Monica Shannon - Ali (Autoprodotto, Marzo 2017)








di M. L. - Ali è il nuovo disco di Monica Shannon, il secondo, che arriva a grande distanza dal primo, Beyond 9. La lunga pausa in mezzo ai due lavori farebbe pensare ad una ispirazione ritrovata dopo qualche tempo.

Tenendo a mente questo unico dato si creano inconsciamente troppe aspettative, che rimangono per lo più disilluse, ascoltando Ali. Non per assenza di bravura,  di quella ce n'è in evidenza e tra le righe, sotto diversi aspetti, ma per il fatto che l'album risulta, alla fine, confusionario e in un certo senso quasi accademico, creando così poche emozioni e lasciando in chi ascolta una sensazione di freddezza, oltre che di difficile interpretazione del significato dell'album.

Probabilmente  Monica Shannon  ha voluto riversare in questo lavoro tutti gli anni trascorsi e in effetti utilizzando questa chiave di lettura, Ali, acquista un senso ed un significato che però rimane molto personale e spiazza chi invece non conosce il vissuto degli ultimi anni della cantautrice. 

Ali ha il pregio di essere un lavoro ben cantato, con brani discretamente scritti, anche di una certa consistenza e a tratti intensità, tecnicamente perfetti, alcuni dei quali hanno una melodia accattivante, dal sapore internazionale, tra il pop più da mercato e la musica più ricercata (vedi Boundless Space o The Answer). Jazz e rock patinato sono il trade union di tutto il disco.

Interessante, per la scelta e per l’interpretazione, Forbidden Colours, cover di Ryuichi Sakamoto. Meno d’impatto invece L’Isola delle Fate, di Stefano Pulga, altra cover ben scelta ma che stona con tutto il resto (anche qui la voce della Shannon è magistrale) e forse l’emblema di un disco che alla fine lascia perplessi e che sa di prova riuscita a metà.




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