SANS PAPIER: Intervista per "giovani inesperti"...


di Paolo Finocchiaro




I Sans Papier nascono a Messina nel 2005 dall'incontro di alcuni ragazzi con una passione da condividere e qualcosa da dire.
Hanno alle spalle un Ep autoprodotto del 2007 chiamato "SettevolteZeta" ed il loro debutto su album "Manuale d'uso per giovani inesperti" uscito nel 2010. Il gruppo pur muovendosi in ambiti musicali molto classici (pop, rock, grunge ed un tocco di punk) fa venir fuori dai propri pezzi un'originale freschezza d'intenti. I testi mai banali e ridondanti ci esprimono ironia, sarcasmo e tra le loro righe scorgiamo anche una leggera critica sociale di una generazione che ha appena passato gli anni zero in Italia.
I Sans Papier sono: Valeria (voce), Già (voce/chitarra), Antonio (basso), Andrea (batteria), Roberto (batteria), Vincenzo (chitarra).
Da giovine "inesperto" ho chiesto loro:


- Intanto per cominciare. Come va a tutt'oggi il vostro progetto e tutto ciò che ve n'è collegato?
"Progetto" è una parola strana.. la utilizziamo anche noi a volte, ma sa un po’ di marketing . Tutto sommato, noi suoniamo. Ci divertiamo un sacco, come potremmo negarlo! Il gruppo gode di ottima salute. Riusciamo spesso a trovare belle occasioni per i nostri concerti, vicino e lontano da casa. Anche alcune cantonate, ci mancherebbe, ma fa parte del gioco. Il disco piace, "arriva" per come lo abbiamo pensato, i feedback che riceviamo ci riempiono di gioia, sia che giungano da canali "ufficiali" - come riviste di settore e webzine - che da tutte le persone che si trovano ad ascoltarci. Sarebbe bello vivere in un paese meno barbaro, in cui la musica non venga considerata da chi governa un diletto per sfaccendati. Sarà banale e stucchevole, ma pur soddisfatti non ci accontentiamo mai. Salti mortali, tutta la vita!

- La vostra musica è rock principalmente ma si scorgono territori pop, grunge, punk. Io vi ho elencato queste etichette di genere. Siete d'accordo? L'etichette vi aggradano o semplicemente seguite il vostro istinto compositivo?
Le etichette non tocca a noi metterle; sicuramente non siamo un gruppo "di genere", spaziamo in maniera molto naturale, ma non è una scelta studiata. In tanti, scrivendo del nostro disco, ne hanno sottolineato la "inclassificabilità"; saremmo bugiardi se non dicessimo che la cosa ci fa scattare il sorrisetto. L'unica cosa che fino ad ora ci siamo naturalmente auto-imposti è l'utilizzo della lingua italiana, non riusciamo ad immaginarci nulla di diverso.

- Ho ascoltato con curiosità il vostro album. Ho notato tantissimi riferimenti, messaggi letterali, filosofici e sociali per esprimere un contenuto che va diretto in faccia alla società. Siete indignati? Se è si. Perchè?
I riferimenti letterali e filosofici sono inevitabili perché fanno parte della vita di ognuno di noi, e in un certo senso è anche più facile comunicare attraverso di essi, proprio perché questi sono entrati a far parte del linguaggio quotidiano.
E poi...c'è qualcosa di cui essere indignati oggi in Italia? Sai che non ce ne siamo accorti?

- A proposito dei vostri messaggi. Sul libretto del vostro cd che ho molto apprezzato c'è scritto: “I giovani inesperti non sono ancora spaventati" bensì "casti e puri nella loro natura" mentre "i giovani esperti e gli adulti teorizzano paure" concludendo che "Il disagio non è giovanile, è adulto". Dietro queste affermazioni c'è una voglia di criticare qualcuno o qualcosa? Oppure solamente è quello che vedete in una certa parte di società?
C'è la voglia di non farsi vincere dalla paura. Ci sembra che la "strategia del terrore" (altro che anni ‘70...) messa in atto dai media stia funzionando benissimo; riesci a ricordare una sola edizione del TG senza un "allarme" (allarme-caldo, allarme-freddo, allarme-meduse, terroristi sotto casa, mucche pazze, polli malati, infezioni di tutti i tipi) ? Viviamo attanagliati da una grande quantità di paure ingiustificate, usciamo poco di casa, e se usciamo ci portiamo dietro l'Amuchina. Non vogliamo star qui a fare la morale, ma sarebbe il caso di smetterla. Per quanti sforzi si possano fare, comunque si muore, è inevitabile. Meglio pensare a come vivere che a come non morire, o peggio a come sopravvivere.

- C'è fermento ultimamente tra i musicisti in Sicilia e non. Cosa ne pensate dell'Arsenale e di tutto quello che potrà sviluppare? Avete pensato ad eventuali collaborazioni? 
L'Arsenale ci sembra una gran bella follia, tendenzialmente rispondiamo "presente". Faremo, vedremo! L'importante sarà mantenere uno spirito "artigianale" e non auto referenziarsi a paladini della cultura e dell'informazione, per noi il rigattiere rimane comunque il mestiere giusto per ricominciare.

- Ho notato sul vostro sito che avete affrontato parecchi concerti nel Bel Paese. Come vi trovate in tour (accoglienze, trattamenti e ricavi) dato che ancora siete una band "emergente"? Il vostro lavoro (prove, organizzazione e tempo) paga come musicisti in queste occasioni?
Non amiamo la definizione di band "emergente"; se suoni, fai concerti, fai dischi, sei una band, punto. Il resto lasciamolo agli esperti di mercato ed ai talent show. Sarà una ovvietà, ma ci capita di tutto: dal lavorare con fonici professionisti ed in situazioni adeguate, al trovarci in mano due casse sfondate e scadenti e dovercela cavare da soli. E ancora dall' esser pagati bene (raramente, a dire il vero) all'avere difficoltà persino a ricevere rimborsi spese per la benzina. Oppure essere alloggiati in posti più o meno consoni. L'esperienza ci aiuta ad "annusare" le situazioni cattive e a rifuggirle, ma il "pacco" è sempre dietro l'angolo. Siamo ripagati dal fatto che non possiamo farne a meno, alla fine ci ricordiamo sempre il viaggio, lo spostamento, le persone incontrate, ed è quello che conforta.

- Parlateci un pò del vostro video.
Realizzare il videoclip di "Appunti di un potenziale omicida" è stato stimolante ed impegnativo. Non ci interessava la classica situazione della band che suona e "quanto siamo fighi", con gli amplificatori sul ciglio di un burrone o con lo scenario apocalittico post-industriale alle spalle; molto meglio tentare la strada di un piccolo cortometraggio, provare a raccontare una storia nella storia. In tal senso, abbiamo trovato in Alessandro Turchi (il regista) una sponda ideale. Questa scelta ha richiesto tantissimo lavoro dal punto di vista dei significati: violente sedute psico-folli tra band, regista e collaboratori! La cosa interessante è che in questo modo son venuti fuori dalla canzone tutti i suoi aspetti, anche quelli che ci avevamo messo dentro senza saperlo. Bisognerebbe fare una cosa del genere per tutto quello che si scrive, in maniera da avere consapevolezza piena di quello che si canta, ed andare sul palco con le "idee chiare".


- Ho notato che avete rilasciato il vostro ultimo cd sotto licenze Creative Commons. Ci spiegate il perchè di questa scelta?
Ci piace ancora molto l' "oggetto" CD, ci piace averne fisicamente, ci piace sfogliare i librettini...ci piace che la gente abbia voglia di portare a casa il nostro disco dopo un concerto. Chi si ritrova in mano il nostro lavoro se ne accorge, abbiamo impiegato mesi solo per i contenuti del booklet!
Allo stesso modo ci  piace che la musica possa circolare in maniera libera e legale, non ci piacciono le barricate e le crociate "anti-pirateria". Siamo dalla parte della musica, quella che si suona e si ascolta. Dalla parte dell'MP3 (pur con i suoi maledetti limiti sonori!), quello che te lo porti ovunque e che si diffonde come uno spermatozoo. Da questi ed altri ragionamenti la scelta delle licenze Creative Commons per la pubblicazione del nostro disco. Cercateci su Jamendo, scaricate e fate circolare liberamente. E se vi piace, comprate il disco. Plin Plon.


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