di Sisco Montalto - Iniziamo subito col dire che gli Iron Mais sono dei musicisti veri, il che già è tanto considerando le tendenze bislacche nella musica italiana. Probabilmente quando sei un vero musicista e padroneggi gli strumenti tutte le porte si spalancano e puoi permetterti molte cose. E gli Iron Mais se le permettono.
Iron Maiden, Black Sabbath, Metallica e addirittura Pink Floyd vengono risucchiati nella centrifuga surreale e mattacchiona degli Iron Mais, per uscirne stravolte, nelle atmosfere, nel fascino e nelle emozioni che brani come Another Brick in the Wal o Nothing Else Matters suscitano ogni volta, per diventare qualcosa di estremamente diverso. Il risultato finale, a dispetto dello scetticismo iniziale, è sorprendentemente positivo, in quanto gli Iron Mais sono riusciti a portare la loro eclettica pazzia, quasi da cabaret, all'interno di classici che tutto sono tranne che divertenti o leggeri, nel senso letterale dei termini.
Ma non è finita qui perché i nostri sono andati oltre, è in una sorta di delirio creativo e (forse) anche un po' paraculo, hanno ripescato un successo dance degli anni 90, la passatissima e ballatissima The Rythm of the Night, reintepretandola a loro modo, con gli stessi autori del brano come featuring.
In questo mix furibondo di note, qualche inedito qua e là, col solito piglio folk country e con un italiano che sembra scimmiottare Mal o Shel Shapiro e ci ricorda tanto quei tempi d’oro del beat italiano, ma che allo stesso tempo stona con le sonorità, certamente non di tradizione italiana.
Alla fine dell'ascolto si rimane storditi da tanta intraprendenza, perché comunque fare un disco come quello degli Iron Mais denota molta personalità e, in qualche modo, il tentativo (per loro naturale) di solcare altri sentieri che non sono i soliti. Perché la musica è anche divertimento e leggerezza e sicuramente Magnificient Six è un lavoro sfacciatamente fuori tempo ma molto intelligente.
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