Ritorno in "Black" per i Le-Li

di Sisco Montalto


Avevo scoperto i Le-Li esattamente un anno fa e subito avevano attirato la mia attenzione, cosa non facile di questi tempi! Un duo che ripropone già dal primo album, "My life on a pear tree", delle sonorità che hanno nel loro background il folk dell'America più profonda, mischiate allo sperimentalismo mai eccessivo e autoreferenziale. Ne esce fuori un pop-rock, un dream-pop (chiamatelo come volete, per me ha poca importanza), che ti culla delicatamente e ti fa a tratti sobbalzare, per ricadere sempre sul "morbido". Hanno fatto molta strada in un anno e dopo aver conquistato prima l'Italia e poi l'Europa, sono tornati con un nuovo album (in uscita il 7 gennaio) dal titolo "Black Album"...
Elisa (Leli) mi ha raccontato la loro storia, dalla nascita all'ultimo lavoro. Nell'attesa che parta il tour di promozione e nell'attesa di rivederli in Sicilia (saranno a Catania in primavera), conosceteli meglio in questa intervista...

-Raccontami un po' come nasce l'idea del vostro progetto, questo misto di songwriting e musica d'infanzia..
"Il progetto è nato in modo molto spontaneo. Era un anno che vivevo da sola in montagna, dove insegnavo in alcune scuole per l'infanzia. Così, finchè imparavo le canzoni da insegnare ai bimbi, scrivevo qualcosa anche per me. Molto probabilmente, in modo inconsapevole, ho unito i miei ascolti di una vita con quelli delle canzoncine. Poi mi sono trasferita per un po' a Bologna da Matteo (John). Gli ho fatto ascoltare questi pezzi e il giorno dopo eravamo a registrare in studio."

-Penso sia molto difficile oggi proporre qualcosa di davvero originale (musicalmente parlando) e che alla base di tanti progetti ci sia una sorta di moda nel voler riproporre un genere (vedi indie)... cosa ne pensi?
"Io penso che al giorno d'oggi molto è già stato detto. Con il paradigma del "bisogna fare qualcosa di nuovo a tutti i costi" si intraprendono strade rischiose, nel senso che probabilmente si va incontro ad un tipo di composizione molto autoreferenziale che a volte non solo comunica poco, ma si macchia anche di accademismi e pretenziosità. Preferisco quel tipo di musica che non si vanta di essere all'avanguardia (anche perchè ben poca lo è) ma che fa sua un altro tipo di ricerca, legata al timbro, o al testo. O che semplicemente e onestamente, cerca di fare del sano pop senza voler essere a tutti i costi sopra le righe."

-Leggevo da qualche parte che proporre musica semplice è il modo migliore per fare successo perchè in fondo è quello che vuole la gente, canzoni che vengano "capite" senza molti sforzi: cosa ne pensate?
"Penso che fare musica semplice non sia affatto...semplice! A parte i giochi di parole, son convinta che avere il dono dell'essenzialità sia una cosa meravigliosa. Io son dovuta passare attraverso mille trip sperimentali per arrivare alla fine a capire che se il giro di do funziona così bene, un motivo ci sarà. Detto ciò, non voglio dire che bisogna essere banali per far musica fruibile. Se penso alla musica per me geniale, alla fine scopro che la semplicità di molte canzoni è solo apparente. Magari scopro che alcuni accordi vengono sostituiti con altri, o che dietro ad un motivetto molto cantabile c'è un tempo dispari assurdo. la loro genialità è proprio questo: rendere assolutamente semplici cose difficili.
Per quanto riguarda quello che vuole la gente...si sa, viviamo un periodo difficle. Si lavora, si sclera e si corre tanto. Probabilmente molti, quando staccano dal loro trin tran quotidiano non hanno voglia di sbattersi a trovare qualcosa che non sia semplicemente proposto da altri, come la tv o la radio. Per me è molto molto triste, ma non me la sento di condannare tutta la gente dall'alto. Piuttosto condannerei i mass media, che fanno di tutto per abbassare il livello medio della cultura. ma ci addentriamo in un discorso molto lungo..."

-Il vostro approccio alla musica è del tutto spontaneo o c'è dietro un qualche tipo di studio o pianificazione?
"Pianificazioni direi proprio di no. Studio un bel po'...io vengo da studi classici, Matteo è un produttore. Il nostro punto d'incontro è stata la ricerca dell'arrangiamento particolare, che potesse esaltare la canzone senza essere nè troppo invasivo, nè banale."

-Come nascono le vostre canzoni?
"Le canzoni nascono sul divano di casa mia. Di solito io scrivo lo scheletro della canzone, che comprende il giro armonico e la melodia. Poi ci troviamo insieme in studio e pensiamo agli arrangiamenti."

-Sta per uscire il vostro terzo lavoro: che album sarà e, rispetto al precedente, cosa avrà di diverso?
"Il nuovo album non si distanzia molto dal precendente nella scrittura. Ciò che lo differenzia è l'uso dell'italiano (metà delle canzoni sono nella nostra lingua madre) e il fatto che abbiamo ridotto l'organico: in "My life on a pear tree" ci sono molti ospiti, in questo ci siamo arrangiati a far tutto, con l'aiuto di Andrea Bergamin e Elia Dalla Casa, due personaggi che ci accompagnano anche dal vivo."

-Quanto è importante per voi reinventarsi nel proprio modo di fare musica?
"Molto. Anche se mi rendo conto che non è per nulla semplice. E' molto facile ricadere negli schemi che funzionano. Io spesso mi concentro sulla ricerca timbrica, cercando di usare strumenti poco comuni o poco sentiti. Mi rendo conto però che spesso cado in cose già sentite....e butto via tutto...e poi lo rifaccio..."

-Infanzia, maliconia, giocattoli, chitarre acustiche, atmosfere anni sessanta: l'essenza dei Le-Li è da ricercare tra queste cose?
"Si...anche se i nostri ascolti sono più articolati...vengo dal conservatorio e da anni di militanza in gruppi punk, dove suonavo per reazione all'accademismo classico. Proprio grazie al punk ho conosciuto Matteo. Punk e musica acustica per noi alla fine non sono così lontani (tant'è vero che durante i live facciamo sempre qualche cover di gruppi punk che ascoltiamo). Entrambi fanno propria un'estetica legata all'essere diretti."

-Ultimamente ci sono in giro moltissimi progetti in duo piuttosto che band di vari elementi...è un'esigenza che avete sentito anche voi: perchè?
"Diciamo che il duo è facile da gestire. Per fare le prove devi contattare una sola persona. E per scrivere un pezzo non devi scendere a compromessi con troppe teste. Diciamo che si lavora più velocemente..."

-Cosa c'è di "italiano" nella vostra musica? Vivendo in questo paese, come influisce su di essa la realtà di tutti i giorni?
"La mia realtà quotidiana è molto legata alla mie canzoni perchè insegno musica ai bambini. 
Per quanto riguarda la questione puramente musicale, ho ascoltato sempre musica straniera. Ho ben pochi ascolti italiani, purtroppo. E dico purtroppo perchè ci sono moltissime realtà interessanti nel nostro paese, soprattutto oggi. Nulla da invidiare all'estero. Poi che i canali per veicolarle non ci siano, è un altro discorso...legato a quello che dicevo prima. I canali ufficiali sono dei muri." 

-Dite che Le-Li è un ponte tra musica d'infanzia e songwrting: rimanere bambini è fondamentale per voi, per scrivere la vostra musica..
"Io dico che rimanere bambini è fondamentale nella vita. Bambini nella capacità di sapersi stupire e nell' essere curiosi. Ma dico anche che bisogna avere le antenne: per saper captare quello che succede ed essere lucidi sempre, senza farsi prendere per i fondelli."

-Quando avremo il piacere di rivedervi in Sicilia?
"In marzo!!!!!!!!!!!!!!!!! Non vedo l'ora. La Sicilia è fantastica."


I Le-Li sono:

Leli : voce, chitarra classica ed acustica, contrabbasso, sitar, dilruba, glockenspiel, harmonium.
John : voce, chitarra acustica ed elettrica, percussioni, tastiere, sinth, diamonica, glockenspiel, batteria.




Commenti

  1. Grandi Le-Li! Mi sono piaciuti un sacco, peccato non essere riusciti a averli con noi per lo scorso Timpaviva

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