ANTENNA TRASH, "Ded Comes For Ded", E.P.

di Salvatore La Cognata

Gli ANTENNA TRASH sono quattro ragazzi di Verona, che prendono in prestito la loro sigla dal titolo di una canzone dei tedeschi LALI PUNA. Attivi dal 2008, partono sin da subito con un intensa attivita' live che li portera' ad incidere un primo e.p. di qualche anno fa e a rappresentare il veneto alle finali dell' ITALIA WAVE LOVE FESTIVAL, riscuotendo un ottimo successo di critica e pubblico.
Lo scorso marzo esce "DED COMES FOR DED", la loro seconda fatica in studio, un e.p. composto da quattro brani intensi e permeati da un amore per le sonorita' wave e post punk ma non solo.
Potrebbero essere inseriti frettolosamente nel calderone revivalistico electro-wave che sta contagiando molte band tricolore negli ultimi anni ma la loro proposta credo vada oltre, e si lascia influenzare da altre tendenze kraut, industrial e punk funk (le band teutoniche che stanno alle porte del cosmo e la new york di inizio anni '80, quella magica ed indimenticabile dele TESTE PARLANTI).
La partenza non lascia spazio a dubbi o perplessita', l'abrasiva "FILL EVERY CORNER" sfodera chitarre rumorose e reverberate, un'elettronica quadrata e aggressiva e ritmiche incalzanti con una batteria quasi tribale, che si allontana per un attimo dalle tentazioni wave per accasarsi dalle parti di un pop dissonante e rumoroso.
"NUCLEAR SAND" è caleidoscopica e coinvolgente, con ritmiche in controtempo, e dimostra come i ragazzi abbiano studiato a fondo la materia, mescolando sapientemente elettronica, chitarre post punk e una non facile vena pop, che riesce comunque a intrigare.
Si prosegue con "MAGNETS", forse la mia preferita, una pseudo ballata con pesanti incursioni digitali, una oscura solennita' tipica dei gruppi dark wave d'oltremanica, ed una voce pigra che si inserisce perfettamente nel mood del brano e riesce a regalargli una marcia in piu'.
IL brano conclusivo "LAW" è un electro-funk ballabile con un crescendo distorto che in qualche modo riannoda i fili col precedente lavoro e farebbe godere e non poco mr. David Byrne e i fan dei TALKING HEADS e del pop intellettualoide dell'epoca.
Una miriade di suggestioni e influenze segnano l'ascolto di DED COMES FOR DED, un 'attitudine nervosa e cervellotica, chitarre grasse e rumorose, l'elettronica poco accondiscendente e di disturbo, un interessante originalita' negli arrangiamenti,  la voglia di guardare oltre senza ripercorrere calligraficamente le loro influenze ma mescolandole e rimacinandole, creando un effetto piacevolmente disturbante, una sorta di psichedelia non autorizzata. Forse bisogna lasciar decantare un po' questi quattro brani per poterne apprezzare a fondo la loro bellezza e originalita', ma una volta assimilate le regole del gioco, tutto il resto e' puro godimento. 
Ancora un'altra dimostrazione di come la scena indie italiana degli ultimi anni sia viva, vegeta e goda di ottima salute, e di come si possa guardare al futuro delle nostre band con un sorriso rassicurante.

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