La fame Di Camilla, tra "Buio e Luce"

                                                                  



di Sisco Montalto - La Fame di Camilla, band barese attiva da qualche anno, è arrivata al successo (underground) prima e a una major poi. Tutto in poco tempo. Una band che propone un rock-pop dal sound britannico, con testi in italiano di stampo cantautorale.

Un mix che ha un effetto finale davvero interessante. Sono già da qualche mese in giro con il loro primo album Buio e Luce e in studio per registrare il loro secondo lavoro: tra un concerto e una sessione di registrazione hanno parlato con noi del loro progetto:

- Quando nasce il vostro progetto? E una domanda che vi faranno tutti: l'origine del vostro nome?
"Il nostro progetto nasce nell'agosto del 2007. Per quanto riguarda il nome cercavamo qualcosa che esprimesse il nostro modo di fare musica..molto di pancia, istintivo e cosa c'è di più istintivo della Fame..Camilla invece è un segreto che non sveleremo mai"

-Avete vinto dei premi, come miglior video per il brano “Storia di una favola”: quanto è importante per voi un video per supportare un brano?
“Un video è fondamentale, lo consideriamo un'opera d'arte. Il video a cui fai riferimento ne è la testimonianza, in quanto cercavamo qualcosa che colpisse l'occhio a prescindere dalla musica.."

- Vi definite una band pop anche se io non vi vedo proprio così, ed è un complimento. Per voi cosa significa “pop”?
"Non amiamo molto le etichette ma credo che il pop oggi sia un po’ dappertutto, indi credo che sia una definizione che ci racchiude. Pop deriva da popolare, musica che arriva a tutti, al popolo.."

- Il disco contiene brani che avete composto nell'arco di 3 anni: com'è cambiato, se è cambiato, il vostro sound in questo lasso di tempo? Ha influito questo nel prodotto finale?
"Il nostro sound sicuramente è maturato nel corso di questi anni come è normale che sia..quanto al disco è un percorso che come tale è fatto di tanti momenti che fanno parte di un tutto che ci rappresenta."

- C'è chi dice che internet abbia in un certo senso rovinato la musica, altri invece sostengono che sia un buon metodo per farsi conoscere e per diffondere la propria musica anche senza filtri produttore-consumatore: qual è la vostra idea a riguardo?
"La rete oggigiorno è fondamentale, è vero che spesso se ne abusa ma è altrettanto vero che permette di accorciare molte tappe rispetto al passato in termini di diffusione del proprio progetto.  Se hai qualcosa da dire, è un ottimo mezzo per diffondere le tue idee."

- Com'è avvenuto l'incontro con la Universal e com’è stato lavorare con loro?
"L'incontro con la Universal è avvenuto per caso. La nostra editrice (EMI) ha portato il nostro lavoro da loro ed è piaciuto. E' molto bello lavorare con loro in quanto ci lasciano un certo approccio indie alle cose, nel senso che abbiamo totale libertà in fase di produzione, che oggigiorno è quasi una rarità per una major."

- Fra i vostri beniamini figurano Pink Floyd, Radiohead, Mogwai, ecc.. band originali e dal sound ricercato: questi gruppi influenzano in qualche modo il vostro sound?
"Ascoltiamo molta musica soprattutto nordeuropea, ed è inevitabile che qualcosa finisca tra le nostre note."

- Spesso venite paragonati ai Negramaro, perché secondo voi? E avete mai ritenuto il loro successo eccessivo?
"Il paragone forse viene solo suggerito dalla stessa provenienza geografica e dai comuni ascolti musicali giovanili, per il resto abbiamo un sound diverso. Riteniamo che il loro successo non sia immeritato, del resto hanno scritto belle canzoni che hanno raggiunto il grande pubblico."

- Mi parlate dell'album?
"L'album da un lato riassume il percorso musicale che abbiamo intrapreso in questi anni, dall'altro getta le basi e accenna idee e soluzioni che saranno sviluppate nel prossimo disco in uscita."

- La masterizzazione è avvenuta a Londra grazie alle sapienti mani di John Davis (R.E.M., U2, New Order, Damon Albarn….): avete partecipato direttamente a queste operazioni, e se si come è stata questa esperienza? Cosa ha portato in termini di qualità nel vostro lavoro?
"Abbiamo seguito il lavoro di John Davis attraverso i nostri due "emissari" fonici di fiducia che avevano registrato il disco. Il suo tocco nella masterizzazione ha certamente contribuito a rendere più internazionale il sound dell'album."








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