di Claudio "Spleen" Purrometo
Mi siedo davanti al pc. Metto su il cd degli Eveline. Cerco di scrivere questa recensione. E lo ammetto, mi risulta difficile. Non perché cose da dire non ce ne sarebbero. Su di loro e su questo terzo album. Ma perché quando parte la loro musica è impossibile fare altro se non sputare fuori quello che ti passa per la testa. Ma, mi dicono, ci sono i vari doveri di cronaca, la professionalità e tutte quelle stronzate da giornalista che mi impongono di darvi le “dovute” informazioni. Giusto per sapere di cosa e di chi stiamo parlando.
Eveline è un gruppo di Bologna. Uno dei più attivi. Nato nel 2005. Resistito a vari cambi di line-up. Trova la sua consacrazione in questo terzo album. “α ω”. Il titolo per certi versi rende proprio quest’idea. Alpha e Omega. L’inizio e la fine. Darsi totalmente. Racchiudere in otto tracce le esperienze dei quattro musicisti. E non solo. Gli ascolti.
Le sonorità. Se proprio vogliamo dare dei nomi. Richiamano la psichedelia di fine anni ‘60. La No-Wave di Lydia Lunch. L’elettronica di casa Warp. I Radiohead. Gli Ulan Bator più ispirati. E probabilmente tanto e tanto altro. A creare il suono che caratterizza quello che si può sicuramente definire uno dei gruppi più originali degli ultimi anni. E chi segue un certo tipo di musica sa bene quanto conta (o meglio, quanto costa) l’originalità.
Le sonorità. Se proprio vogliamo dare dei nomi. Richiamano la psichedelia di fine anni ‘60. La No-Wave di Lydia Lunch. L’elettronica di casa Warp. I Radiohead. Gli Ulan Bator più ispirati. E probabilmente tanto e tanto altro. A creare il suono che caratterizza quello che si può sicuramente definire uno dei gruppi più originali degli ultimi anni. E chi segue un certo tipo di musica sa bene quanto conta (o meglio, quanto costa) l’originalità.
Cos'altro dire? Questo album è stato co-prodotto da quattro etichette. Due italiane (Urtovox, Locomotiv Records). Una inglese (Sonic Vista Recordings). Una tedesca (Borowka Music). Segno tangibile della loro bravura. Ma non basta. E forse neanche serve.
È nell’ascolto tutto quello che vi serve. “α ω”. È alzarsi dal divano. È camminare a passo svelto per strade poco illuminate. È sentire la tensione come un vicolo cieco. È rallentare. Poi rimprendere. È un pompino mentre guidi. Cercando di non sbattere contro i muri. È fare l’amore su un tappeto. E ritrovarsi nudo. Appoggiato alle pareti. A versare lacrime che fanno ancora male. È inciampare. Ubriaco. Sulla tua co(no)scienza. È la tua ansia. Che non va mai in sciopero. È non capire mai quale sia la strada giusta da prendere. È una corda attorno al tuo collo. È rompere la corda. È tornare sul divano. Accendersi una sigaretta. Accavallare le gambe. Ritrovare la serenità negli ultimi dieci minuti che ancora ti rimangono. E rendersi cont che dal quel divano non ci si è mai alzati.
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