di Sisco Montalto - Groove che graffia senza ferire, quello degli Elefanti, duo tutto rock garage che esordisce con Noi Siamo Elefanti. Album breve (solo sette tracce), intenso e rumoroso al punto giusto, come piace a chi dell'indie puro si è rotto le scatole da un po'.
Sulla scia di band in duo, soprattutto made in USA, gli Elefanti sembrano avere recepito benissimo le influenze che arrivano da fuori e che loro hanno fatto confluire in un interessante alternative rock che racchiude il meglio delle sonorità statunitensi, con una tendenza pop rock più congeniale agli italiani (con l’occhio però sempre indirizzato a chi il rock ha saputo farlo bene in Italia, vedi Timoria, bresciani come i nostri).
Noi Siamo Elefanti, pur essendo cantato in italiano, convince grazie ai testi ben scritti che raccontano di temi conosciutissimi in modo diretto, che si allineano in maniera azzeccata alle sonorità distorte dall'inizio alla fine.
Ci sono momenti più strong (in cui si sente forte l’intervento di Francesco “James” Dini, vecchia conoscenza di Clap Bands ed esponente di spicco del rock underground con i Last Fight) e altri meno (tra tutte Un Po’ Conta è la traccia che si avvicina maggiormente ad un’attitudine rock pop, alla Zen Circus, per dire), pur non cedendo mai il passo a momenti sdolcinati.
Ci sono momenti più strong (in cui si sente forte l’intervento di Francesco “James” Dini, vecchia conoscenza di Clap Bands ed esponente di spicco del rock underground con i Last Fight) e altri meno (tra tutte Un Po’ Conta è la traccia che si avvicina maggiormente ad un’attitudine rock pop, alla Zen Circus, per dire), pur non cedendo mai il passo a momenti sdolcinati.
L'album in se non ha nessun momento di particolare esaltazione ma la sua semplicità, l'energia, la familiarità che trasmette il sound degli Elefanti, rende il lavoro un perfetto prodotto che trasuda veracità e si fa ascoltare e riascoltare.
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