di Nina Della Santa - Luca Lobefaro, Massimo Colagiovanni, Valentina Pratesi, Davide Sollazzi e Claudio Gatta sono i Bamboo, “cinque persone, cinque musicisti romani (tre batteristi, una cantante e un chitarrista) che hanno deciso di fare musica con oggetti di uso quotidiano”.
Sono stata a vederli al Glamour Cafè a Catania, in una delle tappe siciliane del tour che da febbraio ad aprile li porta in giro per l’Italia, a promuovere What’s in the cube? E allora, cosa c’è nel cubo? “Nel cubo ci sono tante cose: elettrodomestici, padelle, bidoni, catene, acqua, corpo. Ci sono atmosfere diverse. Ci siamo noi dentro una casa (a forma di cubo) intenti a registrare i nostri brani, frutto di quasi due anni di lavoro. Nel cubo infine ci sarà tutto ciò che la gente ci metterà una volta che lo avrà a casa”, visto che lo stesso contenitore del dvd si trasforma in una scatola portaoggetti!
Musica da guardare quella dei Bamboo, per rendere giustizia alla rinascita di ognuno dei singoli oggetti che recuperano (uno dei loro videoclip, SuperTechno , è addirittura girato su una montagna di rifiuti), ma soprattutto per sentire dal vivo l’inarrestabile battito che si pianta nel petto e porta il corpo a muoversi durante quasi tutto lo spettacolo, dove i momenti di silenzio e calma sono dovuti solo perché subentrano i delicati suoni dell’acqua o delle mani…i suoni tutti analogici di minipimer, phon, spazzolino elettrico, tubi di pvc, radioline catapultano in atmosfere ora tribali ed elettroniche alla Chemical Brothers, ora pop alla Depeche Mode, ma anche techno e reaggae…il filo conduttore è il ritmo! Persino i cambi di scena in cui si spostano e risistemano strumenti che sembrano spuntare dalla borsa di Mary Poppins, tanti sono..e per i quali i ragazzi si scusano a causa della strettezza degli spazi, diventano invece una sorta di minicaos generatore, da cui come per magia nasce il pezzo successivo..e il battito ritorna! D’altronde la loro origine è quella, anche per il nome -“è stata una scelta semplice, onomatopeica, sono due suoni “bam” e “boo” che uniti formano una parola di senso compiuto”- tutto cominciò con un laboratorio di sperimentazione ritmica tenuto da Luca: “lo scopo di quel laboratorio era di fare musica in modo alternativo e divertente, usando strumenti extra musicali (oggetti della vita quotidiana). Nel 2009 dopo vari cambi di formazione si è deciso di renderlo un vero e proprio gruppo, da dieci che eravamo all’inizio ora siamo rimasti in cinque e da circa due anni abbiamo concretizzato, pezzi ed esibizioni. Il progetto Bamboo può essere dunque considerato un laboratorio di sperimentazione in continuo divenire, dove la scoperta del ritmo è legata strettamente al quotidiano, stiamo sempre con le orecchie aperte, ogni rumore ormai può servire per un nuovo brano”.
Sperimentano per necessità, tanto cercando, quanto venendo a volte letteralmente trovati dagli strumenti, anche perché i tempi sono lunghi:“per noi già 2 pezzi nuovi sono tantissimi, perché nascono solo quando abbiamo delle cose nuove in mano e perché impieghiamo molto tempo a organizzare gli strumenti, a strutturare il pezzo, quindi prove e prove e prove…” Ma il successo è assicurato, almeno finora! Il loro lavoro riscuote grande partecipazione ” Meglio di così non riusciamo a pensare, anche gli amici più brontoloni, (quelli del “si bello ma...”), ci hanno riempito di complimenti” e poi, vivendo a Roma, è stato anche facile trovare chi producesse l' album: “Siamo stati fortunati perché abbiamo trovato la produzione molto prima di fare il disco. Un giorno dopo un concerto al Circolo, Davide Caucci di “Bomba Dischi” ci ha chiesto di collaborare.”
Non vi resta che ascoltarli, anzi andarli a vedere, loro sono ancora in tour: per esempio il 28 febbraio a Perugia, il 14 marzo a Castiglione Del Lago, il 16 a Venezia e così via (le date le trovate qui http://www.officialbamboo.com/joomla/live)…ne vale proprio la pena!
Commenti
Posta un commento