Il Grido (Volume! Aprile 2017)







di Sisco Montalto - Una volta ho sentito dire, da uno degli ultimi rocker rimasto in circolazione, che l'Italia è piena di band dal grande potenziale, che sanno fare ancora musica come si deve ma che purtroppo rimangono costrette eternamente nel sottobosco. Anzi, probabilmente nell'underground dell'underground. Ma si sa, questo è uno stranissimo paese rintronato da mille cialtronerie. Peccato!

Tutta la manfrina serve a introdurre Il Grido e il loro esordio discografico omonimo. E' stata una goduria ascoltare il loro primo disco. Un lavoro che ci fa tornare indietro con la mente (e le orecchie) ad un rock graffiante, incazzato ma allo stesso tempo poetico e sensibile a ciò che accade intorno. 

Il Grido in questo esordio sembra aver fatto confluire tutta la propria esperienza di gruppo che è abituato a suonare e ad ascoltare certe sonorità. Quelle del grunge più scuro, per esempio: come non citare i Soundgarden (o gli Alice in Chains), tornati in auge negli ultimi giorni per la scomparsa del grande Chris Cornell. Nei brani del disco si percepisce la stessa rabbia che si avvertiva nella band di Seattle. 
C'è anche il rock più verace nel disco de Il Grido, che strizza l’occhio all’hard rock  puro di matrice americana. 

Il Grido ha saputo sapientemente mescolare insieme varie attitudini creando un album molto compatto, che riesce a tenere sempre alta l’asticella della qualità e della potenza sonora, per tutti gli undici brani del disco.
Un groove teso, a tratti selvaggio, che si addolcisce in alcuni momenti (vedi Con Un Soffio). 

Chiude l’album Cane Sciolto, traccia che (mi) richiama alla mente i Timoria. Forse l’unica espressione vera italiana di rock/grunge, ai quali sento di accostare fortemente Il Grido, anche per la bravura nel riuscire ad amalgamare efficaci testi in italiano a sonorità non tradizionali. Ottimo esordio!




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