"ARE WE REAL?" e IL PICCOLO DIRIGIBILE GIALLO

di Salvatore La Cognata


Forse faccio ancora in tempo, devo solamente infilare qualche effetto personale in valigia e prepararmi a questo breve ma intenso viaggio; oppure spogliarmi, indossare il solito pigiama coi pantaloni corti fino ai polpacci ed abbandonarmi ad un sonno profondo per poter entrare in contatto con "IL PICCOLO DIRIGIBILE GIALLO", primo lavoro sulla lunga distanza degli ARE WE REAL?, un giovanissimo e promettente duo friulano che esordisce dopo due e.p. di riscaldamento (21.47.32 e INVERNO) a cura della "FAME DISCHI", che continua a riservarci delle gustose sorprese per le nostre orecchie affamate.
Francesco Chiarandini (voce, chitarra, ukulele) e Alex Ortiga (synth, piano, basso e lirycs) ci tengono per mano accompagnandoci lungo le undici tracce del disco, a tutti gli effetti un concept album di progressiva memoria che racconta il viaggio di questo dirigibile attraverso luoghi fisici e mentali e che ci catapulta in un mondo privato e onirico, sospeso tra sogno ed immagini reali, ricordi indelebili e riflessioni su una sconfortante realtà. Ci si muove nell'ambito di un folk lo-fi prevalentemente acustico e bucolico, con azzeccati inserti di synth e piano e sembra sin dalla prima traccia di librarsi in aria ed abbandonare il nostro mondo ed i ritmi frenetici per poter sentire il silenzio, i nostri respiri, e il cuore che comincia a rallentare; tutto d'improvviso comincia a farsi lontano ed "irreale", sembra di essere avvolti da uno speciale liquido amniotico. Sembra di origliare di nascosto e leggere gli appunti sul loro diario di bordo.

Si parte con "IL DECOLLO", necessario incipit che è un tripudio di plettri dal sapore classicheggiante, piccola sfumatura che mi capiterà di incontrare in certi momenti lungo tutto il viaggio. La title track si fa avanti in punta di piedi, con chitarra e voce a dichiarare un certo innocente stupore verso cio' che ci circonda, e la voglia irresistibile di intraprendere questa esperienza onirica. 
Proseguendo incontriamo la romantica "VENTO E LUCE, MOTIVETTO PRIMAVERILE", che fa prendere quota al nostro dirigibile con ricordi d'amore, capelli al vento, lui e lei di spalle baciati dal sole, acustica e pianoforte a farla da padroni.
La voce, piacevolmente irregolare in certi passaggi, non fatica affatto ad entrare nelle nostre grazie, e dopo qualche momento di perplessità, ti entra dentro e non sembra voler più uscire, sussurrandoti e confidandoti anche i più intimi segreti. "SORVOLANDO IL DESERTO" mette in mostra voci filtrate, un ritornello appiccicoso e in alcuni momenti sembra bussare alla porta di un Vasco Brondi meno tetro e preoccupato.
La successiva "PASSATO" mi fa ritornare in mente certe tentazioni classicheggianti e progressive, riportando a galla i PIERROT LUNAIRE dell'omonimo esordio, costretti in qualche modo a suonare con meno mezzi a disposizione, ma che raggiungono lo stesso lodevoli risultati.
"LA CANZONE DELLA NOTTE" permette agli ARE WE REAL? di fermarsi un attimo a riflettere e riposare, un brano sublime che incalza con un synth pulsante, barlumi post rock, e l'acustica che crea tensione per poi rilassarsi successivamente. Per quanto mi riguarda mi ritrovo ormai immerso fino al collo e coinvolto dentro questa esperienza che continua con "LA STRADA A SINISTRA PORTA AI PIEDI DEL MONTE HUASHAN", suddivisa in due parti; la prima, un po' più canonica racconta l'arrivo, mentre la seconda risulta più riflessiva e lisergica, con un synth orchestrale e la psichedelia lo-fi dietro l'angolo.
Siamo quasi alla fine di questa esperienza ma c'è ancora tempo e spazio per la strumentale e atipica "ALISEI" che sfoggia per la prima volta una chitarra elettrica con l'inconfondible suono dell'ukulele, e si accasa ancora dalle parti di un post rock da cameretta.
"LA BREVE STORIA DI HENRY E CECILE, FIGLI DI PESCATORI", forse tra le migliori del disco insieme a "SORVOLANDO IL DESERTO", si ricorda per un particolare e piacevole arrangiamento di synth, un coinvolgente crescendo strumentale ed un ritornello micidiale che crea quasi subito dipendenza. 
Il nostro dirigibile ha concluso il suo viaggio e non poteva che salutarci con "L'ATTERRAGGIO", un resoconto di sensazioni, riflessioni ed immagini. La voce in questo caso più che cantare, declama, e l'atmosfera del pezzo diventa meno bucolica  e più sperimentale e vede ancora spuntare la testolina di Vasco Brondi et similia, e potrebbe essere, perchè no, una sorta di anticipazione per le prossime puntate della saga ARE WE REAL?. 
Esordio particolare di cantautorato a bassa fedeltà, minimalista, con una spiccata attitudine indie, un folk psichedelico da camera e un amore, forse involontario, per i seventies. Un ascolto che cresce in modo esponenziale fino a creare come detto poco fa, una piacevole dipendenza e chiudendo gli occhi non è poi cosi' difficile ritrovarsi.....sospesi nell'incredibile.

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