Ypsigrock 2017. Il Boutique Festival più famoso d'Italia - Intervista






di M. L. - Sta per arrivare, puntuale come sempre dal 10 al 13 agosto, l'Ypsigrock. Il Festival, giunto alla ventunesima edizione, è ormai un appuntamento internazionale fisso per tutta quella gente che preferisce la qualità di una selezione musicale, sempre azzeccatissima, alla quantità e ai nomi di cartello che attirano le masse.

Quest'anno l'attesa è sicuramente per il ritorno di una delle band capostipite dello shoegaze, quei Ride di Andy Bell, che dopo anni di silenzio sono tornati, ispirati e con una gran voglia di suonare. E poi ancora i Beach House. La band che ha coniugato, forse più di altre, le tendenze psichedeliche degli anni 60 alle sonorità dream pop/elettroniche più attuali. E la rivelazione degli ultimi  tempi, Cigarettes After Sex. Ma certamente sono solo tre dei tanti nomi che porteranno la musica, quella ancora degna di essere chiamata tale, in una location affascinante e probabilmente unica come Castelbuono, paesino immerso nel Parco delle Madonie, nel quale per quattro giorni  musica, arte, cultura e creatività, si fondono diventando una sola cosa.

Abbiamo fatto due chiacchiere con gli organizzatori per scoprire qualcosa di più del Boutique Festival più famoso d'Italia 

Foto Elisabetta Brian
- Mi raccontate in poche righe cosa è oggi l' Ypsigrock e cosa troveremo nell'edizione 2017?
"Ypsigrock è, oggi come ieri, un cosiddetto boutique festival. Si svolge a Castelbuono, un paese del Parco delle Madonie. La qualità e la ricercatezza delle scelte artistiche, la bellezza di alcuni splendidi scorci di Castelbuono in cui prende vita, la forte empatia tra pubblico e artisti e tra pubblico e gli abitanti del posto sono i tratti distintivi di questo giovanotto che conta XXI edizioni consecutive: un rarità nel panorama dei festival in Italia. Quest’anno troverete
come sempre grosse emozioni, esclusive e chicche assolute, alcune per la prima volta in Italia e destinate a lasciare il segno e grandi ritorni…in Italia, non a Ypsigrock, dove vige la regola dell’Ypsi Once che detta una cosa ben precisa: solo una volta si sale sui palchi di Ypsigrock con lo stesso moniker."

- L'Ypsigrock nasce quando ancora il web era affare per pochissimi. Come è cambiata la percezione del festival con l'avvento dei social? Secondo voi c'è stato, per esempio, un aumento di pubblico magari più eterogeneo, nel senso meno interessato solo all'aspetto musicale?
"In realtà fin dagli albori Ypsigrock si è buttato con entusiasmo nel magico mondo del web e fin da subito ne assecondò i tempi e gli sviluppi. Il primo sito di Ypsigrock, infatti, risale al 1998. Nel 2003 la nostra web community cresceva attraverso i thread dei forum, i blog e le chatroom, che all’epoca erano molto in voga. Poi con l’avvento dei social le dinamiche cambiarono. Il fulcro della comunicazione si spostava dal sito, al blog e poi ai social network. Prima con l’indimenticabile MySpace e poi, naturalmente, con Facebook a farla da padrone. Lo zoccolo duro di affezionati ypsini ci segue fin da quando allietavamo le nostre giornate scrivendo sui forum, scambiandoci opinioni sugli album appena usciti e cose simili. Tanti altri, invece, ci hanno scoperto solo molto tempo dopo, un po’ per età, un po’ perché i social sono stati (e sono tuttora) un amplificatore potentissimo e ci hanno permesso di raggiungere molte più persone, considerato che, essendo in Sicilia siamo, inevitabilmente, fuori da certi giri e la comunicazione tradizione, intendiamo quella dei grandi media, ci “ha messo del tempo” per darci spazio.
In questo senso Ypsi con i social è arrivato alle orecchie (e in molti casi al cuore) di un pubblico sicuramente più eterogeneo, aiutandoci a promuovere la nostra idea di festival anche oltre i confini nazionali. Tutto questo ovviamente porta un confronto costante che è da stimolo a migliorarsi sempre." 

- Entrare in contatto con altre realtà simili alla vostra è un aspetto importante per proporre sempre un evento nuovo. Che cosa avete imparato e portato a Ypsi dalle esperienze estere che avete avuto modo di conoscere?
"Abbiamo portato quella dose di apertura che spesso manca all’Italia e agli italiani, che sono a volte egocentrici e non sanno andare oltre il loro seminato e i luoghi comuni, musicalmente parlando. Il confronto ci ha stimolato a rendere Ypsi un evento che non teme il paragone con altre realtà della stessa dimensione e ci ha portato a fare scelte artistiche ben precise anticipandole in Italia, cosa che ahinoi, non sempre ci viene riconosciuta con la giusta puntualità."

- Secondo voi questo tipo di eventi può portare alla diffusione di una idea di
Foto Roberto Panucci
turismo diversa da quella radicata e tradizionale che c'è in Italia? In questi anni avete percepito delle aperture in questo senso?
"Certamente. In questi anni i report, soprattutto della stampa estera specializzata hanno segnalato Ypsigrock come proposta per una vacanza diversa, caratterizzata sicuramente da musica di qualità, ma che è in grado di offrire anche la possibilità di scoprire una Sicilia diversa, che va oltre gli stereotipi e che, comunque, dimostra di avere capacità comunicative ed organizzative."

- Quanto conta, nell'attrarre gli artisti, la singolarità del festival e del posto? Spero non sia solo questione di cachet
"Il cachet, ovviamente, è una questione che ha sempre un peso rilevante, ma molte band scelgono di esibirsi in esclusiva ad Ypsigrock proprio per la singolarità di cui parli. Tra gli addetti ai lavori, tra gli artisti in particolare, si parla spesso di Ypsigrock come un festival che sa regalare straordinarie emozioni, per i luoghi in cui rivive e per la grande interazione con il pubblico. Giusto per citare un esempio: i Mogwai (Ypsigrock 2011) sono scesi dal main stage in lacrime per le forti emozioni provate, inserendo quel live come come uno dei tre concerti più belli della loro intera carriera. Stuart Braithwaite, quando è tornato l’anno scorso con i Minor Victories ha ribadito questo affermazione agli altri membri del progetto e Rachel Goswell non perde occasione per ribadire che non vede l’ora di tornare ad Ypsi con gli Slowdive." 

- Il vostro è un festival di nicchia, potremmo dire indie. Per voi che significato ha oggi il termine indie? È ancora sinonimo in qualche modo anche di maggior qualità?
"Ypsigrock era “indie” “quando ancora indie non era una bestemmia” (cit.) :) Ma non abbiamo mai davvero amato questa definizione, più che altro perché non ci piacciono le etichette, in generale. Certo, le etichette a volte aiutano e semplificano, di certo generalizzano sempre. E non è sempre un bene. Oggi poi c’è molta confusione tra il concetto di indie e il concetto di qualità, sarà colpa dell’hype? Può darsi. Noi, al di là di tutto, continuiamo a credere solo a quello che ci fa vibrare qualche corda particolare: è il miglior metro di giudizio empirico che conosciamo." 

- Come vi rapportate col fatto che l'informazione nazionale sembra ignorare del tutto qualsiasi cosa che non sia di moda e faccia tendenza? Nello specifico, significa decine di articoli e simili per il Primavera Sound, per esempio.
"Malissimo! Ecco come ci rapportiamo 
Se parliamo di stampa di settore, pare abbastanza inutile, se non addirittura dannoso, avere 50 report (tutti più o meno uguali) e migliaia di dirette fb del Primavera Sound se poi, di contro, si guarda con sufficienza, sospetto o comunque sicuramente molto meno entusiasmo, a quello che succede in Italia, solo perchè succede in Italia e non si è in grado di contestualizzare e valorizzare una scena completamente diversa rispetto a quella del Primavera, sull'onda di un'esterofilia d'effetto.
Se parliamo invece di stampa generalista, sarebbe davvero bello che sui media di quel tipo si discutesse di festival e di musica altra con cognizione di causa, con puntualità, e anche con il dovuto rispetto e invece spesso, purtroppo, vengono fuori proprio delle bestialità, di cui in genere ci si accontenta, perchè il meno peggio pare già un miracolo rispetto allo stato attuale delle cose. Ma accontentarsi non è l’operazione vincente in questo caso, perchè puzza di resa e non ci si deve arrendere di fronte all’arretratezza, al ritardo e alla chiusura.
Il ruolo della stampa (soprattutto generalista) è importantissimo, è un ruolo chiave.
Se i festival faticano ancora oggi in Italia ad avere un senso univoco e un’immagine ben precisa per il pubblico generalista è in gran parte responsabilità della stampa. 
E purtroppo da queste parti la strada da fare verso una maggiore consapevolezza è ancora lunghissima."

-  Secondo voi a che punto è il concetto dei festival musicali in Italia?
"Beh, qui tocchiamo un tasto dolente. L’italiano medio quando sente parlare di “festival” ha come principale riferimento Sanremo, o al massimo il compianto Festivalbar, che tutto sono tranne “festival musicali” nell’accezione più internazionale del termine, semmai sono premi, awards direbbero gli anglofoni. Insomma, siamo lontani parecchi anni luce dalla consapevolezza, come si diceva poco fa. 
Quindi si dovrebbe partire proprio dalla base. Cosa definisce un festival? A tal proposito possiamo dire che un festival è un evento che si sviluppa in un dato luogo per più giorni consecutivi, che è pensato e gestito sotto tutti gli aspetti (da quello artistico a quello logistico, passando per quello comunicativo) come un vero e proprio prodotto unico che mantiene una linea di condotta coerente che ne disegni un preciso profilo, attraverso un'unica struttura, un unico piano di comunicazione, strategie di ticketing e marketing coerenti e obiettivi artistici ben definiti, tali da creare un’identità fortemente riconoscibile attraverso un'alta percentuale di produzioni (non solo musicali) originali ed esclusive.
Questa, se vogliamo lavorare di sintesi, può essere una definizione di "festival", che fa già intuire in cosa un festival differisce da ciò che sono le rassegne o le serie di concerti, ovvero eventi generalmente spalmati su giorni anche non consecutivi o su periodi molto lunghi, ma che (e questa è la differenza maggiore) non sono pensati come un prodotto unico, nè dal lato dell'organizzazione nè dal lato dell'utente. 
In Italia purtroppo ci sono moltissime rassegne spacciate per festival, dalla stampa di settore, da quella generalista, e anche da alcuni organizzatori delle stesse, che cavalcano l’onda del momento usando a sproposito definizioni o meccanismi inappropriati." 

- Ultima curiosità: avevate già provato a portare i Ride all’Ypsi, se non sbaglio?
"Esattamente. Ma una maledetta coincidenza aerea ci ha fatto saltare la data nel 2015. Cose come queste, quando decidi di fare un festival in una posizione così particolare come Castelbuono, capitano. E spesso anche! Ma la storia premia chi è tenace."


Commenti