di Cristina Siracusa
Addio, fottiti, ma aspettami. Amore e altre farfalle è il racconto dell'amore tormentato tra due adolescenti. Un ragazzo e una ragazza, lei bella, bella in modo artificioso: trucco pesante, capelli dai colori più pazzi per rompere con il grigio dell'asfalto, la monotonia della città e il suo mal di vivere. Unghie esageratamente lunghe per graffiare, per lasciare il segno, per gridare tutta la disperazione dell'essere adolescenti in una città anonima, che va avanti senza fermarsi un attimo per accorgersi dell'esistenza delle vite.
Tra grattacieli, vetrate, gas di scarico e pozzanghere puzzolenti i due ragazzi consumano il loro amore nella voglia che li fa avvicinare e nella paura che li fa allontanare.
Interminabili pomeriggi a calciare lattine vuote, correre sui sassi dei binari, dar da mangiare ai gatti randagi e poi, per sbaglio, inciampare sulle labbra l'uno dell'altra. E diari e poesie dal titolo inappropriato…e fumo e bottiglie in cui annegare i desideri nei fine settimana.
Questo racconto ci riporta nel turbine dell'adolescenza con quella voglia e quel rifiuto di sentirsi diversi, non accettati da Dio solo per qualche messa mancata…e non capiti.
Cercare di lavar via il dolore sotto la doccia dove le lacrime si possono confondere con l'acqua calda e il veleno del cuore con il sapore amaro dello shampoo. Il ragazzo invece è più riflessivo, attento, capace di percepire ogni piccola sfumatura, ogni cambiamento d'umore, ogni tormento della sua musa. E tra le lettere mai mandate, scritte sul letto con la sola luce dell'accendino, tenta di non amarla, di cancellare il suo nome, ma ogni tentativo di dimenticarla è solo un modo per ricordarla. E poi amarsi di nuovo, di fretta, tra i barboni, senza esperienza, tra tutti quei ti amo sparsi sui muri che fanno paura.
Le frasi brevi, le parolacce e la punteggiatura quasi priva di punti, rendono il racconto spiccio, irrequieto, d'un fiato.
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