Club Privè: L’ENFANCE ROUGE – “BAR – BARI”

                                                       di Claudio "Spleen" Purrometo




Recensire un gruppo come L’Enfance Rouge si rivela una questione abbastanza delicata. Se non altro per il fatto che parlare obiettivamente di un gruppo che segui da più di dieci anni non è cosa facile. C’è sempre lo spettro di un certo timore reverenziale. E di un’ammirazione che vela appunto l’obbiettività. Ma in fondo il mio compito, se di questo si può parlare, è semplicemente dare un’opinione. Le conclusioni le lascio a voi dopo aver ascoltato. 
L’Enfance Rouge nasce nei primi anni ‘90 da un’ idea di François R. Cambuzat (The Kim Squad, Il Gran Teatro Amaro) e Chiara Locardi. A cui si aggiungerà solo successivamente Jacopo Andreini (una delle menti più prolifiche e geniali del nostro paese) alla batteria. Vari album. Centinaia di concerti in giro per il mondo. Fanno de L’Enfance Rouge uno dei gruppi di punta e di culto della scena indipendente. Un progetto che va oltre la musica. Avant Rock, se proprio si ha bisogno di definizioni. E testi (e teste) con un’attitudine palesemente e poeticamente politicizzata. 
“Bar - Bari” è il loro ottavo album. Un bell’album sicuramente. Ma parte un po’ svantaggiato nei confronti del precedente “Trapani – Halq Al Waady”. Peraltro il loro lavoro migliore. E più ambizioso. Che vede la partecipazione di alcuni musicisti tunisini. “Bar – Bari” riprende in gran parte quell’album. Quindi per chi li conosce già non ci sarà magari l’entusiamo da nuovo album. Ma sarà per certi versi come ascoltare la versione grezza dell’album precedente. Questo. Il suono distintivo de L’Enfance Rouge. Duro. Scontroso. Intransigente. Come il passo di un paio di anfibi nella notte. Senza tralasciare momenti più intimi.
Probabilmente queste otto tracce aggiungeranno poco alla storia de L’Enfance Rouge. Ma ne fanno parte. E di questo bisogna prenderne atto.




www.enfancerouge.net

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