I DON TURBOLENTO, tra electro - pop e songwriting

di Salvatore La Cognata

I DON TURBOLENTO sono un duo bresciano (Dario Bertolotti, Giovanni Battaglia), al loro secondo lavoro, dopo l'esordio di circa tre anni fa. Una scarna stumentazione (synth e batteria) al servizio di un songwriting interessante che non fa rimpiangere la mancanza di altri componenti, e si appoggia giocoforza sulle capacita' di scrittura e sull'estro compositivo.
WHAT I CAN apre le danze sfoggiando una batteria in loop, un tappeto synth pop, e lambisce territori kraut, chiara influenza che fara' capolino nelle tracce a venire. Una melodia pigra e delicata si insinua dentro le trame elettroniche, spiazzando chi, come me ,leggendo la ragione sociale del duo si aspettava bordate noise e grasse chitarrone in evidenza...un semplice abbaglio, una scommessa persa in partenza. La successiva title track parte convulsa e tesa, vomita parole, e nel ritornello si ritrova a flirtare col pop sintetico, in certi momenti mi viene da pensare agli Human League di Reproduction, alla quale hanno versato di nascosto delle anfetamine nel cocktail. Ormai credo di aver smaltito l'effetto sorpresa, quindi mi sento un po' piu' stabile, forse posso provare a risolvere il rebus.
Gli elementi non mi mancano (synth pop, kraut, punk funk, una leggera spruzzatina di dark). La traccia successiva, la robotica TANZEN DUSSELDORF, trasporta la nostra mente nei fumosi e decadenti club berlinesi, tra fiumi di birra e facce stravolte e sudate, giovani ragazzi che ballano a scatti come degli improbabili replicanti; un brano godibile ed evocativo con un nervoso finale electro-cyber punk.
EVIL HEAVEN e' a mio avviso l'apice del disco; una furba ballata digitale che mescola attitudine trendy e retro', una contagiosa melodia con  smalto nero e un umore crepuscolare. Finora sembra andare tutto bene, un buon inizio che lascia ben sperare, ma improvvisamente con l'ascolto delle tracce DON'T TALK e SMS IN A BOTTLE, sento fastidiosamente in lontananza il suono stridente di un campanello, come una sorta di allarme..Le tracce appena citate sono una banale paccottaglia dance con pesanti e troppo invadenti arrangiamenti di tastiere, melodie frettolose e raffazzonate, come se i D.T. fossero stati costretti a comporre questi brani entro mezz'ora, quasi per scommessa.
DON'T non riesce a sollevare le sorti di questa brusca caduta; e' un rap confuso e anonimo che scorre anonimamente risultando ancora come uno scomodo riempitivo.
THIS TIME ci accompagna verso la parte finale del disco e risolleva un po' il morale. Un brano moderatamente acido che si lascia comunque ascoltare anche se il suono del synth risulta essere un po' piacione.
L'ipnotica e ambiziosa DESERT LINE ospita la preziosa e affascinante collaborazione di Max Collini degli OFFLAGA DISCO PAX, che declama sommessamente nella parte centrale del pezzo, riuscendo ad impreziosire un brano piacevolmente malinconico.
La conclusiva MEAN IT si riconnette con gli umori ciber-punk pop della prima parte del disco e riesce a riportare un po' di serenita'  e a rischiarare il cielo che era diventato minaccioso in modo abbastanza preoccupante.
Un lavoro dalle sorti altalenanti, che parte bene, riesce a stuzzicare le nostre orecchie, per poi cadere in un buco nero nella parte centrale, e nel finale riesce a limitare i danni, e rientra in extremis nei binari giusti.
I DON TURBOLENTO hanno ottime capacita' di songwriting, buon gusto, e innegabile conoscenza della materia electro pop, quindi tutto sommato riescono a strapparci un sorriso, in attesa delle prossime puntate.



    

Commenti