso cui si sono concentrati i nostri sforzi.
I brani uscirono fuori dagli strumenti talmente spontaneamente che non ci sembrava neanche che stessimo suonando. Assunsero la forma definitiva però solo allo Zen Arcade, filtrati dal gusto e dall’esperienza di Marcello Caudullo che conoscevamo e per cui condividevamo la stima sia umana che professionale.
Durante le registrazioni Dino spuntò con Gabriele che mi stupì da subito perché pur giovanissimo, ha poco più di vent’anni, mette da subito il contrabbasso al servizio dei brani senza quell’egocentrismo che caratterizza i musicisti della sua età, con un atteggiamento perfettamente in equilibrio fra professionalità e gioco.
Così i brani che in effetti all’inizio erano stati composti senza basse frequenze si completarono sia di queste ma anche di quella malinconia che solo gli strumenti suonati con l’archetto sanno suscitare”.
- Nel bel mezzo delle registrazioni Mauro vi lascia, come avete preso questa cosa?
“Ad un certo punto Mauro ci comunica che la sua vita personale ha subito dei cambiamenti che non conciliano più con gli orari della sala prove.
Ci dispiace, ma non disperiamo, avendo come meta il disco e nessun live in programma non soffriamo e ci affidiamo a ciò che sarà. Cioè Ezio. Anche lui viene fuori spontaneamente, come tutto quello che è stato Zuma fino ad oggi: lo incontro per caso mentre ordino un kebab. Anche lui sente il bisogno di passare un po’ di antiruggine sui muscoli designati a battere sui tamburi e, miracolo, appena sente i brani si esprime dicendo “questa è proprio la musica che mi piacerebbe suonare”.
- E per caso nasce anche la vostra attività live, no?
Si con il passare del tempo si crea un po’ di rumore attorno al gruppo e Sandro della Lomax ci invita a fissare una data, che riusciamo a posticipare fino al 29 gennaio, dato che al live non ci avevamo mai pensato.
Siamo costretti a ripensare e arrangiare i brani per essere eseguiti dal vivo, però alcuni degli interventi di Marcello ci piacevano così tanto che sarebbe stato un peccato sacrificarli sul palco. Così gli chiedemmo se fosse stato felice di suonare con noi. Amen.
In verità non sappiamo se considerare Marcello un ospite o un membro a tutti gli effetti, non glielo abbiamo mai chiesto, perché a questa domanda ci siamo risposti da soli: chiunque può essere Zuma, per tutto il tempo che è necessario, se ha qualcosa da offrire al progetto.





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