I vecchi del noise (un simpatico Christoph Hahn, che con lap steel guitar ha fatto faville, tra la gente, guarda Herself che apre il loro live), che poi solo noise non è, passati dagli anni 80, 90, 00, ingrigiti ma ancora in gran forma, hanno tenuto i fan più sfegatati (non tantissimi) e curiosi presenti al festival, sotto il loro sound malato per quasi due ore. L’ispirazione e la voglia di suonare, dopo essere tornati in auge, si percepisce fin da subito.

Michael Gira, tiene la scena come un messia, rigido, poco disponibile verso fotografi e pubblico, quasi a non perdere la concentrazione, chiuso nella sua dimensione, con una voce ruggente, tetra al punto giusto, usata come a rompere il muro sonoro creato dai cinque. Poche parole ripetute come in un mantra, a tratti agita le braccia con movimenti ipnotici che sanno di iniziazione. Thor Harris, un vichingo fuori tempo, cadenza (insieme allo storico Jonathan Kane) i lenti minuti del live che sembrano non arrivare mai all’exploit finale.
L’esibizione finisce lasciando tutti sbalorditi e scioccati per un concerto che non è stato il solito concerto, ma qualcosa di catartico e unico.
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