Intervista a Vittorio Cane

di Katiuscia Key Pompili



Ho scoperto le canzoni di Vittorio Cane grazie a Paolo Spaccamonti quando studiavo a Torino nel biennio 2007-2009 e presto divennero colonna sonora della mia vita all’ombra della Mole.
L’intervista che pubblico è stata realizzata via mail ed è poi stata rifinita dal vivo, bevendo e scherzando in occasione del concerto al Glamour Cafè di Catania il 13 febbraio 2012.
Il live è stato caratterizzato da un clima intimo e informale e il cantautore torinese ha eseguito brani di Secondo e del nuovo album Palazzi. Ha anche messo in scaletta una cover di Natale è il 24 di Piero Ciampi che ha realizzato in maniera intensa e suggestiva.
Vittorio Cane viaggia da solo con zaino in spalla riempito di indumenti appallottolati e una scatola contenente i suoi cd da vendere; diretto alla città del liotru con panino imbottito con prosciutto cotto, provola e carciofini è arrivato da altre 4 date siciliane.
Sembra uscito dai testi delle sue canzoni, è come se i versi che canta prendano forma nella sua figura. Musicista on the road, sincero, timido e… svogliato: «non amo fare i compiti a casa» mi dice e per finire questa intervista ci sono volute settimane.
L’ultimo messaggio che annunciava il compimento dell’intervista recitava: «eccola, sono stato sintetico e discreto».
E lui è così discreto ma socievole e le sue canzoni restano nel cuore.

Key: Ciao (siamo al bar e sono le 18.00) cosa prendi?
Cane: "BIRRA!!"

Key: ti piacciono i bar? Qual è il tuo bar preferito a Torino e perché?
Cane: "Molto.Ssoprattutto per la colazione col giornale, non ho bar preferiti, mi affeziono a qualcuno e dato che nelle vicinanza è pieno di bar, dopo un po' cambio."

Key: Ai tempi di Secondo vivevo a Torino e spesso giravo in bici (mezzo da te usato nel video Domenica per altro…) con alle orecchie l’mp3 con le tue canzoni, ecco perché la tua voce mi rimanda ai miei giri lungo la Dora…
Ti ho fatto questo preambolo (di vita privata) per chiederti quanto la tua produzione sia legata alla tua città. Il fatto che collabori con quella che venne chiamata la scena di S. Salvario (Paolo Spaccamonti e Dejan e lorsoglabro e, adesso, con lo scrittore Christian Frascella) e che nei tuoi video spesso emergano pezzi riconoscibili di Torino mi fa credere che come i più grandi cantautori anche tu sia ben radicato nel tuo territorio, sbaglio?
Cane: "E' solo una questione di incontri e amicizie che puoi fare nella città in cui vivi e la città la vivi anche grazie alle relazioni."

Key: Come storica dell’arte sono molto interessata al processo creativo che secondo me è importante (quasi?) come il prodotto finito e presentato al pubblico. Tu in che modo e con che tempi ti approcci alla composizione?
Cane: "Tempi lunghi che occupano tutto il processo, dalla scrittura e composizione alla registrazione al mixaggio, passo poi molto tempo a tentare di far quadrare il tutto fino a che non sono soddisfatto."

Key: I tuoi testi hanno portato la stampa a definirti “ il poeta delle cose semplici”. Io li paragono a delle istantanee che inquadrano dei dettagli messi a fuoco in uno sfondo sfocato. Insomma pezzi di immagini quotidiane estrapolate da un contesto generale che però spesso resta celato.
Sembra che tu scriva un racconto e poi decida di cancellarlo salvando solo dei pensieri.
Mi incuriosisce il verso di A Milano “Le riviste con le foto di moda le ho già viste e mi perdo qualcosa”…
A proposito è dedicato a Milano il pezzo?
Cane: "Questa è difficile… più o meno mi riferivo a giornali come XL che dovrebbero essere di musica ma in realtà sono per lo più immagini pubblicitarie di moda…La canzone si chiama così perché quando l’ho scritta mi trovavo a Milano appunto."

Key: In tutti i brani utilizzi la prima persona e ti riferisci sempre con il “tu” a qualcuno che pare non ci sia più, ad una figura assente o ad un altro te stesso, forse alla tua memoria…
Cane: "In certi casi è quel “tu” che puo' essere veramente “tu” oppure “io”, che è uguale. A volte il “tu” diventa “te” allora si parla d' amore e delle sue conseguenze."

Key: Nel pezzo Mai, nelle ultime due strofe canti il “noi” e il “voi” come se avesse un carattere più collettivo, un timbro più polemico, è una mia impressione o è proprio così?
“come voi che siamo uguali ci muoviamo come cani,
e più in alto siamo insetti ma siam poco divertenti,
andiamo veloci andiamo lenti siamo al clima resistenti,
e non ci fermiamo mai (…) e guarda qui che abbiamo tutto dobbiamo solo respirare,
abbiamo il caldo abbiamo il freddo abbiamo gli occhi e da sentire,
c'è chi dice che sbagliato c'è chi dice che può andare,
c'è chi dice prima io, e non mi arrabbio”
Cane: "Moderatamente polemico."

Key: Frasi come “Sono quello di sempre, quello che a scuola era assente (…) sono quello che dico (…), quello che non vuole far niente” sono di una sincerità disarmante e credo siano di natura autobiografica. Quanto della tua vita c’è nelle tue canzoni?
Cane: "E’ tutto vero."

Key: Ok ho finito di tediarti con la mia analisi testuale (scusa è una deformazione professionale)
In questo nuovo album “Palazzi” hai utilizzato solo strumenti musicali analogici e hai eliminato effetti digitali. Perché questa scelta stilistica?
Cane: "Ho una passione per gli strumenti vecchiotti, li compro li smonto li aggiusto se riesco, è perciò ho a disposizione diversi strumentazione da utilizzare. Mi diverto di più cosi."

Key: Parlami del singolo, Quello che e della realizzazione del video di cui ho amato in ordine: i boxer a quadretti, l’idea di suonare coi piedi a mollo, lo stile della fotografia vintage e lomografico e l’inquadratura a trittico.
Cane: "Mi piacciono molto i fiumi per questo sono spesso presenti nei miei video."

Key: Il tuo approccio lo-fi (sia esso legato all’estetica o alle tecnologie da te utilizzate) caratterizza il tuo stile ed è tipico di un ambiente artistico sviluppatosi on the road più che nelle aule di un conservatorio o di una scuola d’arte. Che formazione hai avuto?
Cane: "La mia è una formazione da autodidatta però sono un amante dell' HI-FI."

Key: Hai collaborato con lo scrittore torinese Christian Frascella, il quale lavora in un call center, anche io ci ho lavorato per un periodo e penso che, purtroppo, sia tappa obbligata della generazione nata tra gli anni ‘70 e gli ’80, simbolo della precarietà esistenziale (ancor prima che lavorativa) e delle occasioni perse dalla società in cui viviamo. Nonostante ciò, credo che sia un luogo ricco di energia perché pieno di ragazzi molto giovani che non sono stati ancora travolti dal nostro cinismo e che non sono così disillusi. Tu cosa ne pensi?
Cane: "penso che proprio per questi motivi possa essere un buon posto per guardarsi attorno e trovare stimoli interessanti."

Key: Eccoci in dirittura d’arrivo, (e qui il menestrello torinese tirò un sospiro di sollievo…) solo una curiosità. Ho letto che il tuo film preferito è “L’uomo in più” di Paolo Sorrentino, autore per il quale nutro una forte passione. Qual è la prima cosa che ti viene in mente pensando ad una pellicola dell’autore napoletano?
Cane: "Il monologo finale di Tony Pisapia. Un saluto a “toro scatenato”.
“Io ho sempre amato la libertà, io sono un uomo libero” (cit. da L’uomo in più di Paolo Sorrentino)


Queste sono le ultime parole del suddetto monologo e mi pare definiscano bene Vittorio Cane...



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