Il
caldo umidiccio diventa sopportabile con l'esibizione dei Dark Horses, la migliore (per me) tra quelle che si sono esibite nei tre giorni
catanesi (big esclusi, per non complicarmi la vita). I Dark Horses, band
britannica cupa e misteriosa, con l'affascinante Lisa Elle, mi riportano
d'improvviso a certe sensazioni che ho provato solo ascoltando album dei
Jefferson Airplane.
Il loro sembra essere un rock dalle venature fortemente vintage. Ottima presenza scenica, sonorità cupe, lisergiche, con una Grace Slick dei nostri giorni, sensuale e graffiante. Suonano per 45 minuti almeno e regalano un live davvero d'effetto che ha il suo culmine quando sale sul palco la guest Robert Levon Been a cantare con Lisa. Dark Horses che si congedano con Hello, I Love You, cover dei Doors, totalmente stravolta però davvero bella.
Il loro sembra essere un rock dalle venature fortemente vintage. Ottima presenza scenica, sonorità cupe, lisergiche, con una Grace Slick dei nostri giorni, sensuale e graffiante. Suonano per 45 minuti almeno e regalano un live davvero d'effetto che ha il suo culmine quando sale sul palco la guest Robert Levon Been a cantare con Lisa. Dark Horses che si congedano con
Dopo, gli ottimi punkettoni Clinic, on stage vestiti come si addice al loro nome, e
cioè con divise da sala operatoria con tanto di mascherine.
Alle
23:30 poi, dopo aver assistito al cambio palco e aver visto l'imponente
amplificazione sistemata a mò di muro, ecco arrivare i tre Black Rebel;
nell'oscurità fumosa rompono subito la stasi con Beat the Devil's Tatoo seguita dalla bluseggiante
(e orecchiabilissima) Ain't no Easy Way...La batterista Leah Shapiro quasi non si vede mai ma si sente eccome!
A tenere la scena
sono invece Peter Hayes e Been: cupi e marci come si conviene...La sigaretta che pende
dalle labbra di Hayes, da ancora di più l'immagine di duro e tenebroso del gruppo.. All'altro lato Rob, col suo giubbottino di pelle e le movenze nevrotiche, sembra
uscito da un revival rockabilly, mentre maltratta a varie riprese il basso come
fosse un contrabbasso.
La potenza sonora dei BRMC
è notevole tanto che un blackout rende
l'idea di quanto i volumi siano alti. I ritmi serrati danno
l'impressione di una band molto ispirata, che si diverte a suonare.
Il trio dimostra di
essere una band tosta, che è riuscita a fondere sapientemente vari generi e che riesce a stare benissimo sul palco. La
ripetitività che alcuni rimproverano agli statunitensi, non si avverte mai nel
live. Non mancano i momenti soft ma sono pochi rispetto all'energia dirompente
che fa scatenare tutti i presenti, tra sporco e sudicio rock americano e
sonorità più noise/pop.. Peter si dimena per tutto il tempo, con
quell'aria da dannato che lo rende sexy in ogni momento, rendendo frizzanti le
molte donne appena sotto il palco.
Un'ora e mezza di martellante sound. Tanti i brani suonati, da quelli dell'ultimo disco (Returning, Fire Walker, Lose Yourself, Rival, tra le altre) passando per Stop e altri pezzi dagli album precedenti. Niente solito bis ma con tanta passione che lascia tutti pienamente soddisfatti, me
compreso, che finalmente è riuscito a sentire dal vivo i Black Rebel (facendomi
riaccendere una scintilla per loro) in una cornice suggestiva e tutta
siciliana.
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