Father Murphy, "Il reverendo tra eresia e misticismo"

di Paolo Finocchiaro


Father Murphy (fR. mURPHY) è il nome con cui lo scrittore William Seward Burroughs appare nel film "Drugstore cowboy" di Gus Van Sant, come anche il protagonista di una, se non più, routine scritte dall'autore stesso. Una di queste, che tratta appunto di un prete tossico che, durante la vigilia di Natale trova una valigia con all'interno un corpo fatto a pezzi, è stata musicata da Kurt Cobain, ed edita in un disco dal titolo "The Priest: they called Him".
Ma Father Murphy è anche il protagonista di una Leggenda a cui sembra ispirarsi un'omonima band italiana, inizialmente collettivo non ben definito, in seguito composta da Freddie Murphy - chitarra/voce (tra i fondatori del Madcap Collective), Chiara Lee - tastiere/percussioni/voce, e il vicario Vittorio Demarin - batteria/viola/voce.
La band nei primi anni di vita è passata da un lo-fi irriverente ad una  psichedelia barrettiana miscelata con un John Lydon da epoca d'oro. In questo periodo c'è un uso sorprendente di alcune tastiere giocattolo, le voci stanno tra il salmodiare e il pop e le percussioni danno quel tono quasi sghembo alle composizioni da smorzare ogni tanto i toni cupi. Dopo vari dischi e un'intensa attività live arrivano alla loro opera più matura intitolata "and He Told us to turn to the Sun" (2008) presentata sopratutto all'estero con vari live in lungo e in largo in Europa e Stati Uniti. L'opera è un concept sull' Eresia. Il reverendo, rispetto al passato, accentua gli aspetti apocalittici del suono ed il tutto prende una deriva riflessiva e contemplativa. Nel 2010 esce "No room for the weak" ep e "3 3-sides" ep (raccolta di inediti) nel 2011. Questi due lavori virano verso territori ancora più oscuri ed ampi rispetto al precedente album. Si nota, infatti, una volontà più accentuata verso atmosfere ancora più oniriche e da incubo, verso mantra sanguinanti ed una dilatazione delle strutture musicali che rende tutto, ancor di più, una totale eresia ortodossa. 
Abbiamo posto un po' di domande telematiche al gruppo ed è un piacere che ci rispondano:

- Il vostro ultimo lavoro "...and He Told us to turn to the Sun" (2008) era votato al concetto dell' "Eresia". Dopo tre anni dal suddetto a che punto è la vostra "Leggenda Eretica"? 
"Leggenda Eretica"?  Suona bene! Allora, il successivo EP, "No room for the weak", è votato al misticismo, all'esigenza/necessità di soffrire, autoinfliggersi sofferenza, nel trovare una forma di verità e libertà in se stessi. L'idea di fondo è quella di una parabola verso il basso, dove i punti fermi saltano, e dove l'unico percorso possibile non è verso l'esterno, ma l'interno.
L'Eresia è la scossa, il misticismo è ammettere che non ci sono più compromessi con se stessi. E' uno sguardo cinico nei propri confronti, dove solo l'autoironia può garantire il non perdersi.
Ad un certo punto quindi non basterà isolarsi, ma diventerà necessario cercare l'isolamento in un qualcosa che potrebbe essere identificabile con l'ascetismo, o con la condizione degli eremiti. Il prossimo disco sarà la colonna sonora di questo movimento, e solo nel finale ci sarà un cambiamento, una specie di rivelazione. E' come se ti dicessi che abbiamo capito cosa vogliamo, cosa faremo, e quali sono i nemici da cui guardarci. 
E' decisamente più facile quando decidi di dare un nome al tuo nemico. Da lì puoi ripartire tutto, anche dall'inizio, magari.
Forse il disco successivo al prossimo sarà un concept sull'idea di fondare una nuova religione."

-Ho ascoltato ultimamente i vostri ultimi due ep: "No Rook For The Weak" (2010) e "3 3-sides" (2011). E' una scelta ben precisa racchiudere le vostre ultime creazioni in questi formati oppure è una sorta di anticipazione del vostro sound di qualche Lp o album in lavorazione?
"Mentre "No room for the weak" è un'uscita vera e propria, "3 3 sides" è più che altro un pretesto per utilizzare bozze di materiale antecedente, sfruttando esclusivamente la piattaforma bandcamp.
"No room for the weak" è considerato EP per il fatto che ha 4 brani, e per la durata, 20 minuti. Per noi è il normale e conseguente passo rispetto a "...the Sun".
Il suono si è sviluppato verso un'idea di chiusura, quasi di ridurre le già poche fonti sonore da noi utilizzate. nella nostra testa sono atmosfere ben precise, il primo pezzo potrebbe essere riassunto con una preghiera continua mentre ci si batte il petto. "...the Sun" era più vario, perchè l'Eresia porta novità, porta dubbi e porta gioia di riscoperta. Il misticismo ti pone di fronte a delle scelte, al porre l'attenzione non tanto sul fine, ma sul percorso da compiere. Tutti questi termini astratti per noi diventano reali nel suono, nelle atmosfere, nel decidere cosa far succedere in questo e in quel movimento.  E poi ovviamente nei live.
In tutto questo, riferendomi alla chiusura della tua domanda, sì, quanto fatto nell'utlimo periodo più che averci portato al nuovo disco, ci ha consegnato quello che avremmo dovuto fare. Abbiamo appena terminato le registrazioni del nuovo album (dal titolo "Anyway, your children will deny it), e quindi ne parlo con la massima cognizione di causa."

-Ho notato nella pagina del vostro bandcamp che in "3 3-sides" le prime due canzoni sono state "pensate" per dei film. C'è qualche volontà o desiderio futuro dietro questa supposizione?
"Abbiamo avuto già modo, nel passato, di prestare nostre musiche per corti (ad esempio di Luca Dipierro), come anche per lungometraggi (penso a "Due vite per caso" del palermintano Alessandro Aronadio, uscito lo scorso anno, e presente alla Berlinale, in cui ci sono tre nostri pezzi, oltre ad un nostro cameo). Abbiamo da poco musicato, insieme a Jealousy Party e Alessandro fiori, con la regia di rico dei Uochi Toki, una rilettura del "Gabinetto del dott. Caligari", per uno spettacolo, Arca Puccini- Caligari 2011, a cura dell'ottima associazione pistoiese Nevrosi, con alla postazione video i ragazzi di Influx. Inoltre siamo da qualche tempo al lavoro sempre con il buon Luca Dipierro (http://www.lucadipierro.com/ vi assicuro che merita la visita!) per musicare interamente un suo lungometraggio, in uscita il prossimo anno, dal titolo "Dieci teste -  How i find it". Nello "scrivere" i nostri dischi, partiamo sempre dalle atmosfere, dal parlare tra di noi cercando di raffigurare le idee, e quindi diventa quasi complementare la possibilità di lavorare su immagini in movimento di altri, ovviamente a partire dalla possibilità di mettere le nostre atmosfere a disposizione di immagini altrui."

-In "Indie Labels" un pezzo di "Six Musicians Getting Unknown" (2005) cantate: "I like indie labels but indie labels don't like me". Qual'è o era l'intenzione espressiva di questa frase?
"Eh eh, quel pezzo è in realtà di fine 2002, io e C. Lee vivevamo a Berlino, spedivo CDR e cassette a tutte le label che trovavo interessanti, ricevendone sempre rifiuti, quando rispondevano. Poco dopo, tornati in Italia, insieme a Paolo Moretti e Andrea Rottin avremmo creato il Madcap Collective, per non perdere tempo a lamentarci, bensì per tirarsi su le maniche e cercare di promuovere al meglio le nostre diverse proposte. A ripensarci adesso, dopo questi anni, voglio pensare a quella frase più come ad una constatazione, piuttosto che ad un'effettiva lamentela. D'altronde, e ne sono certo, ci sono ancora svariate etichette indipendenti che mi piacciono molto, ma cui la nostra produzione sonora non piace o non piacerebbe..."

-La grafica dei vostri lavori è sempre molto curata e ricercata. Quanto è importante per voi lo styling dei vostri "oggetti" musicali?
"Abbiamo la fortuna di avere una persona che si occupa completamente della grafica, o, come preferisce il diretto interessato, delle visioni e atmosfere dietro alla nostra musica. Lui è Vinh Ngo, il quarto Murphy, inizialmente mio compagno di penna, per poi quindi diventare a tutti gli effetti il quarto elemento della band.
Fortuna volle che, la prima volta che la radio statunitense WMFU trasmise un nostro pezzo, Vinh fosse all'ascolto, e decidesse ad ordinare tutto quanto da noi allora fatto, via mailorder. Al tempo ero io che mi occupavo del mailorder del Collettivo, e, vista la cortesia con cui era stata redatta la mail, decisi di inserire qualche sorpresa. Dopo due settimane ricevetti quindi un pacco, proprio dal buon Ngo, il quale mi aveva fatto avere dei suoi disegni, due compilation con la sua musica preferita, con tra l'altro ottime nuove band californiane, e due libretti autoprodotti da lui stesso, con dei suoi disegni. Ce ne innamorammo, ovviamente.

Di lì, nel giro di poco tempo, abbiamo iniziato un'ancora più fitta corrispondenza, da cui poi appunto sono nate le varie copertine, spunti per titoli, testi etc...
Nel prossimo disco, ad esempio, due testi di altrettante due nuove canzoni sono completamente suoi." 

-Luca Di Pierro è stato un'artista chiave per l'aspetto visuale dei vostri lavori. Come è nata la collaborazione?
"Luca l'abbiamo conosciuto 6 anni fa ad un concerto di Bonnie Prince Billy a Faenza. Lui stava promuovendo Adodo, bellissimo magazine di cui era il tutto fare. Da lì abbiamo iniziato a sentirci spesso, fino ad arrivare a proporgli di curare la grafica interna di un tributo agli Os Mutantes uscito per Madcap nel 2007. Nel frattempo si era trasferito negli Stati Uniti, dove ci siamo visti in occasione di ogni nostro tour in quel paese, addirittura del primo tour, nel 2008, Luca ha curato le date a New York e un po' la logistica in generale. Quindi abbiamo continuato la collaborazione, soprattutto scambiandoci file, stimoli, idee (io ho curato una mostra itinerante di suo quadri a fine 2009 inizio 2010, lui ha incluso un mio racconto in un'antologia di autori italiani e americani edita negli US, abbiam prestato nostre musiche ad un suo corto per promuovere un romanzo che è finito sul New York Times, mentre lui ha prodotto il video per "In their graves"...), e, come accennavo prima, vari sono i progetti insieme già in cantiere."

-Cosa ne pensate del fatto di aver un maggior riscontro all'estero?
"Per presentare "No room for the weak" abbiam fatto in un anno 137 concerti, di cui moltissimi all'estero. Abbiamo faticato meno a suonare all'estero (Nord America ed Europa) che non in Italia. Abbiamo avuto ottime recensioni tanto all'estero che in Italia. Mi è forse sembrato che all'estero (discorso super in generale, ovviamente) ci sia meno bisogno di catalogare, e che quindi la nostra proposta, per quanto particolare, non venga vista nè come troppo sperimentale, nè troppo cerebrale, nè presuntuosa...
Ti posso assicurare che in Italia ci sono delle ottime realtà per cui saremo sempre felici di suonare. Tanto quanto continueremo ad essere felici di non essere chiamati a suonare in quei circuiti che non hanno avuto mai interesse per noi. Molto semplicemente è una questione di vedere dove la tua proposta può avere spazio, e battere su quello.
Per noi suonare live è fondamentale, non solo per promuovere i dischi, ma perchè è una delle cose che sappiamo fare meglio, e di cui sentiamo maggiormente l'urgenza. E quindi semplicemente continuiamo ad andare dritti per la nostra strada."

-Da collaboratore di una webzine "sudista" mi viene spontanea una domanda: vi siete mai chiesti perchè nel sud italia suonano poche band indipendenti o di certi ambienti underground? Secondo voi il motivo è soltanto una questione di logistica? O c'è altro?
"La tua domanda è ben complessa; di certo la questione logistica è importante. Noi ci mettiamo meno ad arrivare In Germania o in Slovenia/Rep Ceca Francia etc...che arrivare a Roma. Ovviamente questo influisce quando, per fare ad esempio un tour all'estero, partendo dalla Sicilia, devi già mettere in conto un giorno e mezzo prima di essere all'estero... Ma ti dico, non sono di certo la persona più adatta per dare una motivazione logica o sensata.
Ti dico però che, nel nostro piccolo, abbiamo avuto modo di conoscere ottime realtà al sud, cito ad esempio la Brigadisco Records di Itri, etichetta stupenda, con produzioni curatissime, che organizza anche due festival e una sfilza lunghissima di date. Realtà napoletane legate al Perditempo, come A spirale, Sec, o la Fallo dischi... Carlo Natoli e quello che sta facendo non solo a Ragusa...Lomax a Catania...le pugliesi Musica per organi caldi e Leepers production... Fabio Nirta e tutto il giro di Cosenza... non so se sia pertinente, ma pensando alla Sardegna c'è l'ottima Here i Stay, capace di resistere nel miglior modo quest'anno anche al boicottaggio dell'omonimo festival... E da lì salire verso centro, vedi Roma, con la No Fi, il Fanfulla, Borgata Boredom e una band meglio dell'altra...
tutte queste realtà sono fatte di band e di persone che lavorano, e che secondo me possono essere viste come lo zoccolo duro di future possibilità..."

-Ci parlate del vostro importante sodalizio con il Madcap Collective?
"Penso di aver già accennato a Madcap in altre risposte. Fondamentalmente Madcap per noi ha rappresentato la famiglia da cui siamo partiti in quest'avventura. E continua ad essere presentissima nelle nostre produzioni, vedi l'ultimo 7'' uscito appunto per Madcap in collaborazione con Aagoo, Boring Machines, Avant!, Brigadisco e La délirante...(7'' split con l'ottima band torinese How much wood would a woodchuck chuck if a woodchuck could chuck wood). Quello che mi piace soprattutto di Madcap è che sia in continuo cambiamento, non è più un'etichetta, o meglio, non solo, è più un piccolo laboratorio, un sodalizio, un punto in comune tra realtà diverse."

-Sparatemi a freddo, senza pensare troppo, un gruppo italiano o non che vi ha colpito di recente.
"Ce ne sarebbero molti.
Ho già citato gli HMWWAWCIAWCCW, di cui sono certo si sentirà e a ragione molto parlare, avrei altri nomi (vedi i SIC ALPS con cui abbiam appena fatto un tour europeo, o i MOVIESTAR JUNKIES, entrambi giganti!)...
guarda, ti dico THULEBASEN, danesi, abbiam fatto con loro un tour in Scandinavia lo scorso aprile, meritano davvero, modo originalissimo di usare la voce e le chitarre, e ottima resa dal vivo. Spero di riuscire a portarli in tour in Italia presto."

-Prossimi progetti e impegni?
"Oltre al fatto, come accennnavo prima, che abbiamo appena finito di registrare il nuovo disco, che dovrebbe uscire a gennaio, e che sarà mixato da Greg Saunier dei Deerhoof, abbiamo da pochissimo fatto uscire un 7'' split, vedi più sopra, e un vinile live, con illustrazioni di Rocco Lombardi (eccezione che conferma la regola, riferendomi qui al discorso su Vinh Ngo), uscito per Brigadisco Records, con anche versione limitata serigrafata a mano con diversi colori rispetto alla tiratura normale, grazie al lavoro di Legno (qui qualche foto www.brigadisco.it). Saremo poi presenti in una compilation che uscirà a breve per festeggiare i 10 anni dell'etichetta Under My Bed, mentre No Fi Recordings sta ristampando la versione in cassetta di "and He told us to turn to the Sun".
Per quanto riguarda i live saremo fermi fino a dicembre, per quindi ripartire da gennaio per presentare il nuovo disco."



 http://www.facebook.com/pages/Father-Murphy/140754102641108?sk=wall

http://www.myspace.com/reverendmurphy

http://fathermurphy.blogspot.com/

http://www.madcapcollective.com/

Commenti