L'album d'esordio dei WHAT A FUNK?!

di Salvatore La Cognata


Ad un primo ascolto superficiale sembra di avere a che fare con un gruppo proveniente da Los Angeles o qualche altro posto della soleggiata California, ma è una piacevole sorpresa scoprire che i WHAT A FUNK?! sono un trio di Reggio Emilia, attivo da circa un anno e mezzo, che si è subito messo in luce con un’ intensa attività live, girando in lungo e in largo il nord Italia, con qualche capatina anche fuori dai nostri confini e piazzandosi tra i gruppi vincitori dell' HEINEKEN JAMMIN FESTIVAL CONTEST.
Drugmeister (chitarra), Hasma (basso) e Pretorius (batteria) esordiscono col loro primo album omonimo che, come loro stessi dichiarano,  è  "l'urlo di ribellione di una tribù urbana" contro una società addormentata, vuota ed intrisa di falsi ideali.
Questa tribù si muove nell'ambito di un funk-crossover incalzante e coinvolgente, mostrando chiaramente una gran perizia tecnica ed un atteggiamento da professionisti navigati. Sono i cerimonieri di un rito voodoo per risvegliare le coscienze assopite, una festa tribale alla quale è difficile rimanere indifferenti anche per uno come me che di solito non mastica il genere.
Il Funk è l'attore principale di questa rappresentazione, quello storico dei FUNKADELIC di George Clinton, della quale si sente subito l'odore in “FIST O' FUNK”, un brano con il basso protagonista e indiavolato che riporta alla mente i PRIMUS e che nel ritornello omaggia il miglior grunge anni ‘90, attitudine che incontreremo spesso durante l'ascolto di queste otto tracce, tutte cantate rigorosamente in inglese, con una voce che non sfigurerebbe assolutamente accanto ai grossi nomi d'oltreoceano.
La maggior parte dei brani mostra l'assoluta bravura della sezione ritmica che è il cuore pulsante di questo progetto, e la chitarra che dipinge colori all'occorrenza irresistibilmente funk, oppure figli dell'epopea di Seattle o del crossover targato RAGE AGAINST THE MACHINE o RED HOT CHILI PEPPERS che difficilmente ti permettono di restare seduto e ti costringono ad alzarti per saltare e muovere le chiappe.
Il singolo “TRASH CLASH PLANET” ha un ottimo appeal melodico ed omaggia in parte certi brani dei primi INCUBUS. “SWEET HOME” risulta quasi inafferrabile con i suoi continui cambi di tempo e con il suo scioglilingua nella parte vocale. “EMPTY STATE OF GOLD”, il secondo singolo, è un rito tribale muscoloso e rivitalizzante (sono convinto che le esibizioni live dei WHAT A FUNK? siano devastanti e imperdibili). “KEEP THE FADE” mette un po' da parte GEORGE CLINTON per accasarsi momentaneamente ancora dalle parti di SEATTLE e del grunge più canonico. Nell'efficace ballata “FLUSH” i nostri amici dimostrano di saperci fare anche con il songwriting più rilassato inserendo questa imperdibile ciliegina sulla torta, delineando ancora enormi possibilità di crescita, se ce ne fosse bisogno. Il funk anni ‘70 ritorna ancora prepotente in “WHAT A DUDE” (una delle mie preferite) che mescola ironia, cazzeggio e i RED HOT finiti quasi per sbaglio dentro MOTHERSHIP CONNECTION ma che si trovano perfettamente a loro agio.
Gran bell'esordio , dal respiro internazionale e che promette, come detto in precedenza, infuocate esibizioni live nella quale i nostri eroi amano curare anche la presenza scenica......che il rito abbia inizio!!!

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