Davide Matrisciano – Il Profumo dei Fiori Secchi (Prehistorik Sounds, 25 Marzo 2014)




di Gaetano Giudice - Secondo album per il giovane napoletano Davide Matrisciano. Nato come cantautore, nel 2012 esordisce con un album ambient dal titolo Traffico di Pulsazioni. Come a fare un movimento circolare con questo secondo album ritorna al cantautorato. I primi riferimenti che vengono in mente sono sicuramente il Battiato di Fetus e la malinconia del primo De Andrè.

Questo disco non è certo un cantautorato nudo e crudo, fatto solo di chitarre acustiche e voce. Affiancata alla tradizione della migliore canzone italiana, troviamo sonorità pop, rock, ambient, l’elettronica cosmica krauta. Sicuramente negli arrangiamenti c’è tanta voglia di miscelare diversi elementi e sperimentare, anche grazie alle tante collaborazioni contenute al suo interno come quella di Nicola Manzan (Bologna Violenta), Cristiano Lo Mele (Perturbazione), Cesare Malfatti (La Crus), Massimo Jovine (99 Posse) e tanti altri.

Fin dal primo brano - Armonia Irreversibile -  l’ascoltatore è trasportato delicatamente in un mondo parallelo, nella personale Arcadia dell’autore, in un Altrove immaginato\immaginario. Da questo pianeta si osserva la Terra e i suoi vissuti.
Intimismo. Canzoni di un Amore (Guarda Su). Brani bucolici come Legni Bruciati, con una chitarra reggae in levare a ondeggiare tra i campi e le sue sensazioni. 

L’intero album è percorso da un dialogo tra l’interno (soffitta, pareti) e l’esterno (la natura), tra lui e l’altro\a. Si tenta di superare questo dualismo in  Prato al Terzo Piano (“Dilanieremo i nostri vestiti\ ci assopiremo su questo prato al terzo piano\ Dilanieremo le nostre passioni \ ci assopiremo su questo prato”).

Un percorso volto a perdersi nell’onirica traccia finale Quel Camino Emette Sinfonie, tra il calore e l’electro-pop.
L’unica colpa di Davide Matrisciano è l’aver realizzato un disco lungo (15 tracce per un totale di circa 73 minuti) e non di facilissimo ascolto, in un mondo sovrastato dall’alta velocità e dai meme.

Se dovessi riassumere l’album in poche battute, lo descriverei come il ricordo di una primavera che è stata, che verrà.












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