Intervista a Luca Modena, chitarra e voce dei lucchesi Violacida





di Nicola Pela - Bologna, 29/09/2013. E’ domenica sera. Una domenica sera d’inizio autunno. Umida come solo le serate bolognesi sanno esserlo.
Per la verità, è ormai l’ora di cena, tant’è che appena mi aprono la porta ed entro nell’appartamento in cui Luca vive assieme ai suoi altri tre coinquilini, stanno tutti mangiando.

Tutti si mostrano veramente gentili e ospitali. Mi offrono subito qualcosa da mettere sotto i denti, qualcosa da bere. Li ringrazio molto cortesemente spiegando loro che di lì a poco sarei tornato anch’io a casa per un boccone. Tutti si risolve con una risata coinvolgente e generale. Che bell’atmosfera!
Passano appena pochi secondi e non c’è neanche bisogno che rompa il ghiaccio: la prima domanda mi esce fuori spontanea…

- Luca, perché la vostra band si chiama Violacida?
"Ma, sai.. In realtà, “Violacida” non ha un vero e proprio significato. È un non-sense. Mi spiego meglio.
Volevamo un nome che fosse sinonimo o, meglio fosse, ispirazione di libertà. Pensavamo che tutte le parole già esistenti poiché catalogabili fossero prive di libertà in quanto “definite e definibili”: dunque, messe all’interno di un recinto; all’interno di un concetto imposto.
Il suono che ne viene fuori – Violacida – sembra un po’ “grunge”, in effetti, all’inizio ascoltavamo molto il grunge."

- Quando si sono formati i Violacida?
"Abbiamo cominciato a suonare assieme nel gennaio 2010."

- Come si sono conosciuti i membri dei Volacida?
"Siamo tutti toscani, di Lucca per la precisione. Più che una città, Lucca è un grande paese, con una mentalità abbastanza chiusa. Se sei fuori da questa dinamica e non sei a tuo agio, ti trovi a frequentare quelle poche persone che, come te, vogliono un cambiamento. Sai.. Poi i luoghi d’incontro sono sempre di meno e sempre gli stessi. Il locale dove passa la musica dal vivo, il bar tranquillo in cui potersi ritrovare e alcuni angoli della città."

- Chi o chi sono gli autori dei testi delle vostre canzoni e quali sono le vostre fonti d’ispirazione?
"Gli autori siamo Antonio (Antonio Ciulla - l’altro cantante e polistrumentista – chitarra e tastiere) ed io.
I testi sono ispirati al quotidiano, ai libri che ci impressionano ovvero ci regalano un’emozione
particolare. Per farti alcuni esempi, il testo de “La Bella Estate” (ottava traccia all’interno di “Storie Mancate” – loro primo album, prodotto da Manuele “Max Stirner” Fusaroli – già produttore di “Andate Tutti Affanculo” dei pisani Zen Circus - ed uscito il 13 settembre scorso con la Rock Contest Records) è ispirato a “Il diavolo sulle colline” di Cesare Pavese. Non tanto per il libro in sé, quanto per il sentimento che ci ha evocato mentre lo leggevamo.
“Il Quartiere” (sesta traccia di “Storie Mancate”), invece, mi è venuta leggendo il libro omonimo del ’43 di Vasco Pratolini, scrittore fiorentino.
Per scrivere il testo di “Giusy” (quinto brano dell’album), infine, siamo stati influenzati dalle emozioni che in noi ha suscitato “Altri Libertini” - opera prima del compianto Pier Vittorio Tondelli - trasferendone il contesto nell’attuale realtà quotidiana."

- Come nascono le vostre canzoni?
"Testi e musica vengono assieme. Ogni brano è il frutto di un progressivo e costante collage di pensieri e parole."

-Come siete arrivati a questo sound del tutto particolare? Un misto fra folk, melodicoe indie rock con qualche vena psichedelica..
"Beh.. Sai, come tutte le cose, si è sviluppato col tempo e con la giusta dose di dedizione. E, certamente, siamo in continua evoluzione. Comunque, anche il lavoro di recording dell’album in studio è stato fondamentale. Così come sono stati e sono sempre fondamentali i quanto mai preziosi consigli del nostro produttore e mentore Manuele Fusaroli. Dobbiamo ringraziare soprattutto lui che ci ha spinto sempre a pensare non ad un suono, uno qualsiasi, come tanti altri. Ma al suono; il nostro suono."

-Com’è il rapporto con la vostra etichetta? Vi lascia libera espressione artistica oppure vi da dei limiti di tempo e/o di strutture e genere per le canzoni?
"Assolutamente ottimo. La Rock Contest Records non c’impone assolutamente nulla, anzi. Alla base di questa etichetta c’è proprio la filosofia che l’artista si basa esprimere come meglio crede al di fuori di questa etica o legge dettata dal mercato."

- Com’è nata questa etichetta?
"La Rock Contest Records ha l’obiettivo di promuovere i gruppi emergenti del Rock Contest, indipendentemente dal fatto che vincano tale manifestazione o meno. L’importante è che riescano a trasmettere qualche cosa, il più possibile innovativo."

Tra una risposta e l’altra, una curiosità soddisfatta e alcune chiacchere, si è fatto piuttosto tardi.
Non mi resta altro che congedarmi da Luca e dai suoi simpaticissimi e molto amichevoli coinquilini ringraziando tutti per l’ospitalità e il tempo concessomi.





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