Borgo degli Artisti - La storia e Live report (1° maggio 2014)



di Nina Della Santa e Gaetano Giudice - Borgo degli Artisti è il nome del progetto che il Comune di Modica (insieme al Comune di Palizzi e al Comune di Caltagirone, l'Università Mediterranea di Reggio Calabria-PAU e in partnership con l'Accademia delle Belle Arti di Catania, l'Associazione Culturale Farm Cultural Park, l'Associazione Internazionale Mediterranean Planners, il Centro Commerciale Naturale “Francavilla”, lo Studio Scivoletto e il Consorzio Solcoop Ibleo) ha realizzato dall'inizio di ottobre 2012 fino alla fine del 2013, selezionato dall'ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) tra gli interventi a favore della creatività giovanile finanziate dal Dipartimento della Gioventù della Presidenza del Consiglio dei Ministri Italiano.


Il progetto nasce dall'esigenza di valorizzazione il patrimonio locale, partendo dalle radici della comunità e dalla sua identità, innovando e proiettandosi nella contemporaneità attraverso l’arte. Il primo anno ha visto realizzare tutto questo attraverso quattro workshop e gli eventi ad essi collegati, che hanno messo in atto le intenzioni e le idee degli artisti e dei ricercatori che hanno partecipato: aperte le porte, fatto rivivere il cortile, messo in comunicazione l'interno con l'esterno, tanto attraverso sistemazioni  quanto attraverso installazioni (Francesco Lucifora - CoCA).

Alcuni dei vecchi spazi sono stati stravolti, in funzione di un nuovo utilizzo, secondo cui l'ex orfanotrofio stesso (poi scuola S.Teodoro) è stato visto come oggetto dell'abbandono, quindi adottato, da qualcuno che se n'è preso di nuovo cura e l'ha reso di nuovo utilizzabile (Andrea Bartoli - Farm Cultural Park);

ma soprattutto sono state coinvolte a vari livelli la persone, tanto i rappresentanti di categorie, come è accaduto durante i focus con gli operatori economici, le associazioni culturali e di volontariato, la comunità religiosa, i comitati di quartiere, quanto con la gente comune, in un vero e proprio "Urban Community Planning" che ha portato un gruppo di ricerca alla realizzazione di tre vere mappe topografiche sul futuro di modica alta, immaginato da tre diversi punti di vista: “La città degli abitanti”, “La città delle identità e degli eventi”, “La città del turismo”.

Ricerca ma anche tradizione (Aldo Zucco - Accademia di Belle Arti di Catania), come quella andata in scena per le vie di modica alta quando si è animata la lotta tra il Drago e San Giorgio, santo patrono di questa parte della città, come pure tra le viuzze è andata in giro la telecamera di Luca Scivoletto, che ha portato a Sicilian Flavour, l'esperimento cinematografico che ha concluso le attività degli intensissimi mesi del progetto.

Adesso il BdA si è configurato come un laboratorio permanente autonomo per la promozione delle arti urbane, dedicato alla ricerca e allo sviluppo di forme d’arte innovative, come spazio della produzione e dell’espressione artistica dei giovani, ma anche come polo di una rete di città e di istituzioni culturali; diverse iniziative si sono succedute dopo la fine del progetto: mostre, laboratori artistici sperimentali per bambini, feste stagionali, corsi, giornate tematiche, concerti..





...come l'ultimo, che ha festeggiato il 1° maggio modicano: in line-up Loc17, Tapso II e Uzeda. Siamo arrivati nel primo pomeriggio all’ ex scuola, visto il largo anticipo, rifacciamo un giro all’ interno fra le aule state trasformate in spazi per esposizioni pittoriche, proiezioni e altro ancora. Prima dell’ inizio del concerto si decide anche di far una passeggiata tra le vie pittoresche di Modica Alta, oggi sonnacchiosa.
Alle 18 si tiene una chiacchierata, moderata da Gianluca Runza, con gli Uzeda. I quattro membri della band ci parlano, con toni divertiti, di cosa ha significato e significa per loro essere indie, quando negli anni ’90 non era una moda o un genere, ma uno stile di vita. La bellezza e i sacrifici per conservare la propria libertà. Ci narrano dell’ avventura a Londra in cerca di una casa discografica. La Virgin, a tal proposito, gli proporrà condizioni che collideranno con le loro scelte artistiche, per cui rinunceranno a firmare un contratto con la nota major. Ci raccontano alcuni aneddoti inerenti l’ incontro con Steve Albini, che li produrrà in più di un lavoro. Anche grazie alla loro indipendenza, stasera possono suonare in questo posto di provincia . Un gruppo che ha suonato in tutto il mondo, in festival importanti come l’ "All tomorrow’s parties" e diviso il palco con band del calibro di Lush, Fugazi, Shellac.

Dopo la piacevole conversazione, la fame si fa sentire, perciò ci si dirige, prima dell’ inizio dei concerti, nell’ area food sistemata nel giardino, dove ci rifocilliamo con gustose e genuine “scacce” modicane.
Verso l’ imbrunire nel cortile iniziano i concerti. I primi ad esibirsi sono i Loc17: giovane band ragusana con all’ attivo un Ep dal titolo Sixex, uscito ad inizio 2014. Un sound meticcio è il punto di forza della band. Ad una solida e massiccia base noise rock mescolano  generi come dubstep, psichedelia, metal.
Dopo una breve pausa per il cambio palco, è il turno dei Catanesi Tapso II. Trio formato da Stefano Garaffa Botta (voce e chitarra), Giovanni Fiderio (violino) e Giancarlo Mirabella (batteria). La loro musica è una commistione tra noise, rock matematico alla Battles, folk anni ’60 e sviolinate distorte alla Warren Ellis.
Alle 22, in perfetto orario, salgono sul palco gli Uzeda.  Attaccano con l’ ipnotica What I Meant when i called your name, prima traccia dell’ ultimo album Stella (dell’ ormai  lontano 2006). Sempre dallo stesso album viene eseguita anche This heat, una sezione ritmica in cui spesso basso e batteria  si scambiano i ruoli come in Sleep deeper. Riff di chitarra si susseguono taglienti e veloci come una mitragliatrice. La voce declamata\cantata  di Giovanna Cacciola ricorda in alcuni momenti quella di Sioux Siouxie. Suoni storti si alternano e si mischiano a suoni dritti.  Un po’ come nelle jam jazz ogni strumento prende direzioni diverse, per poi reincontrarsi.
Poco prima delle 23 arriva la polizia, che invita a continuare a “divertirci”, ma "facendo meno rumore". Giovanna risponde: “Non abbiamo brani che suonano più piano”. In ogni modo “a bassa voce” fanno un ultimo brano.
La band ringrazia il pubblico accorso al concerto. Noi ringraziamo gli Uzeda per il gran concerto e i ragazzi del Borgo degli artisti per aver organizzato questo bell’ evento.
Ascoltare gli Uzeda dal vivo ti fa comprendere ancor di più quanto siano stati un gruppo seminale nella storia del rock internazionale e quanto l’ Indie catanese dai ’90 a oggi deve molto a loro.
Si ritorna a casa arricchiti e felici.





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