"Bidi Jazz Festival", Jazz tra i luoghi Verghiani, prima parte

                                                                 di Sisco Montalto


Si è da poco conclusa la seconda edizone del Bidi Jazz Festival, rassegna di musica jazz che ha visto protagonista la cittadina di Vizzini con il suo affascinante centro storico.
Oggi e martedì prossimo pubblicheremo l'intervista a Gianfranco Piluso, ideatore, direttore artistico e grande cultore di jazz.
Abbiamo ripercorso con lui tutte le tappe del Bidi Jazz Festival, dalla sua nascita nel 2007 fino alla serata finale del 31 agosto scorso; un resoconto appassionato e lucido, un modo per far conoscere realtà che magari molti di voi ingnorano e far capire come, pure in posti difficili e decadenti come Vizzini, l'iniziativa di singoli e la forza della musica possano, anche solo per pochi attimi, creare scenari di grande spessore..

-Gianfranco raccontami come nasce l'idea del Bidi Jazz..
"Il progetto festival nasce sulla carta agli inizi del 2007, l’idea era quella di organizzare nel periodo estivo, concerti di musica jazz nelle piazze del centro storico, affiancandole di fatto alle manifestazioni verghiane. Il progetto così strutturato venne  presentato dall’Associazione Teatro Amatoriale “VIZZINI VIVENTE”  al sindaco Cortese, il quale dopo aver valutato la fattibilità, in termini tecnici ed economici s’intende, della manifestazione, ne approvò la realizzazione, riuscendo a finanziare in parte la manifestazione. Il progetto, sviluppato anche e soprattutto grazie alla collaborazione di un grande musicista come Carlo Cattano (maestro dell’allora giovane, ma non meno famoso, Francesco Cafiso), prevedeva due serate, diventate in seguito tre grazie all’inaspettato aiuto economico di sponsor locali."

-Come hanno reagito a quest'idea le istituzioni locali?
"Beh che dire; nonostante le incertezze di qualcuno in amministrazione, contrario ad un tale evento a carico in parte del comune, visto il target musicale di nicchia quale è il jazz, la prima serata fu un successo. La piazzetta era stracolma, tutti i posti a sedere erano occupati e un folto pubblico, che applaudiva continuamente, fecero da cornice, in una delle più belle piazzette del quartiere Matrice, al primo appuntamento del festival. Tutto era andato come  previsto."

-Già dalla prima edizione si esibirono artisti di alto calibro del panorama jazz..
" Si per il primo appuntamento avevo scelto una location piccola, piazzetta San Michele, e dei musicisti  d’eccezione l’ “Amato Jazz Trio”, un trio con una consolidata realtà nell’ambito della musica jazz contemporanea nazionale e non solo, di allora. Tre fratelli originari di Canicattini Bagni, nel siracusano, Elio al piano, Alberto al contrabbasso e Loris alla batteria, attivi sulla scena musicale dal 1976, data dalla quale avevano accumulato riconoscimenti e collaborazioni di livello internazionale quali: Muhal Richard Abrams, Winton Marsalis, Paolo Fresu, Bob Berg, Peter Erskine e Keith Tippet."


-..e poi Rita Botto...      
"Una grande voce, nostalgica, raffinata, solare e raffinata, affiancata per l’occasione da un quartetto di altissimo livello:  Carlo Cattano al sax; Ruggero Rotolo alla batteria; Giuseppe Finocchiaro alle tastiere e Giovanni Arena al basso. Ricordo che il concerto fu un’ora e mezza di “musica viaggiante” come lei stessa amava definirla, potente e flessuosa, ironica e misteriosa come la Sicilia, la sua voce-strumento si feceva ora canto accorato ora ritmo languido e innamorato, ora cristallino grido di gioia ora di rabbiosa denuncia, un misto d’ironia in una  lingua sensuale, come il dialetto, “che suona”; Rita riusciva a frammezzare le sue canzoni di stralci lirici, vero e proprio reading poetico in mezzo al concerto, di scioglilingua, di antiche nenie d’amore e di tradimenti. Agghindata di nero e di corallo, un filo di hennè sugli occhi, sul palco del I° Bidi Jazz Festival,  Rita Botto fu una divinità mediterranea, fatta di voce, di ritmi contaminati, di radici siciliane, un concerto in  omaggio alla tradizione musicale e culturale della nostra isola, seppur rivisitata e arrangiata in chiave jazz e non solo."

-L'ultimo appuntamento della prima edizione del Bidi Festival vide sul palco un giovane ma già grande sassofonista...                                            
" Si nella location di piazza Umberto I°. davanti al Palazzo Comunale e alla sua facciata, da poco restaurata, quella sera si esibì, in una piazza già gremita di spettatori locali e non, un giovane sassofonista,  Francesco Cafiso accompagnato niente poco di meno che da un’intera orchestra, l’Orchestra Mediterranea del Jazz. Una fredda serata di fine estate mise a dura prova tutti gli spettatori, che si erano riuniti in piazza Umberto I°, noncuranti del vento gelido che mulinava, per apprezzare il sound di Cafiso, il quale strappò applausi ad ogni assolo, e quello dell’affiatata formazione dell’orchestra, la quale suonò per ben due ore, riscaldando l’intera piazza ormai infreddolita."

-La prima edizione con quali sensazioni e quali prospettive si chiuse?
"Invitare il pubblico ad ascoltare un genere musicale, il jazz, da sempre considerato "di nicchia", riservato ai soli “addetti ai lavori”, non era stata cosa semplice. Il temuto "rischio" di un flop era  comunque svanito già dalla prima serata, lasciando il posto alla grande soddisfazione di avere un numero di spettatori che, per una rassegna ancora alla prima edizione, era andato oltre ogni più ottimistica previsione. Moltissime  era state anche le presenze di forestieri, segno che i nomi scelti per il«Bidi Jazz Festival»  non avevano lasciato indifferenti gli amanti del jazz.
La formula scelta del  jazz d'autore eseguito da artisti siciliani aveva funzionato, il festival aveva contribuito anche ad avvicinare i meno esperti, venuti ai concerti solo per curiosità, ad ascoltare una musica ostica, quale il jazz, decretando così il successo della prima edizione del «Bidi Jazz Festival».
Quindi l’esperienza era stata positiva e allo stesso tempo utile a farci capire che poteva essere ripetuta in futuro per arricchire le  prossime estati vizzinesi senza fare così affidamento alle sole “Manifestazioni Verghiane”, ma dovettero passare quattro lunghi anni per far si che il miracolo si ripetesse, grazie anche alla tenacia di chi crede in qualcosa e non demorde."


Commenti