di Sisco Montalto - Per un amante del rock non è facile approcciare generi come il rap e derivati. Così è stato con Pico Rama, giovane artista che esce col suo album d'esordio "Il secchio e il mare".
Pico Rama però si scopre subito essere, non il solito rapper molto in voga ultimamente in Italia, e la sua musica, non la solita musica che ci si aspetta dall'hip-hop.
Il suo in realtà è un genere impossibile da relegare con precisione, pieno di sperimentalismo, dalla musica ai testi, il più delle volte incomprensibili (almeno per i più sarà così) ma pieni di originalità, di simbolismi esoterici ("le dieci tracce sono incastrate secondo la dialettica dei tarocchi"), di ironia.
Dipinge un mondo sospeso e fantastico Pico Rama, e allo stesso tempo reale. Sembra di sentire un giovane J-ax, in una dimensione spaziale. C'è il richiamo all'hip-hop nostrano (vedi Fabri Fibra) e non, e a certe sonorità elettroniche anni ottanta.
Tante le collaborazioni e i nomi importanti in questo disco, come si è soliti fare nell'ambiente rap. Emila Sirakova e Dargen D’Amico, ad esempio, ma soprattutto quella col produttore Marco Zangirolami. Importante perchè è netta la sua mano nella strutturazione e nelle sonorità del secchio e il mare.
Una freschissima ventata portata da Pico Rama nel piatto mondo della musica italiana e nello stantio e uguale a se stesso, mondo dell’hip-hop.
Una freschissima ventata portata da Pico Rama nel piatto mondo della musica italiana e nello stantio e uguale a se stesso, mondo dell’hip-hop.
Commenti
Posta un commento