GBU - Alibi (Autoprodotto, Luglio 2014)






di Daniele Pappalardo - Con tre anni di attività già alle spalle, e dopo aver subito svariati cambi di line-up (attualmente composta da Luca Iaconissi, Andrea Marchi  e Fabrizio Polonia), i GBU, band friulana formatasi nel 2010, riescono finalmente a debuttare col loro primo album, Alibi.

Il genere proposto è un rock dal gusto retrò e dai tratti molto funky, che mira, come dichiarato dallo stesso trio, a voler essere un lavoro che possa farsi apprezzare da un pubblico molto ampio. L'album viene  maggiormente influenzato proprio da quest'intento, con un sound che  cerca di spaziare il più possibile, passando da brani movimentati ed orecchiabili come Problems, Cigarettes o Blue, a Charlie o Circus, pezzi più pesanti e dai toni hard rock.

Il risultato è un buon calderone musicale che riesce a raccogliere  quante più idee interessanti possibili, ma che, allo stesso tempo, non convince del tutto. Alibi infatti, come spesso accade con l'album d'esordio di una band, risulta  essere un lavoro acerbo. Ascoltandolo si ha la sensazione di  trovarsi di fronte ad un gruppo in cerca di un identità stabile, con delle idee che, non sempre molto chiare, finiscono per scontrarsi, dando vita in alcune tracce a qualche riff fuori posto, o a cambi di  ritmo inadatti al contesto del brano.

Ovviamente non sempre accade questo, e quando tutto viene messo bene a fuoco, ci si imbatte in alcune gemme come Feeble Flame, strumentale riflessiva e coinvolgente, o End of the Road, pezzo dall'andamento pacato ed ipnotico, dove nulla è inadeguato ed il potenziale dei tre riesce ad esprimersi totalmente.

Sebbene alcune incertezze quindi, il debutto dei GBU rimane da considerarsi ugualmente notevole, grazie all'abilità dimostrata dalla  band nell'aver saputo creare un sound fresco, capace di farsi apprezzare sia dagli ascoltatori occasionali, che dagli intenditori.

Commenti