Mamasuya & Johannes Faber – Mexican Standoff (INRI, Gennaio 2016)





di Sisco Montalto - Qualcuno dice (forse semplificando eccessivamente) che esistono fondamentalmente due tipi di musica: quella bella e quella brutta. Aggiungerei che esiste anche quella musica che non rientra tra le due categorie, quella che sta li, in un ideale promontorio, da sola, che guarda il resto da una posizione distaccata.

Quella musica si riconosce subito e non si confonde mai con il resto; la musica fatta oltre che col cuore e la passione anche con grande competenza, fatta da artisti che sono musicisti prima di tutto. E' il caso dei Mamasuya & Johannes Faber, che con il loro secondo disco, Mexican Standoff, ci regalano una gemma strumentale di rara bellezza. 

In un mondo musicale in cui sentiamo sempre le stesse sonorità e vediamo sempre i soliti ignoti, il disco dei Mamasuya & Johannes Faber appare come un alieno che scende in terra a rompere gli schemi. Certo quando si parla di musica di un certo spessore, per forza di cosa si rientra in una nicchia e in un genere particolare che non facilmente riesce a fare breccia su un vasto pubblico, perché puo’ apparire non di immediato impatto (e chi se ne frega verrebbe da dire). Eppure i Mamasuya & Johannes Faber si discostano leggermente da questa regola non scritta perché riescono con il loro disco a creare, tra le altre cose, atmosfere variegate e più di una volta abbastanza orecchiabili, pur rimanendo musica adatta solo orecchie raffinate.

Mexican Standoff è un intrigante connubio di sonorità senza confini: si passa dal funk meno puro al jazz, al rock con varie venature psichedeliche, fino a toccare lo spaghetti western, con momenti che ricordano i film di Sergio Leone ma più in generale sonorità molto cinematografiche. 

Alta sperimentazione ma ragionata, che non va mai fuori dalle righe. Un tappeto di suoni che dall'inizio alla fine si sviluppo senza apparente continuità. 
E' un viaggio con vari sussulti quello dei Mamasuya & Johannes Faber. Si sale su fino a toccare la vetta più alta per poi tornare giù a forte velocità. 

Da The Driver (che ricorda tanto le musiche di telefilm anni '70, vedi  Starsky e Hutch) alla psichedelica e acida Mexican Standoff, passando per l'irrequietezza di Sakura e per la delicata Amore Mio, è  un' esaltante cavalcata cangiante che trascina in un vortice sonoro dal quale si esce purificati e divertiti.





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