"Nati per subire", parola di Zen Circus!

di Sisco Montalto


Ragazzi da oggi inizia il nuovo viaggio di Clap Bands e non potevamo non inziare col botto, pubblicando l'intervista a una band che ha sicuramente fatto la storia dell'indie italiano (e non) degli ultimi anni. Gli Zen Circus non hanno certo bisogno di presentazioni semmai di adorazione (giustificatissima), anche se credo che non interessi molto a loro... Una band in giro da dieci anni che ha toccato in lungo e in largo l'Italia e l'Europa senza mai svendersi anzi, rincarando sempre la dose e facendo parlare di se per la lontananza e il rifiuto di certi clichè... E' uscito a ottobre il loro ultimo album dal titolo eloquente e attualissimo "Nati per subire"; ne abbiamo parlato con loro, scoprendo anche (non mi stancherò mai di sottolinearlo) ragazzi disponibili e con idee chiare e coerenti...


-Inizierei subito parlando della vostra prima volta in classifica, un miracolo italiano! Dopo anni di successi e musica "sotterranea" , cosa significa per voi questa "novità"?
"Ci ha fatto molto piacere, questo e' indubbio. Per fortuna negli ultimi anni qualcosa sta cambiando e sempre più spesso la musica denominata indipendente o alternativa,riesce ad entrare nella classifica ufficiale di vendite. Questo perché l'ascoltatore e' più fidelizzato alle bands,rispetto a prodotti più mainstream."

-Ultimo album, colpisce molto (almeno me) il titolo, "Nati per subire": è già una consapevolezza importante soprattutto in questo Paese...
"Nati per subire lo siamo un po' tutti, partendo dal presupposto che nessuno chiede di nascere e di conseguenzai "subisce" la venuta al mondo. Ma levandoci dall'esistenziale, con questo album abbiamo provato ad andare a fondo in quello che con il disco precedente avevamo dipinto più dall'alto. Sono tante piccole storie,situazioni, di persone che non sono riuscite a scrivere una riga della propria esistenza. Il tutto senza alcun pietismo e senza giudicare,anche perché a volte siamo i primi ad essere narrati all'interno delle canzoni."

-Parlatemi allora di questo ultimo lavoro: ho letto che è "esattamente l'album che volevate fare": in che senso?
"Volevamo incrociare perfettamente il rock ed il punk rock americano ed inglese che ci ha cullato sin dall'adolescenza,con il cantautorato italiano.
Con il disco precedente ci eravamo avvicinati molto all'obiettivo, incidendo un album che per noi ha rappresentato e rappresenta tanto,ma che a livello di arrangiamenti e tessitura non ci ha soddisfatto come nati per subire."

-L'ho trovato più "elettrico" e meno folk degli altri..
"Si. Il folk c'è sempre dentro,non riusciamo proprio ad abbandonarlo!
Ma rispetto ad ATA e' più elettrico,noi scherzando(ma nemmeno troppo) lo abbiamo definito il nostro disco new wave.
Dal vivo suonarlo e' veramente stimolante,anche perché si passa da momenti di caos puro a pezzi come ragazzo eroe o La democrazia semplicemente non funziona.
E questa componente, il passare comunque da un pezzo folk ad uno punk,pop o garage,fino a sfumature noise,ci esalta,spesso arrivi a fine concerto senza accorgertene,quasi due ore che ti scorrono addosso in cinque minuti."

-Il passaggio all'italiano (secondo album consecutivo nella nostra lingua...) nasce forse da una nuova esigenza di comunicare in maniera più diretta? O c'è qualcos'altro dietro questa scelta? 
"Mi ricordo quando nel 2004 Appino arrivo' in sala prove con il primo testo in italiano,era "Fino a spaccarti 2 o 3 denti". Per me fu molto strano.
Gli zen circus li avevo sempre visti come un gruppo anglofilo,sotto tutti i punti di vista. Da quel momento comincio' un percorso che album dopo album ci ha portato sempre di più a riuscire a stabilire un contatto con il nostro pubblico.
Quando poi cominci a parlare della tua nazione,affrontare questi argomenti in una lingua diversa dalla tua,fa a pezzi il tentativo di sviluppare una dialettica propria.
Detto questo, adoro molti gruppi italiani che cantano in inglese e sinceramente un po' mi dispiace che stiano diminuendo di numero. Su questo io Ufo e Appino siamo d'accordissimo.Ognuno DEVE cantare nella lingua che preferisce,che sia essa inglese, finlandese,logudorese o Swahili."

-Quanto è importante per voi la dimensione cantautorale? Io nel vostro rock la vedo molto presente...
"Noi veniamo dal punk rock.
Chi più chi meno.Appino più dalla roba indie americana anni 80 90,Ufo più dal garage,io oltre al punk che mi ha cambiato la vita, dal noise,dal metal e dalla roba sperimentale.
Detto questo, i cantautori ci hanno accompagnato sin dall'infanzia. I miei primi ricordi musicali risalgono a quando da bambino i miei genitori accompagnavano le nostre perlustrazioni della Sardegna in camper con le cassette di Battisti. Ufo ama alla follia Jannacci ed il primo Dalla. Nella vita di Appino (di madre ligure) invece,l'importanza di De Andre' e' stata fondamentale.
Spesso quello che narrava Faber,si incrociava con le sue radici Genovesi,creando dei parallelismi davvero insoliti e curiosi,tra la vita della famiglia di Andrea e quello che si muoveva tra le righe del poeta."

-Non posso non farvi questa domanda: voi che siete sulla scena da anni e siete tra la miglior band alternative del nostro paese, cosa pensate della situazione musicale italiana, soprattutto in confronto a quella estera che voi frequentate molto?
"La scena estera e' qualche anno che non la viviamo,ma ti posso assicurare che l'Italia in questo momento sta vivendo un momento unico,per quello che concerne la scena indipendente.
Abbiamo tanti gruppi bellissimi,che stanno facendo numeri da big,soprattutto per quello che riguarda l'affluenza nei live.
TDO, Dente, Brunori SAS, il Pan del diavolo, Salmo, i Verdena, i Ministri, i Tre allegri ragazzi morti, LLDCE. Poi tra i giovani i fask, i Criminal Jockers, i Sakee sed e tanti altri."

-Chi sono i "qualunquisti" per voi?  Questo paese è qualunquista?
"L'Italia e' la culla del qualunquismo.Sarebbe difficile il contrario con la storia che ci portiamo dietro,senza andare troppo indietro,dai primi del 900 ad ora.
Siamo un'anomalia sociale,più che politica,anche perché la seconda e'conseguenziale della prima. E non mi riferisco solo ai discorsi da bar che a volte sfuggono a molti(me compreso),ma a come viviamo la vita di ogni giorno,di come non riusciamo ad affrontarla,in un paese che sta all'interno di un continente avanzato come l'Europa nel 2012."

-E' facile, e a volte necessario per qualcuno, creare dei miti e dei punti di riferimento: voi vi sentite degli esempi, dei punti di riferimento, in qualche modo "responsabili" a volte, dei pensieri di chi vi segue?
"Assolutamente no. Noi siamo un gruppo rock,che cerca di descrivere quello che vede attorno ai propri tre culi secchi."

-Mi è piaciuta una vostra frase "siamo sociali non politici", perchè credo che l'arte non debba mai diventare politica; e quando questo succede, diventa facile confondere il tutto e dare la sensazione di innalzarsi a portavoci di verità assolute: voi cosa ne pensate?
"Quando la musica comincia a diventare politica, il tutto diventa molto pericoloso. La musica a nostro avviso puo'  e non deve obbligatoriamente trattare temi sociali.
Quando si scivola nella politica i contorni di quello che stai comunicando, diventano foschi e portano spesso alla sensazione di avere dinnanzi qualcuno che cerca di dirti che sicuramente la ragione sta dalla sua parte.
Bene,questo secondo me e' quello che NON deve essere la musica.
Saro' banale ma a mio avviso la musica e' libertà e per quanto un gruppo che parla di politica provi a convincermi che quello che sta professando ha il solo scopo di arrivare alla libertà e di diffonderla, quello che sento io e' solo una forte sensazione di inquietudine e fastidio,lo stesso che provo quanto sento una band che con il pugno alzato canta Bella ciao.
E sentire "bella ciao"data in pasto ad una dialettica di questo tipo,mi provoca quasi un dolore fisico."

-Dove e come vi vedete fra qualche anno?
"Spero vivi e spero sempre in tour.

- E allora a presto e grazie, è stato davvero un grande piacere per me potervi intervistare..
"Grazie a te caro.Ciao"






Foto: Monelle Chiti

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