Live report - Di Viola Minimale al Circolo Lebowski (Ragusa 19 ottobre 2012)




di Salvatore La Cognata - Credo proprio che non smetteremo mai di ringraziare abbastanza il Circolo Lebowski di Ragusa per le lodevoli Iniziative a cui ci ha piacevolmente abituati in questi ultimi anni. Piccolo tempio underground che ha ospitato svariati progetti del sottobosco siciliano e non solo. La sera del 19 ottobre abbiamo avuto l’imperdibile occasione di assistere ad un live set dei Di Viola Minimale.

La band ragusana formatasi nel 2004 da un progetto fortemente voluto da Davide Cusumano (voce, chitarra, testi) e condiviso e sviluppato poi insieme a Roberta Corallo (basso, parlato), nel corso degli anni ha visto avvicendarsi una nutrita schiera di ospiti, amici, collaboratori, e non ha scalfito la coerenza e la determinazione del nucleo fondatore, anzi ha fortificato le intenzioni di portare avanti un discorso coraggioso e coerente in questi tempi di confusione globalizzata, sovraffollamento musicale, e proposte di plastica colanti miele andato a male.


L’esordio omonimo del 2004 era una raccolta delle idee primordiali, figlie dell’indie rock di casa nostra, imparentato col noise. Un cantautorato rock di matrice acida condito con qualche spruzzata new wave e delle trame musicali che in più di un occasione omaggiava certi percorsi post rock per lo più in chiave ipnotica, per poi abbandonarsi a interessanti sfuriate elettriche.

Il secondo album del 2008 (AI MARGINI DEL TEMPO, DEI COLORI..) segna l’ingresso in pianta stabile del batterista Andrea Sciacca, e vanta la preziosa collaborazione di Carlo Natoli (GENTLESS3) al piano elettrico e in alcuni interventi di elettronica.

Le atmosfere cominciano a farsi più riflessive e meditabonde, il titolo rispecchia pienamente l’aria che si respira nei solchi del disco, i testi dolorosi e immaginifici, arpeggi vestiti di nero, trame elettroacustiche mai scontate, tese a scandagliare la parte nascosta dell’animo umano, dei giorni che diventano amari soprattutto quando comincia a farsi avanti il crepuscolo. Sembra una sorta di concept psicanalitico tra il sonno e la veglia, quando cominciano a cadere le difese e i pensieri diventano liquidi e impalpabili ma aspramente veri. Forse il momento più adatto per riuscire a guardarsi dentro, per cercare un senso e una forza nascosta, per andare oltre ciò che è fisicamente visibile. Uno stranito post rock dell’anima, acide litanie che scavano e ti schiaffeggiano, che ti fanno alzare gli occhi verso il cielo oramai liquido e plumbeo. Disco intenso, colto, raffinato, senza nessuna concessione o strizzate d’occhio alla melodia mainstream, che ha ricevuto ottime critiche e una discreta risonanza nell’ambito underground.

Il successivo e.p. "LA DIMORA DEL COLORE" conferma e arricchisce le intenzioni del disco precedente, mettendo momentaneamente da parte le urgenze elettriche e soffermandosi su un agile songwriting che lascia entrare qualche raggio di sole dentro una stanza quasi buia. Le parole di Davide Cusumano continuano a colpire dolcemente il nostro viso, a rapire l’attenzione, anche se riesce a trasparire una sorta di ritrovata serenità, di pacificazione coi propri incubi, di una voglia irrefrenabile di comunicare con l’esterno. Un lavoro prevalentemente acustico, tranne in qualche occasione, che ribadisce l’originalità e la piacevole inafferrabilità del progetto, sempre personale e poco classificabile.

Un Lebowski gremito di amici e fan, a fare da cornice ad un esibizione tanto attesa, a un rito collettivo che forse va oltre la definizione di semplice concerto. Una ghiotta occasione per festeggiare anche l’ingresso del “nostro” Giulio Di Salvo alla chitarra, un perfetto compagno di merende, inseritosi completamente all’interno del progetto, che dipinge acquerelli ora aspri, ora psichedelici, senza mai risultare invadente o fuori luogo e confermando, se mai ce ne fosse bisogno, la sua classe.

La band ha suonato per circa un ora, saccheggiando indistintamente nella scaletta dei tre album, con un occhio rivolto prevalentemente al vecchio repertorio, agli episodi più tesi ed elettrici, mettendo nel piatto acide cantilene, fantasmi radioheadiani, noise colto e cantautorato intimista, lasciando spazio anche a due inediti (RISPOSTE SBAGLIATE e DISORDINE PIANIFICATO), brani elettrici e convincenti che stavolta si aprono verso l’esterno, risultando polemici e critici verso il presente della nostra società. 

Concerto asciutto, ipnotico e ben calibrato, un saliscendi emozionale che ha completamente rapito gli astanti, che sembra essere durato dieci minuti; intenso e benefico. Da menzionare anche l’espressività del batterista Andrea Sciacca, che in alcune occasioni dirigeva l’orchestra e segnava l’umore dei brani, e la fantasia e originalità di Roberta Corallo, perfetto contraltare per la voce e la chitarra di Davide Cusumano, che ha saputo ipnotizzare il pubblico in una sorta di cerimonia, di rito pagano e intimista.

E’ sempre complicato cercare di spiegare certe magie o coincidenze del fato, i percorsi nascosti che riesce a creare la musica… ma come diceva qualcuno… E’ UNA QUESTIONE DI QUALITA’!!







Commenti