Live Report Zanne Festival 2015 - Franz Ferdinand e Spiritualized(Catania, Parco Gioeni, 16-17 Luglio)










di Valeria Montalto & Sisco Montalto - Inizia alla grande la terza edizione di Zanne Festival. Del resto le premesse c'erano tutte, sopratutto se ad aprire la quattro giorni di musica nel capoluogo etneo ci pensano i Franz Ferdinand. Degli autentici animali da palcoscenico.


La band scozzese era probabilmente la più attesa a Zanne, essendo certamente la più famosa e quella che unisce svariate culture e gusti musicali. E il pubblico in effetti era davvero quello dei grandi live, ad occhio. Probabilmente mai fino ad ora si erano viste così tante  persone per un live a Zanne. Sarà uno dei nuovi record battuti dal giovane festival catanese.

A scaldare il pubblico, semmai ce n'era bisogno, vista l'alta temperatura e la calura che a Catania si raggiunge sempre facilmente, c'hanno pensato i Wow Signal. Band di Brindisi che ha vinto il contest lanciato da Zanne per le nuove proposte. I brindisini non si sono risparmiati, a colpi di rock sintetico e a tratti psichedelico niente affatto scontato e ben suonato dal vivo. I WS sicuramente hanno attirato l'attenzione dei catanesi (e non), sempre particolari nei gusti musicali. 

Verso le 22 passate, tocca poi ai Balthazar, gruppo belga molto apprezzato al livello europeo, che con il loro solito pop dalle venature sognanti e delicate ha coinvolto il pubblico, che in gran parte sconosceva la loro esistenza. 
Tra la folla, durante la loro esibizione, i commenti di stupore positivo sono stati molti e in effetti tutti meritati. Quasi un'ora di live per tredici brani intensi ed un impatto live notevole per una band che propone le solite sonorità indie-pop che tanto piacciono di questi tempi. 

Con il caldo e l'appiccicaticcio sempre presente, la polvere  e qualche birra che serve almeno un po' a rinfrescare i pensieri, si attende l'ingresso sul palco dei big della serata. E quando finalmente si materializzano i FF il pubblico va letteralmente in visibilio e il boato si sarà avvertito anche in città. Tutto d'improvviso il parco si tinge di colorato glam, e la gente comincia subito a scatenarsi dietro il ritmo danzereccio di Jonny Delusional e di una scaletta che mixa perfettamente nuovo e vecchio.

A proposito di vecchi, ecco gli Sparks, probabilmente sconosciuti a giovincelli, tanti, che affollano quasi a tappo lo spiazzo del Parco, non sfigurano affatto anzi, si trovano al loro agio all'interno di un composto delirio, suggellato dal “Minchia Catania” (più volte ripetuto) del mattacchione A. kapranos, che il calore del pubblico catanese lo conosce bene, essendo venuto già altre volte in veste di dj.

Con  Walk Away è apoteosi e la polvere alzata da migliaia di gambe in delirio crea un effetto nebbia che da l'idea dell'esaltazione del momento. Si susseguono in maniera ordinata Do you Want, Take me Out, Piss Off e altri brani degli Sparks rivisitati e rimodernati che non fanno smettere di danzare anzi, fanno scatenare pure l'attempato Ron Mael.
Un impeccabile live per una band che da veterana dei palchi è riuscita senza troppi sforzi ad esaltare una platea sempre affamata di musica di un certo spessore.
Ci si ritira, sudati e appiccicosi, non prima di aver ridato un’occhiata ai tanti stand, assaporando quell’atmosfera piacevole e ormai familiare che il Parco Gioeni nei giorni di Zanne riesce ad emanare.


La seconda serata, per me, inizia purtroppo con un leggero ritardo, dovuto ad imprevisti che insieme alla calura mettono a dura prova la mia pazienza. Appena arrivo, il Parco è già pieno anche se non come il primo giorno, e fortunatamente perdo solo un live, quello degli Ultimate Painting. Me ne farò una ragione..
Non perdo però i Dead Brothers, un manipolo di folli in smoking d’altri tempi, che sembrano usciti da uno di quei film antichi anni 40. Iniziano a suonare confondendosi con il pubblico sotto il palco.
Il loro show, tra sonorità folk popolari e modernità è un mix di cabaret e teatro, molto coinvolgente. Penso che potrò farne a meno per i prossimi anni, della loro musica, anche se il pubblico sembra divertito dalla loro teatrale esibizione. 

Di diverso tenore lo spettacolo degli A Place To Bury Stragers, che portano a Catania il rock grezzo e graffiante di New York, più nelle corde del pubblico che infatti si lascia subito conquistare dall’energia selvaggia dei newyorchesi.
Gli americani si confermano una band da palcoscenico, così come avevo letto altre volte, riuscendo a coinvolgere non poco nonostante non dicano nulla di nuovo.
Le atmosfere fumose che si creano tra un brano e l’altro, per lo più estratti dall’ultimo disco Transfixiation, si perdono quasi in un vero spettacolo di rock ubriaco e indiavolato.
La loro sbronza continuerà anche dopo lo show, tra i vialetti del parco e davanti all' ormai classico muro del suono, a improvvisare qualche pezzo, più o meno.








Il tempo di riprendersi con la solita birra fredda (o quasi) e una sigaretta e sul palco arrivano finalmente loro. Jason Pierce e compagni vengono accolti da urla di entusiasmo e loro regalano al pubblico fedele che li attendeva, un’ora e mezza di musica entusiasmante, tra shoegaze e neopsichedelica, tra rock e space rock. 
Un viaggio quasi spirituale, al quale la band inglese ci ha in effetti abituati ma che dal vivo fa tutto un altro effetto, come spesso accade.
Non si risparmiano e sembrano in gran forma gli Spiritualized, perfetti nel riproporre una scaletta di tredici canzoni prese tra i vari loro album, che sono quasi un omaggio alla grandiosa carriera discografica degli Spritualized fino al 2012 (anno dell’ultimo album Sweet Heart Sweet Light). Prevalgono ma di poco i pezzi di Amazing Grace (2003). 

Si apre con la psichedelica Here It Comes (The Road, Let's Go). Si continua con l'intensa Lord let it Rain on Me e un classico come Elettricity, bella come sempre con l’organo che è una goduria sentire protagonista dal vivo.
Elettric Mainline ci fa definitivamente perdere tra le trame sonore lisergiche e conturbanti di una serata che diventa quasi sospesa. Si va avanti così, con la scenografia che cerca (e ci riesce in parte) dare allo show quella dinamicità che molti brani emanano. 

Jason Pierce, rimane  concentrato (forse per questo ha vietato che gli si facciano foto da sotto il palco) per tutta la durata del live, professionale come non mai ma allo stesso tempo carismatico. Si chiude con una Come Togheter quasi uguale a quella del disco.

Gli Spiritualized hanno portato quella ventata di rock brit che ha ogni volta grande fascino. Anche se alla fine noto con stupore, che la gente era nettamente meno di quella della sera prima.

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