Club Privè: THREE IN ONE GENTLEMAN SUIT, “PURE”

                                                      di  Claudio "Spleen" Purrometo



Conosco i Three In One Gentleman Suit nel 2004. Era uno di quei periodi in cui a Vittoria qualcuno si sbatteva la testa per portare un po’ di musica live dalle nostre parti. E in quel periodo, quasi per caso, suonano proprio loro. Portano in giro il loro post-rock e divulgano il loro primo album “Battlelfields in an autumn scenario”. Album che divorerò nei mesi successivi. Per motivi vari ed eventuali, poi, perdo un po’ di vista la loro carriera. E, devo essere sincero, mi mancano un paio di tasselli di questa carriera. Settembre 2011. Esce “Pure”. Il loro quarto album. In free download già da qualche giorno e che arriverà in formato cd ad ottobre.
Le sonorità più dilatate del post-rock a quanto pare sono state abbandonate. Anche se non del tutto. Il suono dei Tiogs è cambiato parecchio. E la mia sensazione, al primo ascolto, è come quella di rivedere un amico dopo anni e trovarlo totalmente, o quasi, cambiato. In meglio. Con la maturità che solo gli anni e l’esperienza possono dare. Sensazione sicuramente spiazzante. Ma piacevole nello stesso tempo.
Registrato e mixato dall’ormai onnipresente Giulio “Ragno” Favero (noto ai più come membro de Il Teatro Degli Orrori), coadiuvato da Giovanni Ferliga (Aucan), “Pure” segna l’ingresso definitivo di una componente elettronica a volte più minimale, a volte più marcata. Che rimanda agli Xiu Xiu o agli Aucan. Componente che va a farcire un tappeto sonoro rock (?), post-rock (?), math-rock (?), alternative rock (?). Dei nomi e di certe etichette ce ne facciamo ben poco quando si è davanti a un album come questo. Innegabilmente bello. Che non può venir meno alle orecchie già poco attente ad un panorama italiano di tutto rispetto, di cui i Tiogs hanno scelto di far parte, e che già da tempo guarda oltreoceano.  
“Pure” è un album maturo. Incazzato. Per niente timido. O intimidito. Che riflette in tutto e per tutto la smania comunicativa del gruppo. Una smania che non lascia respiro se non per pochi momenti. Come essere immersi in una piscina. Riuscire a tornare a galla per qualche secondo. E poi di nuovo essere tirati giù. A fondo.
Sebbene l’album non contenga istruzioni sull’uso, mi preme avvisarvi di una controindicazione: “Pure” crea dipendenza già al primo ascolto.

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