Club Privè: IL RUMORE DEL FIORE DI CARTA


di Claudio "Spleen" Purrometo



Tra le mie “cattive abitudini” (dai concedetemi pure la citazione) c'è quella di svegliarmi la domenica mattina, accendere il computer e cercare su youtube un pezzo per cominciare nel migliore dei modi il mio giorno di riposo. L’occhio poi, inevitabile, cade sulla parte destra della pagina. Quella dei suggerimenti. E capita sempre di scoprire, complice la mia innata curiosità, qualche gruppo nuovo. Interessante. In una di queste prolifiche domeniche in pantofole,  qualche mese fa. Il mio occhio cade su un gruppo il cui nome non può non attirare l’attenzione. Il Rumore del Fiore di Carta. La mia domenica comincia proprio bene. Ascolti. Ricerche. E letture varie. Insomma tutto quello che compete alla conoscenza di un gruppo. Che già al primo ascolto non ti rimane indifferente.
Il Rumore del Fiore di Carta è un gruppo di Campobasso. Nato nell’inverno del 2002. In questi nove anni ha fatto parecchio. E ha (r)accolto parecchio. Come giusto merito. Nella primavera del 2011 arriva al terzo album: “Lesson 3/How to Live Without Senses”.
Le sonorità sono molto evidenti. Sono quelle del post-rock. Ricordano i primi Giardini di Mirò. Ma senza mai cadere nel, come dire, “copiare dal compagno di banco”. E poi Explosion in the Sky. E sonorità molto care in quel di Glasgow (Mogwai e Arab Strap per intenderci). Se questi cinque ragazzi fossero nati in altri luoghi, probabilmente, sarebbero già stati messi sotto contratto dalla Chemikal Underground.
“Lesson 3” è un album raffinato. Che ti fa chiudere gli occhi. Respirare a pieni polmoni. E ti porta in posti surreali. O in sale da the. O semplicemente sdraiato sui tuoi cuscini. A voi la possibilità di ascoltare. E decidere dove dirigersi…


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