L'indie frizzante dei Pig Sitter

di Salvatore La Cognata

Devo ammettere che ricorderò piacevolmente la genesi di questa ultima recensione, svariati sono i motivi che ricollegheranno i miei ricordi ai PIG SITTER, uno fra tanti, la coreografia natalizia di una città vestita a festa, la dolce malinconia delle luci colorate ed io, nervosamente imbottigliato nel traffico, ad imprecare silenziosamente, e come sottofondo "IO SBAGLIO SEMPRE", traccia di chiusura di ANAMNESI, lavoro d'esordio di questo duo di Taranto. Una contagiosa pop song deliziosamente sbilenca e lo-fi, che ti ritrovi a canticchiare quasi senza accorgertene.
I PIG SITTER sono Giuseppe (voce, basso) e Claudia (chitarre), col prezioso aiuto del musicista pugliese Simone Martorana, a capo di svariati progetti (tra cui HOBO e FOLKABBESTIA).              
Un progetto totalmente "home recording" che nasce quasi per gioco da una cameretta e prende forma  attraverso le dieci tracce che compongono questo accattivante contenitore indie lo-fi -pop, una caramella  frizzante e colorata con inaspettati effetti psichedelici.
"ENGLISH SONG", la prima traccia, è insieme fuorviante ed esplicativa riguardo le influenze del duo, nel senso che è una dichiarazione d'amore verso il pop d'oltremanica, ma non lascia ben intuire la direzione che potrà prendere l'intero lavoro. A confermare questa mia teoria, arriva "NELL'ASCENSORE", gustoso racconto nella quale non è difficile identificarsi; imbarazzi silenziosi, beghe condominiali, dissapori mai sopiti, ma soprattutto una spiccata vena pop a bassa fedelta, ed un songwriting agile e fluido, tastiere calde e colorate che ritroveremo sparse un po' ovunque, a dipingere pigri e scanzonati quadretti psichedelici.
"SE I MARZIANI CI FOSSERO VERAMENTE" sconfina nei territori del punk rock, e fantastica su un improbabile arrivo dei nostri simpatici amichetti proprio nella città di Taranto.
Le influenze psichedeliche diventano più tangibili nella successiva "P-JAMA" che si incupisce un tantino, e il tappeto strumentale diventa acido e piacevolmente disturbante. Qui si narra di sensazioni impalpabili tra il sonno e la veglia, le cozze andate a male ed una notte insonne che forse sarebbe meglio dimenticare...oppure ricordare? Il finale, strumentale e lisergico, ti culla e fatica a lasciarti andare, si appiccica subdolamente e ti lascia comunque un bel sapore in bocca.
L'intermezzo "CLACSON(G)" è una pigra ballad a suon di ukulele che fa da preludio a "L'ESTENUANTE LOTTA DEI PELUCHES CONTRO LA POLVERE", forse il pezzo che si fa ricordare per primo; merito di un ritornello che potrebbe far pensare ad una cartoon song, una sigla televisiva, a suon di rock punk scanzonato e orgogliosamente low-fidelity.
"SLIPTONITE" ritorna dalle parti del pop inglese, mentre la barcollante e ubriaca "OCCHI DI CARBONE" conferma ancora una notevole vena pop, mai banale, ed un gusto per il racconto di storie di ordinaria quotidianità, personaggi bizzarri, ed ironiche divagazioni. 
"SEMPLICE" è un mantra benefico ed essenziale che si avvolge su se stesso, caratterizzato da una chitarra elettrica e poco altro, una sorta di preghiera pagana; potrebbe durare anche dieci minuti in più ma non riuscirebbe e stancarci, decisamente ipnotica!
La chiusura è affidata a "IO SBAGLIO SEMPRE", di gran lunga il mio brano preferito, notevole manifesto indie pop rock, ritornello memorabile, chitarre grasse e pigre, voce perfettamente irregolare, ed una energia fuori dal comune. Un esordio convincente, perfettamente in bilico tra tentazioni pop e gusto per un songwriting originale, e irrefrenabili  pulsioni psichedeliche che ci fanno vedere, anche solo per pochi attimi, i celeberrimi cieli di marmellata.
            
         

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