di Sisco Montalto - I Charlatans sono tornati, ed è una grande notizia già di per se, perché parliamo di una delle band più influenti del panorama musicale britannico (e non solo). Tra i capostipiti di quell'indie rock ormai sempre più svuotato del suo significato e diventato un termine modaliolo; ma anche se vogliamo del britpop, che poi altri hanno fatto diventare uno stile cult della musica inglese.
La band nata nel West Midlands, alla fine degli anni 80, periodo fertilissimo e ispiratissimo della musica inglese, al loro attivo ha undici album in studio e una vita artistica a dir poco intensa. Come ogni band che attraversa un periodo considerevole, i Charlatans hanno vissuto un po' di tutto: il grande successo, il declino, la dimensione di band da major e quella forse meno eclatante dell'indie. E poi varie vicissitudini umane, fra tutte la recente morte di uno dei fondatori e maggior ispiratori della band: Jon Brookes, morto nel 2013.
La sua scomparsa ha segnato profondamente i Charlatans, che da quel momento avevano due soluzioni, porre fine al progetto o continuare il viaggio. Loro hanno scelto di continuare a fare musica, di farla anche in onore di Brookes, e dopo cinque anni di silenzio, sono tornati con un disco che è subito una sorpresa e rappresenta una catarsi.
Modern Nature evidenzia probabilmente la fine di un percorso iniziato nell'89 e l'inizio di una nuova sfida. Il disco racconta di una band che si è saputa rinnovare, che nel dolore ha trovato (per loro stessa ammissione) il senso per continuare a suonare e il senso di questo nuovo lavoro, nato appunto dal dolore e che dal dolore però cerca di sfuggire.
Modern Nature infatti regala atmosfere e sensazioni che non sono certo negative anzi, per molti tratti è un disco fresco, divertente, a cavallo tra l'ambient e l'elettronica (quasi dance) con reminiscenze ottantine. Si avverte chiaramente il cambio di rotta dovuto per forza di cose ad un cambio della sezione ritmica. Questo, da un lato ha fatto perdere ai Charlatans una caratteristica ben precisa del loro sound, quello di Brookes, ma dall'altro ha reso possibile l'esplorazione di nuove (che poi tanto nuove on sono) strade sonore.
Il merito è indubbiamente anche di chi ha sostituito Brookes e cioè di Pete Salisbury (Verve) e Stephen Morris (New Order), non due nomi a caso, che hanno apportato al sound dei Charltans il loro marchio, creando così un disco morbido, rilassato, che non ha mai delle estremizzazioni ma al contrario fila via in maniera molto controllata e catartica, e per molti momenti ha una decisa carica melodica quasi naturale.
Modern Nature è un disco da gustare nella sua interezza, per assaporare al meglio le atmosfere rarefatte e allo stesso tempo palpabili. Tra le tracce migliori sicuramente Talking in Tones, da tonoi malinconici, con l’organo che alza considerevolmente il livello del brano. Sulla stessa scia Keep Enought, che però ha nella parte di chitarra il suo pregio maggiore. L’organo ritorna poi nella trascinante, dal gusto leggermente invecchiato, Let the Good Times Be Never Ending.
Voto: ♫♫♫♫♫♫♫♫♫♫
Commenti
Posta un commento