Il cantautorato low cost di Ugo Moscato


di Sisco Montalto - Ugo Moscato, classe 66, è una di quelle persone che ha la musica nel sangue. Purtroppo si sa, il mondo dell’arte è un mondo chiuso, complicato e intricato.
Succede quindi che, pur avendo idee, avendo la voglia di svilupparle, poi si imboccano (forzatamente spesso) strade diverse e lontane dalla musica, e la passione di una vita viene riposta in un cassetto. A Ugo è successo così, dedicarsi anima e corpo alla famiglia e a cose sicuramente più concrete e vere. 
Ma le passioni, soprattutto se sono forti, prima o poi riemergono prepotentemente e allora non puoi fare altro che assecondarle. Nasce così la seconda vita (o forse la prima) artistica di Ugo Moscato. In una dimensione casalinga, con pochi mezzi e tanta voglia, vengono alla luce i due ep dell’artista ("Storie di uno qualunque e altre storie..." e "Raccolta n.1").
Storie di vita vissuta e percorsi ancora non delineati esattamente. Un cantautorato semplice, diretto, che racconta la vita di una persona normale stregata dalla musica…

 - Ugo raccontami la tua storia artistica, di musicista..
Sono un autodidatta. Non ho studiato musica e non so leggere il pentagramma.
Ho imparato i rudimenti della chitarra ritmica in un club per ragazzi di Palermo. Come hanno fatto molti dei miei coetanei (alla fine degli anni 70 non c'era internet e gli spartiti costavano... se non trovavi le fotocopie) ho cominciato a trovare ad orecchio gli accordi delle canzoni che mi piacevano (Beatles, Battisti, Bennato, Dalla, De Gregori..), a trascriverne i testi dal giradischi e a suonarle con i miei amici.
Poi ho iniziato a scrivere le mie prime canzoni, intorno ai 15 anni. Nel 1988 ho conosciuto i fratelli Alessandro, Bruno e Mirko Cirrone. Sono così nati gli Apple Scruffs, un gruppo che suonava soprattutto Beatles. Fino al 1991 sono stato il frontman del gruppo. Nel frattempo ho continuato a scrivere canzoni e a realizzare registrazioni che, a causa di un carattere schivo e riservato, ho chiuso in un cassetto e fatto ascoltare solo a qualche amico.

- Fare musica in Italia, si sa, è difficilissimo. Tu hai un percorso artistico particolare, hai lasciato la tua passione per anni dedicandoti alla famiglia, ai figli, riprendendola poi. Cosa rappresentava per te la musica e cosa rappresenta adesso?
Si, a un certo punto ho mollato tutto, non ho toccato più la chitarra per quasi 15 anni. Nel frattempo ho messo su una bella famiglia, che continua ad essere il mio principale e più affascinante interesse. Però ad un certo punto la musica è ritornata lentamente a riaffiorare nella mia vita. Nel 2011, improvvisamente, ho acquistato nuovamente una chitarra acustica, poi una chitarra elettrica, poi un basso, poi un microfono, poi una armonica in mi, poi in sol, poi in la, poi in re...Con il mio mini studio casalingo, assolutamente low cost, ho ripreso e "riarrangiato" alcune delle mie vecchie canzoni.

- Come nascono i tuoi lavori?
Considerato che le canzoni le ho già composte (e numerose) in gioventù e che sono anche passati numerosi anni, il mio lavoro attuale è quello di tentare di rianimarle, dargli nuovamente vita. E in questo mi sento un po' un dottor Frankestein. Procedo per tentativi. Il lavoro di arrangiamento mi piace e perciò provo e riprovo fino a quando non trovo il sound che ritengo più appropriato. In realtà è quasi come se le scrivessi nuovamente.

- C'è una forte ispirazione cantautorale, si sente subito (e ne parli anche nella biografia) l'influenza di Ivan Graziani, oltre che del blues. Possiamo dire che sono i tuoi punti di riferimento?
Diciamo che la scintilla che ha riacceso il "sacro fuoco dell'arte" è scoccata grazie alla musica e alla chitarra di Ivan Graziani, artista che ho riscoperto per caso. Un giorno mi è capitato di riascoltare una sua canzone: Dada. E' una canzone in cui la chitarra acustica è suonata in modo straordinario (Ivan è stato un chitarrista superbo). Oltre a Ivan Graziani (ascoltatelo e scopritelo anche voi), oggi ascolto principalmente Neil Young, James Taylor e ovviamente i Cirrone (dei quali seguo con orgoglio il crescente successo). Ho riscoperto anche le canzoni di Renzo Zenobi, dai testi poetici. Dei giovani musicisti mi piace Alessandro Grazian.

-Dici che ti piace per ora registrare lo-fi. Cosa dà secondo te una registrazione “casalinga” a chi ascolta i tuoi lavori?
Lavorare in casa, senza particolari pressioni, solo per un piacere personale, consente a mio avviso di non mettere freni alla creatività. Pertanto il lavoro può risultare più genuino anche se di qualità inferiore rispetto ad una registrazione professionale.

-Mi parli dell'ultimo ep. Dal punto di vista dei contenuti, un continuum col primo?
L'atmosfera e il sound sono differenti. Meno Folk, più Rock. Ho preferito una intonazione della voce più alta e ho aggiunto controvoci quasi in falsetto. Non so se il risultato sia migliore rispetto al precedente EP, però penso che sia gradevole.

-L'ep sin dal titolo tratta di temi semplici, di un uomo qualunque. Con la tua musica cosa vuoi trasmettere a chi ti ascolta?
Credo che il "messaggio" più importante che deve dare la musica sia la musica in sé e per sé. Una bella canzone è tale qualunque sia l'argomento trattato o il messaggio trasmesso. Spero che le mie canzoni siano almeno piacevoli, che possano suscitare emozioni. Ma non voglio stupire, né insegnare niente a nessuno. Queste canzoni sono nate da una esigenza personale di rielaborazione della realtà, di sensazioni, di emozioni, più che da una esigenza di comunicare. Quando ricomincerò a scrivere nuove canzoni si vedrà...

-Quali sono i tuoi progetti artistici futuri?
Nel prossimo lavoro cercherò di riprendere alcune canzoni tra quelle che ritengo siano le più significative della mia produzione artistica. Spero di riuscire a valorizzarle e a renderle attuali.
Devo ancora iniziare a lavorarci su. Penso però di ritornare a toni più intimistici, privilegiando il suono acustico e atmosfere folk.
In sospeso si sono anche progetti con altri musicisti, collaborazioni artistiche, musica dal vivo...
Cercherò inoltre di perfezionare le canzoni già pubblicate in formato digitale. L'obiettivo è migliorarne suono e ed esecuzione per pubblicarle su CD e provare a promuovere un prodotto meno casalingo, anche se comunque artigianale.
Purtroppo il tempo a disposizione per la musica è sempre così poco.






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