di Sisco Montalto - La storia di Edoardo Pasteur è una di quelle
storie che ci ricordano di come la musica non appartiene a nessuno ma è qualcosa
di assolutamente libera. Così, capita che uno sportivo genovese, ritiratosi
dalle competizioni sente svilupparsi dentro la voglia irrefrenabile di
comunicare, di raccontare storie.
Seguendo grandi maestri come possono essere Leonard
Cohen, Van Morrison, Bruce Springsteen, dà vita ad un album, Dangerous Man, che
è un magico tuffo nell'America letta, guardata e sognata.
Storie inedite che si ispirano alla letteratura americana di Kerouac, T.E. Lawrence e al
cinema di Tim Burton e Walter Hill. Visioni Beat si intrecciano alla vita
reale, come in Brothers (Paris, 13th November 2015), dedicata alle vittime del
Bataclan. E poi? E poi tantissime suggestioni che fanno letteralmente uscire
dal tempo per entrare in una dimensione anacronistica. Pasteur mette insieme delle
poesie musicate da un rock cantautorale retrò, che non cercano nessun tecnicismo
e nessuna spocchiosa vacuità. Solamente anima, passione e polvere. Ballads alla Mark Knoplfler, con attitudini alla Tom Waits.
Dangerous Man è un bagliore nella musica odierna. Talmente lontano dal presente da risultare fortemente realistico. Tanti riferimenti pesanti, ma l’errore sta proprio nell’ascoltare Dangerous Man e accostarlo ad altro. Dangerous Man è un disco che ha una propria anima e una personalità evidente perché fatto per una personale necessità e non per gli altri.
E allora vale la pena sedersi con una luce suffusa e godersi ogni attimo, lento, di Dangerous Man.
♫♫♫♫♫♫♫♫♫♫
Commenti
Posta un commento