“Death Surf” - primo album per gli "Heroin In Tahiti"

 di Paolo Finocchiaro



Voodoo, voodoo! Post-atomico sound che ti avvolge estatico, narcotico, in un vortice deviante ed oppiaceo. Gli Heroin In Tahiti, duo romano formato da Valerio Mattioli e Francesco De Figuereido, entrambi dentro la scena culto del locale romano “Borgata Boredom”, hanno fatto centro con il loro primo lavoro su lp denominato “Death Surf”, uscito per la Boring Machines. Essi ci direzionano verso spiagge tropicali occulte, dove incontriamo indigeni apatici e surfisti dell'apocalisse. Si, spiagge desolate, dove non è più il tempo della gioiosa e solare psichedelia pop dei Beach Boys. Qui vige il suono di derelitti esseri dopati che aspettano invano l'alba di un nuovo avvento alle porte in un villaggio vacanze esotico abbandonato (?). Per capire di che territori stiamo parlando, pensiamo agli Spacemen 3 ed a i Cluster (secondo periodo) che si sono dati al gioco del drone e dello psychobilly, mentre si muovono danzerecci, ieratici, con collane hawaiane di fiori appassiti al collo. Morricone benedice dal vecchio west e Kenneth Anger li avrebbe sicuramente scritturati  per musicare uno dei suoi esoterici corti. 
Dunque, prova più che ottima, con potenzialità egregie, che potrebbe varcare le barriere soniche (troppo convinte e statiche) dell'italico stivale e non solo.  Aloha, nemA.



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