Live Report Zanne Festival 2015 - Four Tet, Timber Timbre e Godspeed You! Black Emperor (Catania, Parco Gioeni, 18-19 Luglio)
di Valeria Montalto & Sisco Montalto - Nella terza serata di Zanne sono un po' un'intrusa, visto che sarà dedicata per lo più alla musica elettronica seppur dalle tendenze altamente sperimentali. Il pubblico è quindi abbastanza di parte anche se c'è l'etereogenità tipica dei gradi festival.
Io mi limito ad osservare l'attesa dei molti accorsi a vedere l’esibizione di Four Tet, il guru degli ultimi tempi della folkotronica, naturalmente la guest della serata.
Prima però, giusto per scaldarsi, il programma propone la bella Diane Claude Sagnier e compagni ovvero il progetto Camp Claude, formatosi solo nel 2013 ma già molto avanti. I francesi fanno vedere di poter stare nell’olimpo dell’indie.
Nella loro musica mescolano varie tendenze, col pop che si affaccia di tanto in tanto tra un brano e l’altro. Penso che lo dimenticherò presto il loro live ma non dispiacciono affatto come band e il pubblico sembra coinvolto moderatamente anche se ancora distratto.
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L'atmosfera si ravviva con i Peter Kernel. Gli svizzeri riusciranno ad attirare la mia attenzione e quella del pubblico, coinvolto per quasi tutto lo show. I PK mi confermano l'ottima impressione che avevo avuto ascoltando qualche loro brano. Dal vivo propongono un punk tosto ma non pesante che attira l'ascoltatore.
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Dopo il solito stacco e un giro per il parco, cercando un po' di brezza che non troverò, arriva il momento tanto atteso di Four Tet. Inizia Luke Abbott.
L’artista britannico, dall’aria nerd che tanto piace comincia a far scatenare il pubblico con sonorità martellanti coadiuvate da una scenografia esplosiva, colorata, velatamente anni 80. E la volta poi, finalmente, di Kieran Hebden, che appare sul palco come per magia, mentre Luke Abbot sfuma. Hebben comincia subito a scatenare il suo mix di musica jazz, techno, folk, e via così.
Le composizioni sonore in realtà sono accattivanti, e ritrovo quel piglio che cattura, già sentito in qualche brano ascoltato distrattamente giorni prima. Molti vengono dall’ultimo disco Morning/Evening.
L’artista britannico, dall’aria nerd che tanto piace comincia a far scatenare il pubblico con sonorità martellanti coadiuvate da una scenografia esplosiva, colorata, velatamente anni 80. E la volta poi, finalmente, di Kieran Hebden, che appare sul palco come per magia, mentre Luke Abbot sfuma. Hebben comincia subito a scatenare il suo mix di musica jazz, techno, folk, e via così.
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L’artista britannico non sembra però molto concentrato e complice qualche bicchiere di troppo, risulterà anche antipatico e scostante, fermandosi per qualche minuto e abbandonando il palco per problemi tecnici. L’esibizione di Four Tet durerà alla fine solo un’ora circa, forse pochi per chi era accorso a Zanne esclusivamente per ammirare la bravura di Hebben con i suo aggeggi elettronici.
La serata, a sorpresa, si chiuderà con un silent party organizzato da Red Bull. Selezioni musicali ad opera di due dj. Io però ho preso già la strada del ritorno..
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Arrivo molto prima e do un’occhiata in giro, visto che ancora è giorno. L’atmosfera è sempre affascinante. Molta gente (molti stranieri) si gode finalmente l’ombra del preserale mangiando e bevendo.
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Quando i canadesi salgono sul palco, le luci si fanno cupe ad illuminare solo parzialmente un concentrato Taylor Kirk, che vieta ai fotografi di immortalarlo, forse per non perdere il contatto con l’intensità della propria musica.
Un vezzo che passa quasi inosservato vista la bravura della band, che ammalia letteralmente il pubblico presente. Voce intensa, quella di Taylor, sonorità raffinate, nostalgiche, crepuscolari e la sua chitarra che fa sognare.
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La cupezza della musica che tante volte avevo ascoltato in disco esce letteralmente fuori durante il live. Suonano tanto i TT, soprattutto i brani dell’ultimo lavoro Hot Dreams, uscito nel 2014. Ci sono però anche pezzi dal disco che li ha resi celebri Creep On Creepin' On…
Cerco poi di preparami al live finale con un paio di birre. Si prepara la scenografia classica dei loro show. Un cerchio di sedie nelle quali siederanno per il live. Vietato fotografare come è giusto che sia. Tra l’altro i Godspeed You! Black Emperor si esibiscono al buio. Salgono sul palco riempiendolo. Sono in otto, con due bassi, tre chitarre, due batterie, il violino di Sophie Trudeau che incanterà tutti i fan.
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La scenografia è perfetta per esaltare le loro trame musicali infinite e sofferenti. Mentre la matassa sonora si dipana dietro di loro si alternano sovrapposizioni di immagini in bianco e nero (in 8 mm), quasi apocalittiche accuratamente scelte.
Non c’è una scaletta vera e proprie ma una sinfonia che si sviluppa di pari passo con i minuti che scorrono lenti. Hope drome ad aprire e poi una serie di evoluzioni musicali dall’ultimo album Asunder, Sweet And Other Distress e non solo.
Ma mai come in questo caso è inutile andare a cercare e riconoscere un brano piuttosto che un altro.
Il flusso sonoro si dipana come in un rito purificatorio per quasi due ore di concerto. Il pubblico rimane imbambolato ad assistere alle evoluzioni della numerosa band e in un attimo di distrazione mi accorgo che sono davvero in tanti ad assistere alla cerimonia musicale dei GYBE.
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Si chiude così, immersi nell'estate calda siciliana, la terza edizione di un festival, Zanne, che si consacra tra i migliori d'Italia e oltre.
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