Paolo Bernardi Quartet ..Plays Aznavour (SiFaRe, 2013)




di Sisco Montalto - A volte i casi della vita sono davvero piacevoli. Avevo più o meno 9 anni e la musica, che per me era qualcosa di sconosciuto, si limitava a quella che arrivava alle mie orecchie per caso e per vie traverse, senza che io la cercassi; quella trasmessa in tv o alla radio della macchina piuttosto che da qualche vinile o musicassetta di mio padre. Così ricordo di alcune estati, tornando dopo ore di gioco, che a casa risuonavano spesso, tra tra tende mosse da una brezza calda e la luce tenue del tramonto, le canzoni di Charles Aznavour.

Non sapevo chi fosse, il suo nome e tutto il resto, ma ho ricordato sempre quelle melodie e la poesia, che le parole dell'artista francese emanavano (ed emanano), e le atmosfere che riuscivano a creare. A distanza di anni ho poi scoperto che quel grande artista è Aznavour. Poeta istrionico e romantico, che nella sua carriera ha scritto più di mille canzoni. Molte di queste canzoni sono dei veri gioielli intramontabili. Probabilmente la pensa come me anche Paolo Bernardi, compositore, arrangiatore, e pianista; sarà per questo che la sua continua voglia di sperimentare lo ha portato a scegliere alcuni maggiori successi di Charles Aznavour, riletti in chiave jazz strumentale. Assieme a lui  Piercarlo Salvia (sax alto - clarinetto), Francesco De Palma (contrabbasso) e Pietro Fumagalli (batteria) ovvero Paolo Bernardi Quartet.

Il risultato è davvero ottimo, del resto quando ci si trova di fronte all'eleganza emanata dalla musica di Aznavour e da quella che il jazz offre, il risultato non puo' che essere positivo.
Brani come Que C'est Triste Venise o L’amour c’est Comme un Jouracquistano nuova e diversa linfa senza essere stravolti ma mantenendo quell'intensità che li ha resi autentici capolavori del cantautorato. Certo, l'assenza del cantato e quindi dei testi di Charles, tolgono un buon 50% all'efficacia finale del disco, che evidentemente non raggiunge le vette degli originali ma si difende bene nell'ottica comunque di un omaggio personale e non di una semplice riproposizione di canzoni altrui.

Il jazz non si presta facilmente ad un vasto pubblico (e questo non è per forza un male), si sa, però mi sento di consigliare anche a chi non frequenta il genere in questione ma ha larghe vedute sulla musica, di cercare Paolo Bernardi e il suo omaggio ad un grande della musica; scoprirete la magia di Charles Aznavour e la raffinatezza del jazz targato Bernardi.









Commenti