Il brit pop degli Ocean Cloud: da Parma a Londra e ritorno - Intervista





di Sisco Montalto - Gli Ocean Cloud ci portano indietro nel tempo, alla british invasion, quella del brit pop però, che verso la fine degli anni 90 vide il fiorire di tante band, alcune solamente delle meteore, altre meno, ma che in entrambi i casi hanno creato un marchio ancora oggi resistente e in grado di influenzare la musica di tutto il mondo.

Questo vale anche per lo stile della band di Parma, attiva dal 2000, che le atmosfere brit le ha assaporate veramente, calcando alcuni tra i più importanti palchi ricchi di storia, tra Londra e Liverpool. 
Da quelle esperienze sono venuti fuori due ep, l’ultimo uscito a marzo scorso, dal titolo Letters
Solo tre tracce che sono il marchio evidente dell’idea di musica degli OC...


-Ragazzi, come nascono gli Ocean Cloud?
"Gli OC nascono dalle ceneri degli I Don’t Know, band attiva nei primi anni 2000 in cui facevano parte Pier Francesco (compositore,voce e chitarra) ed io (Giacomo Calestani, chitarra solista).Dopo alcuni anni di pausa per motivi di studio e lavoro i due si sono ritrovati ed insieme a Giacomo (Tarabugi. basso e voce) e Alberto (Bassi , batteria) e abbiamo inziato la nuova avventura che porta il nome di Ocean Cloud. A settembre 2012 c’è stato un cambio alle bacchette con l’ingresso di Dario Favalesi, attuale batterista."

-L'EP  Letters contiene solo tre brani. Un sunto del vostro background musicale? 
"Inizialmente avrebbe dovuto contenerne cinque. Abbiamo escluso due pezzi di cui siamo molto orgogliosi e che non mancano mai in scaletta nei nostri live, perché volevamo fare un ep veloce, immediato e che incuriosisse l’ascoltatore a desiderare di poter ascoltare qualcos’altro degli Ocean Cloud. Per quanto riguarda il background musicale potremmo fare un elenco infinito, siccome ci hai chiesto un sunto ti diamo tre nomi per tre decadi. The Smiths, Oasis, The Strokes."

-Le vostre influenze sono in gran parte brit. Un genere, una band (o più) che però fra tutti vi ispira c’è? 
"La domanda più difficile. Una band che ci accomuna, ispira e mette d’accordo tutti quanti sono i The La’s, probabilmente coloro che meglio legano il percorso della musica uk degli ultimi 50 anni. Sono una band relativamente poco conosciuta tra i più per via dell’ atteggiamento piuttosto “anti-sociale”, ma per noi questo non conta troppo."

-Come si riesce secondo voi a seguire delle strade (musicali) già percorse ma non creare poi un prodotto fotocopia? 
"E’ già tanto se a ciò che ti precede in termini di musica, riesci ad aggiungere un briciolo di te stesso. Non vogliamo inventare niente, vogliamo solo divertirci e suonare ciò che ci piace."

-Quali sono le vostre aspettative con questo ep e in generale come band? 
"Speriamo e ci aspettiamo di poterci esibire in qualche palcoscenico importante, magari come spalla di qualche gruppo più blasonato in modo da poterci far conoscere il più possibile."

-Progetti imminenti?
"Stiamo pensando di entrare in studio per registrare nuovi pezzi. Ci affascina molto l’idea di registrare in analogico. Pensiamo possa catturare di più la nostra essenza live, l’imprevedibilità sonora e possa rendere il nostro futuro lavoro meno perfetto dal punto di vista commerciale/radiofonico ma senz’altro più vero."

-Come va con i live?
"Abbiamo fatto diversi live in giro per Italia e UK. La principale differenza che abbiamo riscontrato è che in Inghilterra c’è una forte cultura per la musica live. Invece di uscire al bar per aperitivo con il sottofondo di un dj come succede in dalle nostre parti, oltremanica si preferisce una birra in un club con musica dal vivo. A questo punto ci manca solo di provare gli States."













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