di Sisco Montalto - Carmelo Amenta, carismatico bluesman siculo, è tornato qualche mese
fa con un nuovo album, il secondo, dal titolo significativo, attuale e in linea
con il personaggio, I gatti se ne fanno
un cazzo della trippa.
Uno spaccato di vita
tremendamente reale ma anche e soprattutto una fuga dalla realtà sempre più
marcia e una ribellione intimista. Un album dal sapore di vino e di fumo,
elegante e graffiante allo stesso tempo.
Dopo (e prima) un suo ultimo live,
abbiamo scambiato quattro chiacchiere, sempre piacevoli quando si ha davanti un
artista di sostanza oltre che una bella persona. Chiacchiere che sono finite in
questa intervista …
-Carmelo parlami del tuo nuovo album: "I Gatti se ne fanno un
cazzo della trippa", secondo album dopo “L’erba cattiva”…
“E' un album onesto, con suoni
sinceri e ho utilizzato un linguaggio vicino a quello che uso normalmente. Sono
davvero contento di aver inciso questo disco. Mi piace pensare ad esso come ad
un disco di blues. Lo abbiamo suonato quasi tutto in presa diretta e abbiamo
aggiunto pochissime cose. Un modo di lavorare atipico di questi tempi in
Italia.”
-Come nasce il titolo e che significato ha per te?
“I gatti se ne fanno un cazzo
della trippa perché hanno bisogno di amore, protezione e cibo per sfamarsi
prima che di scatolette di marca. Insomma tutti noi ce ne facciamo niente del
superfluo quando non abbiamo il necessario.”
- "I gatti se ne fanno un cazzo della trippa" è un album con
un sottofondo oscuro e sarcastico… Naturale ispirazione dei tempi cupi che
viviamo?
“Quando ho finito di scrivere
questo disco mi sono reso conto di aver composto una sorta di concept che
tratta temi legati al triste momento storico che viviamo. C'ho messo di mezzo
il mio strambo senso dell'umorismo. Non posso farne a meno. “
-Quanto è difficile oggi fare la propria musica in Italia?
“E' facile se fai musica e la
proponi come se fosse un prodotto da supermarket e difficile se provi a
scrivere canzoni buone senza farti il problema dell'eventuale riscontro.
Insomma, la tendenza è quella di far musica solo per piacere alla stampa e ad
un certo tipo di pubblico. Si trattano le persone come se fossero utenza e
basta. Suonano tutti la stessa robaccia. Tanti miei colleghi dovrebbero trovare
un lavoretto e mettere in discussione la propria presunta arte. Devo farlo
anche io visto che non ho più soldi e devo pagar le bollette. Sento tanto
parlare di rock, di pop di classe, di indie e sento solo musica leggera
Italiana per adolescenti problematici. Troppi vili tronfi di arrivismo a tutti
i costi e pochissime persone interessate a far musica per l'amore di farla ci
sono in giro.”
“Troppe parrocchiette che fanno
suonare solo i propri adepti; troppi organizzatori che monopolizzano i locali
con i musicanti che sostengono; 'sti tizi interpretano i salvatori della patria
ma in verità fanno solo i loro interessi a discapito di tutto il resto e tutti
gli altri.”
-Assistendo al tuo ultimo live ho notato che le canzoni suonano davvero
bene in acustico. Quanto ti manca (se ti manca) però poterti esibire in
elettrico, con tutta la band al completo?
“Mi è mancata la dimensione
elettrica durante i live di supporto all’ “ERBA CATTIVA”. I GATTI in acustico
rendono bene. Mi piace il live che proponiamo con due chitarre e voce. E'
intimista e rende al meglio l'idea di base del disco.”
-E' uscito da poco il video del secondo singolo Per i Vermi Siamo Tutti Uguali. Perchè
hai scelto questi due pezzi (l’altro è Tutto è fuori posto sempre) come
singoli? E come è nata l'idea del secondo video?
“Non si tratta di singoli veri e
propri. Sono canzoni che meglio di altre, all'interno dell'album, si sposano
con le immagini. Il merito del secondo video è tutto di Giuppi Uccello e Marli
Uccello, le registe, che hanno anche scritto la sceneggiatura.”
-Rifacendomi alla domanda precedente: come ti vedi nelle vesti di
"attore"? E' un ruolo nel quale sembri a tuo agio …
“ahahahahahahahah, non mi trovo
affatto in quelle vesti...”
- Stai lavorando già al nuovo album?
“Si. ho già composto un bel po'
di brani. Sembrano belli. Non ti dico di più perche' al momento non ho le idee
chiare neanche io.
Beh, vado a farmi un paio di
birre: grazie per la gradevole chiacchierata e a presto. Vi slinguazzo!!!”
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