Dente - L' Almanacco del Giorno Prima (RCA/Sony, 1 Gennaio 2014)




di Sisco Montalto - Da qualche settimana (esattamente il giorno di capodanno) è tornato Dente, cantautore meritatamente in ascesa, che con il suo nuovo disco conferma tutta la propria qualità e maturità. Sicuramente l'artista e il cantautore più originale degli ultimi anni.
L'Almanacco del Giorno Prima sin dal titolo, dimostra che Giuseppe Peveri è in gran forma, ispirato come non mai, anche a discapito di chi sosteneva che Dente fosse solo l'ennesimo artista di passaggio, che grazie a qualche testo "innovativo" era riuscito a farsi spazio nel frastagliato mercato indipendente.
Invece no, non solo Dente ha smentito tutti, arrivando al quinto disco (questa volta con una major), probabilmente il migliore e quello della definitiva consacrazione, ma è riuscito a salire la ripida scala del panorama musicale italiano, riuscendo ad affrancarsi dal mondo indie, affascinante si, di nicchia si, però ristretto per chi come lui, sa di avere qualcosa in più rispetto agli altri e soprattutto consapevole di aver fatto tanta gavetta per arrivare dove è finora arrivato.

Il nuovo disco in un certo senso dimostra tutta la bravura di Dente non solo come cantautore e compositore, sarebbe una riconferma, ma come musicista e conoscitore della musica, in particolare quella italiana, quella vera, quella di sostanza, quella degli anni 60/70, per capirci; e le sonorità (nelle quali si fa largo uso di farfisa, clavicembalo, glockenspiel, vibrafono) del nuovo disco ripropongono quel tipo di approccio alla musica e sono nettamente la parte interessante del nuovo lavoro: italiane, eleganti, fortemente retrò, ricercate, in linea con una tradizione “antica” che riscuote ogni volta fascino tra gli artisti e sorprendentemente tra i giovani che magari di quelle sonorità non conoscono l'esistenza. 
Non solo le sonorità ma i testi sono stati costruiti con le tecniche  proprie di quegli anni. Dentro l'Almanacco del Giorno Prima ci trovi atmosfere alla Lucio Dalla, alla Francesco De Gregori o un moderno Sergio Endrigo.

Quando lo vidi live la prima volta, era l’anno de L’Amore non è Bello (terzo lavoro dell'artista di Fidenza) e lui mi incuriosì per l’aspetto retrò, per l'aria tra lo stralunato e il menestrello, e pur non convincendomi subito, apprezzai il suo modo di raccontare storie. C'è voluto un po' perchè riuscissi a capire ed entrare nel mondo di Giuseppe Peveri, un mondo fatto di disillusioni, di amori finiti o cominciati, e di nostalgie vissute con tranquillità e con la giusta tristezza, di storie comuni e semplici che nei suoi testi, con quell'ironia amara, quelle atmosfere surreali e quel modo particolare e non forzato di giocare con le parole, diventano arte, poesia e coinvolgono. 

Nell'Almanacco del Giorno Prima c'è ancora molto del primo Dente, in certi frangenti di più confrontato ai vecchi album. C'è maggiore cura per la musica rispetto ai testi e alle parole, sempre e comunque particolari e coinvolgenti. L’ironia invece, sembra aver lasciato spazio ad una maggior consapevolezza della precarietà generale che ci circonda (e lo circonda) e che riguarda i rapporti umani; i toni (vedi Chiuso dall’Interno o Fatti Viva, per citare due tra le più belle) si fanno allora malinconici e dimessi, quasi arresi alla dura evidenza. Eppure brani come Invece Tu o I  Miei Pensieri e Viceversa, forse emanano quella leggera brezza e i brevi bagliori di vecchi brani, nonostante l’amarezza di fondo sia preponderante nel nuovo disco.

Dente ha pubblicato un disco delicato e sussurrato, come da tempo ormai ci ha abituato, che riuscirà nuovamente ad affascinare e attrarre chi come lui ha la sensibilità di cogliere certe sfaccettature (intimissime) della vita.





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